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mercoledì 28 ottobre 2020

Confronto

 

Scrive Giandomenico Papa:

Confrontarmi con Antonio Levy è per me stimolante ed arricchente. Purtroppo, è sempre più remota la possibilità di averlo “fisicamente” fra noi ma so per certo che condivide ogni nostra iniziativa. Parliamo, discutiamo e ascolto con attenzione i suoi suggerimenti e le sue proposte, contributi “preziosi”. In preparazione della prossima Venuta abbiamo affrontato un tema che ci appare attuale e prioritario nella nostra esperienza scout: “lo spirito e lo stile scout”. Vi giro, quindi, il suo contributo sul tema. 


BREVE CONSIDERAZIONE SULLO SPIRITO E SULLO STILE SCOUT 

(di Antonio Levy) 



A seguito di una stimolante sollecitazione di Giandomenico Papa, ho scritto questa breve nota su un argomento a mio parere importante, da condividere con gli altri “vecchi” scout del mio tempo, anche per avere stimolanti contributi e critiche costruttive su questo argomento da chi di voi avrà voglia, e tempo, di soffermarvisi. Lo scopo di questo scritto è di verificare con Voi se, dopo tanti anni dalla nostra giovinezza e dai tempi della nostra esperienza di vita scout, condividiamo i concetti di “ stile scout e di spirito scout” di cui si parlava allora, se li consideriamo ancora attuali nella nostra vita di adulti e se vale la pena custodirli e alimentarli come “valori” e non solo come nostalgici ricordi. Uno degli aspetti che mi hanno sempre colpito e che è ancora presente nella mia memoria (da quando ne parlavo, in occasione delle veglie d’armi alle quali come caposquadriglia portavo i miei giovani squadriglieri in preparazione della loro promessa) è il fatto che la “legge scout” indica le caratteristiche dell’essere scout, piuttosto che elencare le cose da fare o da non fare (come ad esempio nell’elenco dei “Comandamenti”): indica le caratteristiche di vita e di comportamento di chi vuole “essere” uno scout, senza fissarne limiti temporali; come dire: l’essere scout non scade, non è un impegno a tempo, è una caratteristica possibilmente permanente, uno “stile” di vita. E ricordo anche una specie di motto, che vale anche questo come una promessa: semel scout, semper scout (cioè: una volta scout, lo si è per sempre): èlo stile che si è deciso di assumere. Dalla “promessa” che costituisce un impegno vero e assunto liberamente sul proprio onore davanti agli altri scout del riparto, come pronunciato con il canto della promessa, durante tutta la propria vita si è spesso messi alla prova! Come, forse è inutile dirlo, non si riesce sempre ad essere all’altezza dell’impegno preso; la nostra natura spesso manifesta la nostra fragilità! Spesso lo zaino che portiamo (il fardello delle preoccupazioni, dei cedimenti, dei momenti di sfiducia e di cedimento) ci sembra troppo pesante! Ebbene, credo che lo spirito scout stia nella capacità di riprendere il cammino, di non lasciare che le difficoltà, la stanchezza, il peso dei fardelli che la vita concreta presenta ci facciano dimenticare la promessa fatta; lo spirito scout sta nella fiducia di farcela, anche sapendo chiedere aiuto: c’è sempre qualcuno che per un po’ porterà lo zaino per te o ti aiuterà a portarlo!! Forse inutilmente, perchè probabilmente la avete in memoria, ma per comodità trascrivo l’elenco degli articoli della legge scout, come io li ricordo; ho evidenziato le parole e i concetti che, per ogni articoli, considero fondamentali.

 1. Lo Scout considera suo onore il meritare fiducia 

2. Lo Scout è leale 

3. Lo Scout è sempre pronto a servire il prossimo 

4. Lo Scout è amico di tutti e fratello di ogni altro scout 

5. Lo Scout è cortese e cavalleresco

6. Lo Scout vede nella natura l'opera di Dio, e protegge piante e animali 

7. Lo Scout ubbidisce prontamente 

8 Lo Scout sorride e canta anche nelle difficoltà 

9. Lo Scout è laborioso ed economo 

10. Lo Scout è puro di pensieri, parole, azioni 

 Credo quindi che ciò che dobbiamo chiedere a noi stessi è il coraggio di conservare lo spirito della promessa, e di mantenere lo stile scout per tutta la vita, la capacità di alzarci se inciampiamo, e riconoscere che si può sempre chiedere a qualcuno di aiutarci a portare il nostro zaino quando lo sentiamo troppo pesante. E con la certezza di potercela fare! Buona strada a tutti voi! Antonio. 

Roma, 20 Settembre 2020 _______________________ 


Se qualcuno volesse intervenire sul tema …. Buon tutto Giandomenico  

(scrivere a giandomenico.papa@gmail.com)

mercoledì 14 ottobre 2020

Progetto IL Dizionario minimo della Guerra di Liberazione.

 

La prima fase: sconfiggere l’oblio

 

Si è scritto che non che la Resistenza dei Militari all’estero non è stata studiata; tra i vari comparti, quello dell’Albania, il meno di tutti. Le ragioni di questa situazione si possono riscontrare, in primo approccio, alla volontà dei protagonisti della resistenza all’Estero, una volta rientrati in patria, al pari degli Internati Militari e ai Reduci in genere, di non voler parlare delle proprie vicende ed esperienze. Si sono chiusi tutti nel silenzio, convinti che non ci fossero ascoltatori in grado di capire quello che loro avevano sofferto e patito.

Non è che questa loro posizione fosse distante dalla realtà. Basti pensare che, rispetto a coloro che diedero vita alla Resistenza in Italia, sono stati creati all’indomani del 25 aprile per ogni provincia Istituti di Studi e Documentazione che subito hanno iniziato a raccogliere ogni cosa utile per documentare la Resistenza. Per quella all’estero, nulla.

Ed è semplice verificarlo.

Ci si è affidati alla memorialistica del singolo, che corrispondeva in modo occasionale con qualche suo compagno e nulla più.

Tutto questo è durato per oltre 40 anni.

Per fronteggiare questa situazione, grazie alla iniziativa di alcuni protagonisti, in particolar modo, il gen. Ilio Muraca, già combattente in Jugoslavia nella divisione Garibaldi, fu proposta al Ministero della Difesa la creazione di una Commissione per lo studio e la documentazione della Resistenza all’Estero.

 L’allora ministro Valerio Zanone accolse questa proposta e nomino, con data 2 gennaio 1989 una apposita commissione composta da esponenti dell’ANPI (Ilio Muraca, Angelo Graziani, Alfonso Bartolini) della FIAP (Giuseppe Marras,Gaetano Messina, Avio Clementi) della FIVL ( Giovanni Giraudi, Giuseppe Amati,) dell’ANEI ( Carlo De Luca, Vittorio Emanuele Giuntella)  della ANVRG (Luigi Reggiani, Lando Mannucci) e esponenti del Gabinetto del Ministro. I lavori dovevano durare un anno.

 La Commissione, chiama  fra gli addetti CO.RE.MI.TE, si mise al lavoro e riuscì a produrre volumi dedicati a settori particolari, come I Medici e di Cappellani nella resistenza all’estero, e a precise are operative: La Corsica, La Francia Metropolitana, la Grecia Continentale, Le isole (Lero e Cefalonia), La Jugoslavia settentrionale, La Jugoslavia centrale ed il Sangiaccato, il Montenegro. La Commissione constatò che non vi era alcunché di utile e fattivo per l’Albania. Il prof. Buonasera, dell’Università di Palermo, che fece tutta la resistenza in Albania, inizialmente incaricato di svolgere ricerche e produrre documentazione, dichiarò che non vi era materiale sufficiente per un volume degno di questo nome.

In questa fase di stallo il Gen. Muraca, su indicazione dei superiori, contattò l’allora Cap. Massimo Coltrinari, in servizio presso lo Stato Maggiore dell’Esercito, che, tra i suoi compiti, ricevette l’incarico di mettersi a disposizione per questa esigenza del predetto gen. Muraca.

 

Inizia quello che posteriori si può definire la Prima fase delle ricerche su questo tema.

Riprendendo dal volume edito nel 1999, si può leggere:

“La ricerca intrapresa sulle vicende dei nostri soldati in Albania, inizialmente, sembrava non avere la possibilità di sviluppo, in quanto le fonti disponibili o quelle ipotizzabili apparivano limitate  e di poca consistenza. Ci si accinse a questa ricerca con la convinzione che in poco tempo la ricerca stessa si potesse terminare.

Individuata la parte edita, le prime ricognizioni nelle varie biblioteche fornirono documentazione scarsa, confermando il dato iniziale di partenza. L’Albania sembrava un paese inesistente, dimenticato da tutti.

Si impostò il lavoro, a fronte di questa situazione, su criteri di ricerca basati più sulla memorialistica che sulla documentazione di archivio ed edita, ovvero si iniziò a raccogliere testimonianze, puntando decisamente sulla fonte orale, più che su quella materica. Entrando in contatto con i protagonisti, si ebbe la sorpresa: ognuno di loro , oltre a fornire la propria testimonianza, ha fornito anche documentazione coeva di interesse, ma soprattutto la maggior parte ha dato indicazioni per arrivare a fonti archivistiche di rilievo, allora sconosciute.

Questo ha permesso di rivisitare gli Archivi già consultati con altri presupposti di ricerca, ovvero di visitarne altri, ove in modo spesso indiretto si è arrivati a documenti ed elementi materiali riferiti all’Albania nel periodo interessato.

Ne sono nati, intorno agli anni 1992.1993 ( la ricerca è iniziata sul finire del 1989) diversi filoni di ricerca che, inizialmente sviluppati hanno portato ad altre fonti archivistiche, alcune delle quali anche albanesi. La massa dei documenti raccolti e catalogati è stata ordinata nel settore Albania  dell’Archivio di Co.Re.MI.Te.. Tale archivio comprende anche altri settori (Egeo, Jugoslavia, Francia, ecc.) e terminati i lavori della Commissione è stato versato all’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito. Il materiale raccolto personalmente dall’Autore nel periodo successivo, ordinato, sarà versato all’Ufficio Storico predetto.

Sulla base di quanto raccolto fino al 1993 è stata predisposta la prima stesura  (1994) della monografia, che subito è apparsa antologica.

L’aver voluto tutto inserire, nell’asserzione che tutto doveva essere citato, come reazione naturale all’iniziale mancanza di documentazione, dava un profilo troppo didascalico, spesso ridondante e dispersivo, alla monografia stessa. Mantenuto l’impianto descrittivo, si è provveduto ad una riscrittura integrale del testo  con criteri di inserimento dei documenti più selettivi. La bozza di questa stesura, rilegata, è stata inserita come documento nell’Archivio di COREMITE.

Nel frattempo, però, continuavano a giungere altre testimonianze, altra documentazione, anche di particolare interesse, che davano contorni più precisi a fatti ed avvenimenti , che portò alla formulazione del 1995 della monografia.

Ci si accorse subito, ad una prima rilettura, che rispetto a quella del 1994, il carattere antologico era ancora troppo esteso, seppure se erano stati ridotti gli aspetti ridondanti. La scelta che si presentava era duplice: o raccogliere ulteriori documenti sviluppando altri filoni di ricerca, che in sostanza era lo scopo di COREMITE, allargando il profilo antologico della ricerca o concentrarsi su determinati aspetti essenziali e focalizzare su questi la stesura della monografia

Appariva un vero peccato che gli aspetti operativi delle nostre unità alla vigilia dell’armistizio, tutta la guerra partigiana condotta dall’E.L.N.A., Esercito di Liberazione Nazionale Albanese, nella sua interezza, l’attività delle Missioni Militari Alleate, i rapporti tra il Partito Comunista Albanese ed il movimento titino in Jugoslavia, i collegamenti tra la Resistenza Albanese e quella Greca ( ove anche qui vi erano militari italiani) l’attività collaborazionista che tanto incideva sulla vita dei cittadini italiani in Albania, le vicende degli ebrei scampati alle persecuzioni nel resto d’Europa che avevano trovato in Albania, territorio italiano, un sicuro rifugio, ed altri argomenti interessanti di cui si sono acquisti documentazioni, alcune di rilevo, non potevano trovare spazio descrittivo.

Si è deciso, quindi, di pubblicare, in collaborazione con L’Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, dall’Internamento e dalla Guerra di Liberazione (ANRP) un volume dedicato all’avviamento dei militari italiani dei nostri militari nei campi di concentramento tedeschi , ovvero la descrizione degli avvenimenti in Albania all’indomani dell’armistizio delle Grandi Unità Complesse, cioè i Corpi d’Armata.

 Nel contempo la parte documentaristica che non si poteva inserire veniva utilizzata in numerosi articoli su riviste specializzate ( prima fra tutte “Patria Indipendente”, la rivista dell’Associazione Nazionale  Partigiani d’Italia, “Rassegna”, la rivista della ANRP e su numerose riviste delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma. Ed anche sulla Stampa quotidiana.

Questa attività di divulgazione, che peraltro ha innestato un successivo processo di acquisizione  di testimonianza e documentazione, si è integrata anche con la partecipazione a vari Convegni di Studio, per lo più organizzati nell’ambito delle manifestazioni del 50° della resistenza. Tutta questa attività è stata riportata nel volume “Tra memoria e storia”, a cura di Enzo Orlanducci, Edizioni ANRP, Roma 1998.

Questo ha permesso (stesura del 1996) di ridurre notevolmente la monografia, anche se l’aspetto antologico  è rimasto. In presenza di nuova documentazione disponibile, l’idea di scindere la monografia in blocchi, al fine di concentrarsi solo sugli avvenimenti armistiziali, o quelli riferiti alla guerra partigiana non è stata accettata. Si trattava in pratica di non utilizzare tutta la parte precedente l’8 settembre, con una sintesi ulteriore delle operazioni dall’ottobre 1943 alla fine della guerra. Questa soluzione, peraltro, armonizzava la monografia dell’Albania a quelle, già edite, della Grecia e dell’Jugoslavia e dell’Isole dell’Egeo. Si è preferito rinunciare a questa soluzione per mettere a disposizione tutto il materiale ritenuto utile per cercare di allineare, a livello di documentazione, l’Albania agli altri settori della resistenza all’estero. Si è arrivati, di conseguenza, alla stesura della Resistenza all’estero. Si è arrivati, di conseguenza, alla stesura monografica del 1997. Rivista ulteriormente, questa edizione si trasformò nella bozza definitiva che permise la pubblicazione del volume “Albania” di COREMITE.”

 

Con la pubblicazione del volume “Albania” da parte della Rivista Militare nel 1999, presentato in varie sedi, terminava quello che abbiamo definito la I Fase delle ricerche.