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martedì 4 gennaio 2011

Salvare Il Salvabile”
La crisi armistiziale dell’8 settembre 1943. Per gli Italiani il momento delle scelte

Nota degli Autori



Questo volume prende inconsapevolemente corpo nella prima metà degli anni Ottanta, periodo in cui Giorgio Prinzi, tra il giugno 1980 e il giugno 1986, rivestiva la carica di Vicepresidente Nazionale dell’Anget, Associazione Nazionale Genieri e Trasmettitori d’Italia.
In questa veste ha avuto per la prima volta occasione di venire a conoscenza, nel corso di cerimonie commemorative o rievocative, di eventi, ancora oggi poco noti, che si svolsero a Nord di Roma, con combattimenti, anche cruenti e sanguinosi, tra reparti inquadrati nella Divisione “Ariete” e le colonne delle unita di Granatieri Corazzati tedeschi, tutti risolti a favore delle armi italiane.
In particolare a destare l’interesse ad approfondire la conoscenza su cosa fosse effettivamente avvenuto quell’8 settembre 1943 fu l’eroico sacrificio del ventitreenne sottotenente di complemento dell’Arma del Genio Ettore Rosso, dilaniato, insieme a sette volontari che gli erano rimasti al fianco, nel brillamento di un carico di mine che non aveva potuto stendere a difesa del caposaldo di Monterosi, attestato a difesa della confluenza della Cassia e della Cimina, per il sopraggiungere di una colonna ostile tedesca che gli aveva intimato di sgombrare la via e di lasciare libero il transito. Al sottotenente Ettore Rosso, Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria, è intitolata la Scuola del Genio; il Politecnico di Milano, presso cui l’eroico ufficiale era studente di ingegneria gli conferì la laurea Honoris Causa.
Già, il sottotenente Rosso era un volontario di guerra, avendo rinunciato al rinvio del servizio per motivi di studio. Era pertanto da escludersi una motivazione ideologica nel suo gesto; tra l’altro aveva prestato servizio con merito Oltremare nel periodo, allora in vigore, di servizio a reparto come sottufficiale.
Per saperne di più sull’episodio Prinzi fece quello che oggi si fa in rete e allora si faceva sulla carta stampata, inviando lettere ai giornali. Fu in questo modo che venne contattato dal generale di Cavalleria Mario Rossi, che all’epoca era, con il grado di Maggiore al comando di uno squadrone del reggimento Cavalleggeri “Lucca”, responsabile della difesa del caposaldo di Monterosi.
Il generale Rossi era informato su molti aspetti inediti che, a partire dal febbraio del 1943, avevano coagulato un forte gruppo d’opinione, che auspicava un ruolo delle Forze Armate nello sganciamento dall’Asse e nel ripristino delle libertà della tradizione risorgimentale, a fare riferimento al neo generale Raffaele Cadorna, che per tradizioni familiari e per nota posizione personale rappresentava questi ideali. La conoscenza del generale Rossi è stata per l’Autore una svolta fondamentale nella comprensione del clima che si viveva trasversalmente in taluni ambienti militari e civili e per venire a conoscenza di fatti sino ad allora ignoti o rappresentati in un’ottica deformata, spesso anche illogica. La divisione “Ariete” era consapevole di un possibile imminente cambio di fronte ed era a tal fine organizzata, preparata e era materialmente e moralmente pronta. Venne ritirata invitta sulla dorsale di Tivoli, dopo avere inferto gravi perdite alla controparte, nella tarda mattinata del 9 settembre. L’ordine, lasciato in forma d’appunto dal generale Roatta che si allontanava da Roma con il corteo reale, venne diramato d’ufficio dal suo vice a tutte le sei divisioni schierate a difesa della Capitale e al Comando del Corpo d’Armata Motocorazzato, che ne aveva la responsabilità, senza speciale priorità.
Altra conoscenza fondamentale per il maturare dell’idea che ispira questo libro è stata quella tra Prinzi e la Dottoressa Anna Baldinotti, sorella della Medaglia d’Argento al Valor Militare alla Memoria Bruno, caduto nei combattimenti nei pressi delle Terme di Caracalla. I suoi ricordi su quello che si diceva o si mormorava, le testimonianze ancora fresche da lei raccolte da protagonisti, magari semplici gregari ma per questo forse più attendibili, furono la prima cricca che cominciò ad insinuare il dubbio che potesse sussistere un qualche disegno incognito che nascondeva la volontà di taluni di volere sabotare lo sganciamento dall’Asse al fine di continuare la guerra al fianco dell’allora formalmente ancora alleato.
Si susseguono in quel periodo una serie di articoli a firma di Prinzi, alcuni dei più significativi, tratti dalla rivista “il Contemporaneo”, in rete sul sito dell’Ancfargl alla pagina web http://www.secondorisorgimento.it/associazione/manifestazioni/ottosettembre/8s2006.htm. L’attività pubblicistica porta l’Autore a divenire destinatario di molteplice materiale sull’argomento, che gli consente di approfondire da varia angolazione la conoscenza degli eventi.
Infine, gioca un ruolo il volume di Elena Aga Rossi dal titolo “L’inganno reciproco”, che è una raccolta di fonti documentali ufficiali, in gran parte provenienti dagli archivi angloamericani dopo il venir meno del vincolo di segretezza per il trascorrere del tempo previsto per le fonti d’archivio.
Prende così forma l’idea di ordinare tutto in un libro per la prima volta espressa in un articolo pubblicato da “Rivista Militare”, che può venire considerato il nucleo di cristallizzazione di quanto viene esposto nel presente volume.


Il testo rimase come manoscritto inedito fino al momento in cui fu varato, nel 2004, il progetto “Storia in Laboratorio”. Fu subito individuato come materiale base per dare supporto scientifico alle ricerche che via via si presentavano ai vari insegnanti. Il materiale fu poi portato a conoscenza, per dare respiro alle note e alle puntualizzazioni dei lettori della rivista “Il Secondo Risorgimento”, quando, nella sua fase di assestamento, quando si volle ulteriormente passare da una pubblicazione di carattere combattentistico ad una più di carattere storico con riferimenti scientifici di spessore. Nel momento in cui si decise di affrontare la pubblicazione della collana rappresentò un testo base, che permise di tracciare il progetto in generale di avere il materiale sempre pronto qualora i prime volumi messi in cantiere per diversi aspetti non potevano essere pronti. Fermo restando che la collana ogni due mesi produce un volume, e il materiale di questo testo è servito come riserva per raggiungere gli obiettivi del 2009, ora è venuto il momento di presentarlo e darlo alle stampe, essendo già pronto il materiale per il 2010.
Gli autori sono poi molto soddisfatti del fatto che, su un argomento così delicato ed incandescente, il volume rappresenta una base comune di ricerca e di riferimento per tutti coloro che collaborano in modo assiduo alla rivista “Il Secondo Risorgimento” e, in questa ottica, hanno dato vita a quella Sezione “Giovani” della Associazione che si spera possa trovare consacrazione istituzionale in uno dei prossimi consigli Nazionali della Associazione. La soddisfazione sta nel fatto che parte di ogni capitolo è stato dato in lettura, studio ed approfondimento, sempre su base volontaria, ad uno dei “Giovani” affinché abbia con tutti gli altri, e soprattutto con gli Autori, una base comune di riferimento scientifico su un punto chiave delle vicende pre e post armistiziali, vicende che sono la matrice della Guerra di Liberazione. In pratica con questo volume di Autori vogliono creare quella “biblioteca comune” a cui fare riferimento nel momento in cui si affrontano i temi più delicati della Guerra di Liberazione, andando al di là delle interpretazioni di parte, di giustificazione di quello o di questo, che spesso frenano il libero discutere e il libero coinvolgersi su questi temi e che in molti casi creano delle barriere, soprattutto ideologiche, insormontabili, spesso frutto di atteggiamenti non da storici, ma da propagandisti se non proprio da provocatori.
Inoltre, questo volume è servito da base, per l’avvio delle ricerche, oggi a buon punto, di quel “Dizionario della Guerra di Liberazione”che Osvaldo Biribicchi sta curando con passione da oltre due anni, e che rappresenta uno degli obiettivi del Progetto “Storia in Laboratorio”.
Per Massimo Coltrinari, e questo non può non rilevarsi, rappresenta la premessa del volume, sintesi di tutta una attività di ricerca che dura da oltre trenta anni, dedicato alla Guerra di Liberazione, una guerra intesa su cinque fronti.
La speranza è quella di riuscire a penetrare il muro delle difficoltà e raggiungere il maggior numero di studenti possibile, cercando di avere contatti e risposte in gran copia affinché loro prendano coscienza di questi avvenimenti e ne facciamo base di studio per ulteriori approfondimenti. Sul fronte dei non giovani, si è ben pronti a sostenere il confronto, tenendo presente che il testo non ebbe la possibilità di essere pubblicato per svariati anni, in un momento in cui non vi erano difficoltà economiche. Ed è tutto dire su come in certi ambienti sarà accolto. Ma volentieri si corre tali certi rischi, pur di allargare la base scientifica di ricerca dei “Giovani”, degli studenti, di coloro che vogliono sapere.  

G.P. – M.C.


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