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mercoledì 20 dicembre 2023

Ricerca. Le prime 49 sezioni dell'Istituto del Nastro Azzurro 1923.



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(massimo coltrinari - direttore.cesvam@istitutonastroazzurro.org

domenica 10 dicembre 2023

LIbano La Prima Missione di Pace

Si riporta la Premessa del Volume dedicato al Libano  Ricerca condotta e sviluppata  nell'ambito del progetto Libano 4a anni dopo

 


Lo scopo di questo volume è quello di proporre delle riflessioni a carattere generale, anche da parte di alcuni protagonisti, della esperienza che l’Italia affrontò agli inizi degli anni ’80 nel contesto internazionale come partecipazione alla stabilizzazione e riduzione dei conflitti. Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale le Forze Armate Italiane erano ispirate come impiego, per una scelta di politica militare ben precisa, ad una decisa politica di difesa imperniata sull’art.11 della Costituzione repubblicana del 1948 (L’Italia ripudia la guerra come soluzione dei contrasti tra gli Stati); il corollario conseguente fu per decenni il “focus” di impiego delle nostre unità soprattutto terresti sarebbe stato incentrato sulla difesa del confine orientale.

Poi la svolta degli anni ’80. Per contribuire alla stabilità internazionale e comporre i conflitti in corso, in ambito ONU, si volle iniziare con l’invio di contingenti militari in Libano quella stagione che presso la pubblica opinione si accreditò come “missioni di pace”. Forze armate impiegate come strumento di contrasto alla violenza bellica, come forza di interposizione, utilizzata da parti che non riuscivano a trovare altra soluzione che la violenza ai loro dissidi. Si intervenne nel conflitto tra israeliani ed arabi, iniziato nel 1948 e che ancora oggi continua e perdura, nella convinzione di portare un contributo volto a fornire elementi di stabilizzazione politica e sociale alle due comunità.

Il volume nella sua prima parte da un ampio quadro delle attività svolte dall’Italia, dall’Unità d’Italia ad oggi, ma anche dando cenni agli decenni precedenti in merito alle iniziative dell’allora Regno di Sardegna, fino ai nostri giorni come prova che le “missioni di pace” nelle sue varie interpretazioni fanno parte del DNA delle nostre Forze Armate; nella sua seconda parte riporta riflessioni di chi fu partecipe di quella esperienza, a quaranta anni di distanza, nei suoi risvolti politici ma soprattutto come prima esperienza delle Forze Armate italiane chiamate a confrontarsi con una realtà che non era la guerra classica, ma che presentava risvolti diversi e variegati spesso non conosciuti, in un contesto in cui non si poteva sbagliare. Iniziò con il Libano una stagione in cui le Forze Armate italiane furono impiegate come forza di interposizione e stabilizzazione, stagione che risultò poi essere uno strumento di sempre migliore addestramento ed efficienza per le stesse Forze Armate, quasi una “spovincializzazone” dello strumento militare sostanzialmente di guarnigione, ma che fu pagato con un logoramento di materiali ed uomini ed un allontanamento ordinativo, sul piano dottrinale, dal vero motivo per cui le Forze Armate esistono. Alcune componenti terrestri (vedasi l’artiglieria e le forze carriste),  si ridussero a entità trascurabili, la fanteria perse di molto il suo ruolo di arma base, a favore del genio, che assunse, appunto, sempre più la funzione di arma base; inoltre componenti logistiche come la sanità ed il commissariato assunsero una dimensione che andò oltre quella tradizione di sostegno all’arma base. Uno strumento militare che si avvicinava a più ad una forza paragonabile alle “constatabulary forces” che realmente militare. Non per altro per fronteggiare alla emergenza Covid-19 il Paese si affido, per la vaccinazione di massa della popolazione ad una struttura gestita e approntata dalla organizzazione militare.  

Tutto questo venne a confrontarsi con gli eventi del 24 febbraio 2022 in Ucraina, in cui le Forze Armate sono chiamate a sostenere non più missioni di interposizione e stabilizzazione, ma, nella sostanza, a ritornare al loro ruolo di fronteggiare una guerra classica, in un contesto di una coalizione come la Nato, in un contesto “dual use” il cui si sta ripristinando l’”use” primario.

 

Il volume quindi offre momenti di riflessione di questo arco temporale di quarant’anni anni come evoluzione ed impiego delle nostre Forze Armate, vero riverbero della situazione in cui l’Italia è chiamata ad operare    

I limiti di spazio sono quelli del territorio nazionale, del mediterraneo orientale e dei territori libanese e a nord dello Stato di Israele

I limiti di tempo vanno per la prima parte visti in quelli dell’età contemporanea, dalla Santa Alleanza ad oggi, in particolare dalla prima missione di interposizione che si ebbe a meta dell’ottocento, con una particolare attenzione agli anni ottanta del secolo scorso.