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martedì 25 gennaio 2011

Appuntamenti con la Storia
 Anzio 22 gennaio 2011
Nella ricorrenza del 150° anniversario dell’Unità d’Italia e dello sbarco alleato sul litorale pontino del 22 Gennaio 1044, il Lions Cub Anzio-Nettuno, presieduto dall’Ing. Giovanni Vallone, con il patrocinio dei Comitati del Distretto Lions 108L “150 anni dell’Unità d’Italia” “Rapporti con le forze Armate e Forze di Polizia”, ha organizzato, sabato 22 gennaio 2011, nella prestigiosa sala consiliare di Villa Sarsina ad Anzio, un convegno dal tema “Appuntamento con la Storia. Per non dimenticare il sacrificio di tanti uomini e donne di questo territorio”.
L’organizzatore e moderatore del convegno è stato il gen. Miche Corrado. Dopo aver accolto i numerosi ospiti e convenuti, Corrado,  ha dato la parola al Vice Sindaco di Anzio, che ha portato i saluti della città, e al presidente del Consiglio Comunale di nettuno (che riportiamo in un articolo successivo); poi ha svolto una ampia introduzione incentrata sui temi centrali del volume del primo relatore On. Prof. Domenico Fisichella, “Il Miracolo del Risorgimento Italiano”.  Questa ampia introduzione ha permesso al Prof. Fisichella di poter entrare  subito in tema, sottolineando i temi che hanno portato alla formazione del popolo italiano in epoca preromana. Sottolineato il passaggio tra l’epoca romana e il feudalesimo, il relatore tratteggia con maestria il confronto tra la civiltà feudale e quella borghese e capitalista, la matrice dello stato nazionale a guida delle elites dinastiche. La rivoluzione francese ha esaltato il concetto di nazionalità, e ha portato sulle baionette in tutta Euorpa le ideee rivoluzionare, che il congresso di Vienna, nonostante ogni buona volontà, non riuscì ad estirpare.
Da qui il miracolo del risorgimento italiano della metà dell’ottocento e la nascita dello Stato unitario Italiano.
Corrado poi a dato  la parola al Prof. Alberto Sul pizi. Che ha trattato il tema “Anzio e Nettuno nel periodo di fine ’80: Amilcare Cipriani.” E poi al Dott. Vincenzo Monti “L’assistenza sanitaria a Nettuno ad Anzio prima e dopo l’Unità d’Italia”.
L’ultima relazione è stata tenuta dal gen. Massimo Coltrinari dal titolo “Dal primo al Secondo Risorgimento”  La relazione si è inserita nel filone introdotta dal prof Fisichella, che, in pratica, ha spiegato il “perché”, le cause che sono a monte del Risorgimento Italiano; Coltrinari ha spiegato ed illustrato “come”  questo Risorgimento si è attuato e realizzato. Partendo dal seme gettato con la nascita delle repubbliche filofrancesi del 1799, citando il proclama di Rimini di Murat indirizzato a tutti gli Italiani, ha sottolineato le tappe attraverso le quali i patrioti italiani si sono opposti alla Santa Alleanza, con le date più significative  (Macerata 1817, i moti del ‘21, del ‘32, del ‘35), tutti attivati all’insegna del Tricolore.
Poi ha illustrato il trienni rivoluzionario 1846-1849, in cui il tricolore ha oprato al centro i segni dei siciliani, napoletani, pontifici, toscani, veneti e piemontesi, ovvero i segni degli stati preunitari. Riportato l’antico ordine, il decennio di preparazione è preludio all’anno “mirabilis” che è il 1860 in cui si compie unità territoriale che poi nel 1870 con la conquista di Roma si completa. L’Italia è uno Stato, che con la prima guerra mondiale, nei sacrifici del conflitto e della vittoria di forma la Nazione italiana definitivamente. Monarchia e Fascismo gestiscono per vent’anni il potere, ma con la dichiarazione di guerra del 1940 e la conduzione della medesima compromettono tutto. Il fascismo e la monarchia implodono e la crisi armistiziale del settembre 1943 impone ad ogni italiano delle scelte. E’ la guerra di liberazione, o meglio la guerra degli italiani che dal 1943 al 1945, in funzione subordinata alla Campagna d’Italia condotta dagli Alleanti contro i Germanici, sempre con il Tricolore che raccoglie tutti, che permise poi, a guerra finita di fare la scelta istituzionale e adottare l’attuale costituzione.
Un  dono ai relatori e i ringraziamenti del presidente del club Lions Anzio nettuno Ing. Vallone, ha concluso il convegno.
 A.M.
Anzio
 Appuntamenti con la Storia I
 La macrostoria rappresenta la sintesi degli avvenimenti che si sono succeduti in una determinata epoca in  determinato territorio. La necessità di sintesi rappresenta l’esigenza di conoscere quanto accaduto precedentemente  in quel luogo  al fine di avere una idea, un quadro chiaro del  succedersi del tempo: con ciò la Storia assolve alla sua funzione.
  Ma questa visione a tutto tondo non esclude la possibilità, anzi la sollecita, di scendere, via via a seconda degli interessi e degli scopi che si vogliono perseguire , nel particolare, a cerchi concentrici, restringendo sempre più i due parametri considerati, il tempo, ovvero l’epoca presa in esame, e lo spazio, ovvero il territorio di interesse.
Questi cerchi concentrici vengono fissati da chi si avvicina alla Storia, in base ai suoi scopi ed interessi.
 Processando questo concetto di macrostoria, in un approccio lineare ed orizzontale, non ciclico, si arriva a poter individuare e definire l’antitesi della macrostoria, ovvero la microstoria. Via via che si vuole conoscere in modo sempre più preciso e definito fatti e situazioni, ci si avvina al concetto di microstoria.
La microstoria rappresenta la conoscenza di un determinato fatto o evento in un individuato punto spaziale, nella sua complementarità assoluta.. La conoscenza nei suoi minuti dettagli dell’evento è la caratteristica della microstoria che in essa si esalta, mentre, come appare ovvio, si attena e scompare  nel concetto opposto di macrostoria.
In questo asse orizzontale, quindi, chi si avvicina alla Storia può muoversi e quindi fissare il suo punto di osservazione o, di conseguenza, di conoscenza.
Esiste,pertanto, un filo rosso che unisce, in modo non ciclico, ma lineare la macro e  la microstoria, che permette di affrontare ogni argomento storico, o meglio di ricostruire avvenimenti del passato, in base alle motivazioni., interessi e scopi.
Nel  fare un esempio, si può ben prendere Anzio è l’evento del 22 Gennaio 1944, ovvero lo sbarco Angloamericano volto ad aggirare le difese tedesche imperniate su Cassino e quindi conquistare Roma e portare il fronte più a Nord possibile.
Se prendiamo in esame il fattore  spazio, in questo evento, dal punto di vista microstorico, si  possono andare a visitare ed approfondire tutti gli aspetti minuti che hanno interessato Anzio e Nettuno e tutte le implicazioni relative, restringendo la ricostruzione al particolare.
Dal punti di vista della macrotoria, questo evento si inserisce come episodio della Campagna d’Italia condotta dagli Alleati, campagna che aveva come obiettivo iniziale l’uscita dell’Italia dalla coalizione dell’Asse, e poi quello di tenere aperto un fronte in Europa al fine di attirare il maggior numero di unità tedesche, per alleggerire la pressione sul Fronte russo. Per gli Italiani questo evento si inserisce nella Guerra di Liberazione, in cui le forze non aderenti alla coalizione hitleriana collaboravano con gli Alleati al fine di giungere alla fine della guerra con una partecipazione tale da poter definire in modo accettabile il futuro assetto dell’Italia, uscita sconvolta dalla crisi armistiziale del 1943
Se prendiamo in esame il fattore tempo, vediamo che per gli Italiani la Guerra di Liberazione poteva rappresentare una sorta di Secondo Risorgimento, in quanto le uniche due forze che nella prima metà del 900 erano  alla guida del Paese, si erano, per motivi vari, liquefatte ed implose. Occorreva una nuova azione per definire l’assetto istituzionale dell’Italia stessa, o nuovo o quello passato rigenerato da questa esperienza.
 Il riferimento in questo processo è il primo Risorgimento, in cui per fare l’Italia ci si dovete impegnare in una lotta contro Potenze straniere e contro il potere temporale dei Papi per definire lo Stato Italiano. I motivi che nei due processi sono i medesimi, ed il fine uguale. Ecco perchè, come macrostoria, si può parlare di Primo e di Secondo Risorgimento.
Quindi lo sbarco di Anzio del gennaio 1944, episodio della Campagna d’Italia per gli Alleati, per noi Italiani è un evento che permette di focalizzare gli sforzi di definire attraverso la Guerra di Liberazione il nuovo asseto istituzionale dell’Itala, avendo come riferimento il processo unitario del primo risorgimento.
M.C.

lunedì 17 gennaio 2011

Massimo Morroni*
Presentazione del volume
“Salvare il Salvabile”
La crisi armistiziale dell’8 settembre 1943. Per gli Italiani il momento delle scelte.

            Iniziamo con la conoscenza dei due autori del volume. L'ingegnere Giorgio Prinzi, giornalista pubblicista, è stato Presidente per due mandati e Vicepresidente Nazionale dell’Associazione Nazionale Genieri e Trasmettitori d’Italia (Anget). Attualmente è Segretario del Comitato Italiano per il Rilancio del Nucleare (Cirn); Consigliere Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti; membro del Comitato Esecutivo dell’Istrid (Istituto Studi Ricerca Informazione Difesa) ed è responsabile per la comunicazione del progetto “Storia in laboratorio”.
            Il generale Massimo Coltrinari, laureato, è Titolare di Storia Militare all’ISSMI, nella Cattedra di Dottrine Strategiche. È Direttore della Rivista “Il Secondo Risorgimento d’Italia”, e ideatore e responsabile scientifico del Progetto “Storia in Laboratorio”, nonché della Collana edita presso la Società editrice Nuova Cultura con lo stesso titolo. E’ Cultore della Materia presso la cattedra di Geografia politica ed economica alla Facoltà di Scienze Politiche, Dipartimento di teoria Economica, dell'Università La Sapienza di Roma.
            Passiamo ora ad illustrare lo scopo e le finalità di questo lavoro. Ma prima sintetizziamo il periodo che lo riguarda. uno dei più scottanti e difficili della nostra storia recente. Si va dalla caduta del regime fascista, il 25 luglio 1943, alla sostituzione a capo del Governo di Benito Mussolini con il maresciallo d’Italia Pietro Badoglio; i 45 giorni di questo governo che, nonostante le proclamate asserzioni di voler continuare la guerra accanto alla Germania, avviò le trattative per l’armistizio del 3 settembre 1943 sottoscritto a Cassibile; i giorni che seguirono fino alla sua proclamazione la sera dell’8 settembre 1943 da parte Alleata e da parte Italiana, proclamazione che segnò l’uscita dalla guerra; la reazione del nostro ex alleato germanico; la divisione dell’Italia in due parti in cui gli eserciti delle coalizioni avversarie si confrontarono, fino alla dichiarazione di guerra del Governo Badoglio il 13 ottobre 1943 alla Germania ed ai suoi alleati.
  I due poteri che dominavano in Italia nel 1943, il Fascismo e la Monarchia, dal luglio all’ottobre 1943 furono esautorati. Il Fascismo, dichiarando il proprio fallimento di oltre venti anni di regime, con la seduta del Gran Consiglio nella notte tra il 24 ed il 25 luglio 1943; la Monarchia, conducendo trattative armistiziali così approssimative e così disastrose che il 14 settembre si ritrovò a Brindisi alla mercè della Commissione Alleata di Controllo.
Proprio il modo, anzi uno dei modi perseguiti per raggiungere questo risultato, è oggetto del presente volume. Un modo molto originale di costringere gli Alleati ad accettare le nostre condizioni di uscita dalla guerra che ha veramente dell’incredibile. Il risultato fu un disastro.
A prescindere se tale tesi possa essere accettata o no, si giunge alla semplice constatazione che l’Italia, attraverso queste scelte della Monarchia, si trovò in balia degli eventi senza più alcun potere né sovranità. Per gli Italiani era arrivato il momento delle scelte, scelte che sono la matrice di quella che noi Italiani, nell’ambito della Campagna d’Italia (come la chiamano gli Alleati) e della difesa dei confini meridionali del Reich (come la chiamano i Germanici), denominiamo Guerra di Liberazione.
  Per tali scelte, che ogni Italiano fece, la Guerra di Liberazione, una guerra non dichiarata, con nessuna formale dichiarazione di guerra e conclusasi con nessun trattato di pace, coinvolse tutti gli italiani, nessuno escluso
 Ogni scelta si sommò e da quelle scelte si formarono i fronti della Guerra di Liberazione, fronti ideali, non sul terreno o con connotazione tattiche: quello del Sud, quello del movimento “ribellistico” del Nord, quello dei militari combattenti all’estero nelle fila dei movimenti della resistenza locali, quello degli internati militari e dei deportati in Germania, quello dei prigionieri di guerra italiani che aderirono allo sforzo bellico contro la coalizione hitleriana.
Nella Guerra di Liberazione, che coinvolse tutti gli italiani, il nemico individuato, oltre che nel tedesco occupatore ed invasore, fu visto in quella parte degli Italiani che, andando al di là del fallimento del fascismo come regime e come movimento, lo vollero di nuovo proporre come era all’origine, non contaminato da nulla, in nome anche e per conto di una fedeltà alla Germania, alla Alleanza dell’Asse, più come affinità con il nazismo che come vera e propria comunità di ideali con il mondo tedesco, dando vita a quella che, nata senza alcun appiglio giuridico né di diritto internazionale, fu la Repubblica Sociale Italiana, nella quale appunto si raccolsero tutti quegli Italiani che credevano, a varia intensità, nel fascismo.
Lo scopo e la finalità di questo lavoro sono quelli di mettere a disposizione degli studenti del progetto “Storia in laboratorio” materiali per l’approfondimento e la riscoperta degli avvenimenti che sono all’origine recente della “Guerra di Liberazione” Questo per iniziare a comprendere che lo studio degli anni 1943-1945 è fondamentale per capire come l’Italia sia stata costruita all’indomani della fine del secondo conflitto mondiale, con i suoi pregi ed i suoi difetti, e quindi capire molti problemi e difficoltà attuali, altrimenti incomprensibili.
Questo lavoro si presenta, quindi, nell’ottica del Secondo Risorgimento, inteso come espressione dell’impegno, della volontà e dei sacrifici del popolo italiano, che nel settembre 1943 vide svanire ogni sorta di autorità italiana costituita e sovrana, e vide l’Italia di nuova ridotta “ad una semplice espressione geografica”.
Infine una delle ragioni di questo lavoro, oltre alle altre già descritte nel contesto del volume, sta nel fatto che ogni tesi, anche la più ardita, merita di essere presa in considerazione se ha elementi ed indizi che la rendano studiabile e meditabile. Ricostruire nel più dettagliato modo possibile questa tesi, che può gettare luce su un avvenimento così controverso della Storia d’Italia recente, può aiutare a comprendere molti particolari, al momento incomprensibili.
Il lavoro è stato condotto cercando di evitare ogni costruzione di fantasia o di effetto al fine di evitare facili asserzioni, sempre rivolgendosi agli aspetti più importanti, per comprendere lo svolgersi degli avvenimenti in modo pacato e aderente alla realtà, documentata in modo scientifico. Questo lavoro rappresenta un momento fondamentale di incontro tra tutti coloro che amano sapere e conoscere, che mettono l’amore per il perfezionamento del proprio sapere al centro di ogni loro scelta.
Gli autori sono inoltre soddisfatti del fatto che, su un argomento così delicato ed incandescente, il volume rappresenta una base comune di ricerca e di riferimento per tutti coloro che collaborano in modo assiduo alla rivista “Il Secondo Risorgimento”; in questa ottica, hanno dato vita a quella Sezione “Giovani” dell'Associazione che si spera possa trovare consacrazione istituzionale in uno dei prossimi consigli Nazionali della Associazione. La soddisfazione sta nel fatto che parte di ogni capitolo è stato dato in lettura, studio ed approfondimento, sempre su base volontaria, ad uno dei “Giovani”, affinché abbia con tutti gli altri, e soprattutto con gli Autori, una base comune di riferimento scientifico su un punto chiave delle vicende pre e post armistiziali, vicende che sono la matrice della Guerra di Liberazione. In pratica, con questo volume gli Autori vogliono creare quella “biblioteca comune” cui fare riferimento nel momento in cui si affrontano i temi più delicati della Guerra di Liberazione, andando al di là delle interpretazioni di parte, di giustificazione di quello o di questo, che spesso frenano il libero discutere e il libero coinvolgersi su questi temi, e che in molti casi creano delle barriere, soprattutto ideologiche, insormontabili, spesso frutto di atteggiamenti non da storici, ma da propagandisti se non proprio da provocatori.

* Storico.
 Collana Storia in Laboratorio
 Giorgio prinzi, Massimo Coltirnari
 "Salvare il Salvabile"
 Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2010.

Si è svolto venerdì pomeriggio nella Sala Grance del Municipio di Osimo la presentazione del volume n. 6 della Collana Storia in laboratorio. Dopo i saluti portati da rappresentanti del Comune di Osimo, ha preso la parola il presidente della Sezione di Osimo dell'ANPI, Alessandro Duranti, che ha introdotto il tema del volume nel contesto della realtà locale.
 La parola è passata poi a Massimo Morroni, di cui riporteremo il testo dell'intervento.
Presrenti in sala, oltre a rappresentanti della Associazioni Combattentistiche, anche numerosi esponenti del mondo della scuola, ed essendo la presentazione spressione del progetto Storia in Laboratorio, e quindi l'incontro può essere inteso come un successo veroe proprio per i significati didattici che esprime. Presente anche il Capo Ufficio Storico dell'Aeronautica militare, che sottolinea l'attenzione delle Forze Armate per le problenatiche storiche relative alla nostra storia recente.
Ha preso poi la parola l'Autore che ha delinenato il quadro storico in cui il volume è inserito.
Infine è stato fatto cenno ai progetti che L'Associazione Combattenti della Guerra di Liberazione ha proposto al Comune di Osimo: la mostra delle bandiere per la data anniversaria dell'Unità d'Italia, il completamento e miglioramento del Monumento al CIL di casenuove e il Giardino della Memoria.
A.M.

martedì 4 gennaio 2011

Giorgio Prinzi Massimo Coltrinari, Salvare Il salvabile, Roma, Edizione Nuova Cultura, 2010


Il Volume, 328 pagine, ill., euro 22, ISBN 978-88-8136-422-5,
è disponibile presso ogni libreria
per ordini diretti: ordini@nuovacultura.it
per ordini ed informazioni: risorgimento23@libero.it
info sulla collana: http://www.nuovacultuta.it/, collana storia in laboratorio
Salvare Il Salvabile”
La crisi armistiziale dell’8 settembre 1943. Per gli Italiani il momento delle scelte

Nota degli Autori



Questo volume prende inconsapevolemente corpo nella prima metà degli anni Ottanta, periodo in cui Giorgio Prinzi, tra il giugno 1980 e il giugno 1986, rivestiva la carica di Vicepresidente Nazionale dell’Anget, Associazione Nazionale Genieri e Trasmettitori d’Italia.
In questa veste ha avuto per la prima volta occasione di venire a conoscenza, nel corso di cerimonie commemorative o rievocative, di eventi, ancora oggi poco noti, che si svolsero a Nord di Roma, con combattimenti, anche cruenti e sanguinosi, tra reparti inquadrati nella Divisione “Ariete” e le colonne delle unita di Granatieri Corazzati tedeschi, tutti risolti a favore delle armi italiane.
In particolare a destare l’interesse ad approfondire la conoscenza su cosa fosse effettivamente avvenuto quell’8 settembre 1943 fu l’eroico sacrificio del ventitreenne sottotenente di complemento dell’Arma del Genio Ettore Rosso, dilaniato, insieme a sette volontari che gli erano rimasti al fianco, nel brillamento di un carico di mine che non aveva potuto stendere a difesa del caposaldo di Monterosi, attestato a difesa della confluenza della Cassia e della Cimina, per il sopraggiungere di una colonna ostile tedesca che gli aveva intimato di sgombrare la via e di lasciare libero il transito. Al sottotenente Ettore Rosso, Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria, è intitolata la Scuola del Genio; il Politecnico di Milano, presso cui l’eroico ufficiale era studente di ingegneria gli conferì la laurea Honoris Causa.
Già, il sottotenente Rosso era un volontario di guerra, avendo rinunciato al rinvio del servizio per motivi di studio. Era pertanto da escludersi una motivazione ideologica nel suo gesto; tra l’altro aveva prestato servizio con merito Oltremare nel periodo, allora in vigore, di servizio a reparto come sottufficiale.
Per saperne di più sull’episodio Prinzi fece quello che oggi si fa in rete e allora si faceva sulla carta stampata, inviando lettere ai giornali. Fu in questo modo che venne contattato dal generale di Cavalleria Mario Rossi, che all’epoca era, con il grado di Maggiore al comando di uno squadrone del reggimento Cavalleggeri “Lucca”, responsabile della difesa del caposaldo di Monterosi.
Il generale Rossi era informato su molti aspetti inediti che, a partire dal febbraio del 1943, avevano coagulato un forte gruppo d’opinione, che auspicava un ruolo delle Forze Armate nello sganciamento dall’Asse e nel ripristino delle libertà della tradizione risorgimentale, a fare riferimento al neo generale Raffaele Cadorna, che per tradizioni familiari e per nota posizione personale rappresentava questi ideali. La conoscenza del generale Rossi è stata per l’Autore una svolta fondamentale nella comprensione del clima che si viveva trasversalmente in taluni ambienti militari e civili e per venire a conoscenza di fatti sino ad allora ignoti o rappresentati in un’ottica deformata, spesso anche illogica. La divisione “Ariete” era consapevole di un possibile imminente cambio di fronte ed era a tal fine organizzata, preparata e era materialmente e moralmente pronta. Venne ritirata invitta sulla dorsale di Tivoli, dopo avere inferto gravi perdite alla controparte, nella tarda mattinata del 9 settembre. L’ordine, lasciato in forma d’appunto dal generale Roatta che si allontanava da Roma con il corteo reale, venne diramato d’ufficio dal suo vice a tutte le sei divisioni schierate a difesa della Capitale e al Comando del Corpo d’Armata Motocorazzato, che ne aveva la responsabilità, senza speciale priorità.
Altra conoscenza fondamentale per il maturare dell’idea che ispira questo libro è stata quella tra Prinzi e la Dottoressa Anna Baldinotti, sorella della Medaglia d’Argento al Valor Militare alla Memoria Bruno, caduto nei combattimenti nei pressi delle Terme di Caracalla. I suoi ricordi su quello che si diceva o si mormorava, le testimonianze ancora fresche da lei raccolte da protagonisti, magari semplici gregari ma per questo forse più attendibili, furono la prima cricca che cominciò ad insinuare il dubbio che potesse sussistere un qualche disegno incognito che nascondeva la volontà di taluni di volere sabotare lo sganciamento dall’Asse al fine di continuare la guerra al fianco dell’allora formalmente ancora alleato.
Si susseguono in quel periodo una serie di articoli a firma di Prinzi, alcuni dei più significativi, tratti dalla rivista “il Contemporaneo”, in rete sul sito dell’Ancfargl alla pagina web http://www.secondorisorgimento.it/associazione/manifestazioni/ottosettembre/8s2006.htm. L’attività pubblicistica porta l’Autore a divenire destinatario di molteplice materiale sull’argomento, che gli consente di approfondire da varia angolazione la conoscenza degli eventi.
Infine, gioca un ruolo il volume di Elena Aga Rossi dal titolo “L’inganno reciproco”, che è una raccolta di fonti documentali ufficiali, in gran parte provenienti dagli archivi angloamericani dopo il venir meno del vincolo di segretezza per il trascorrere del tempo previsto per le fonti d’archivio.
Prende così forma l’idea di ordinare tutto in un libro per la prima volta espressa in un articolo pubblicato da “Rivista Militare”, che può venire considerato il nucleo di cristallizzazione di quanto viene esposto nel presente volume.


Il testo rimase come manoscritto inedito fino al momento in cui fu varato, nel 2004, il progetto “Storia in Laboratorio”. Fu subito individuato come materiale base per dare supporto scientifico alle ricerche che via via si presentavano ai vari insegnanti. Il materiale fu poi portato a conoscenza, per dare respiro alle note e alle puntualizzazioni dei lettori della rivista “Il Secondo Risorgimento”, quando, nella sua fase di assestamento, quando si volle ulteriormente passare da una pubblicazione di carattere combattentistico ad una più di carattere storico con riferimenti scientifici di spessore. Nel momento in cui si decise di affrontare la pubblicazione della collana rappresentò un testo base, che permise di tracciare il progetto in generale di avere il materiale sempre pronto qualora i prime volumi messi in cantiere per diversi aspetti non potevano essere pronti. Fermo restando che la collana ogni due mesi produce un volume, e il materiale di questo testo è servito come riserva per raggiungere gli obiettivi del 2009, ora è venuto il momento di presentarlo e darlo alle stampe, essendo già pronto il materiale per il 2010.
Gli autori sono poi molto soddisfatti del fatto che, su un argomento così delicato ed incandescente, il volume rappresenta una base comune di ricerca e di riferimento per tutti coloro che collaborano in modo assiduo alla rivista “Il Secondo Risorgimento” e, in questa ottica, hanno dato vita a quella Sezione “Giovani” della Associazione che si spera possa trovare consacrazione istituzionale in uno dei prossimi consigli Nazionali della Associazione. La soddisfazione sta nel fatto che parte di ogni capitolo è stato dato in lettura, studio ed approfondimento, sempre su base volontaria, ad uno dei “Giovani” affinché abbia con tutti gli altri, e soprattutto con gli Autori, una base comune di riferimento scientifico su un punto chiave delle vicende pre e post armistiziali, vicende che sono la matrice della Guerra di Liberazione. In pratica con questo volume di Autori vogliono creare quella “biblioteca comune” a cui fare riferimento nel momento in cui si affrontano i temi più delicati della Guerra di Liberazione, andando al di là delle interpretazioni di parte, di giustificazione di quello o di questo, che spesso frenano il libero discutere e il libero coinvolgersi su questi temi e che in molti casi creano delle barriere, soprattutto ideologiche, insormontabili, spesso frutto di atteggiamenti non da storici, ma da propagandisti se non proprio da provocatori.
Inoltre, questo volume è servito da base, per l’avvio delle ricerche, oggi a buon punto, di quel “Dizionario della Guerra di Liberazione”che Osvaldo Biribicchi sta curando con passione da oltre due anni, e che rappresenta uno degli obiettivi del Progetto “Storia in Laboratorio”.
Per Massimo Coltrinari, e questo non può non rilevarsi, rappresenta la premessa del volume, sintesi di tutta una attività di ricerca che dura da oltre trenta anni, dedicato alla Guerra di Liberazione, una guerra intesa su cinque fronti.
La speranza è quella di riuscire a penetrare il muro delle difficoltà e raggiungere il maggior numero di studenti possibile, cercando di avere contatti e risposte in gran copia affinché loro prendano coscienza di questi avvenimenti e ne facciamo base di studio per ulteriori approfondimenti. Sul fronte dei non giovani, si è ben pronti a sostenere il confronto, tenendo presente che il testo non ebbe la possibilità di essere pubblicato per svariati anni, in un momento in cui non vi erano difficoltà economiche. Ed è tutto dire su come in certi ambienti sarà accolto. Ma volentieri si corre tali certi rischi, pur di allargare la base scientifica di ricerca dei “Giovani”, degli studenti, di coloro che vogliono sapere.  

G.P. – M.C.


“Salvare Il Salvabile”
La crisi armistiziale dell’8 settembre 1943. Per gli Italiani il momento delle scelte

 Dalla IV di Copertina


A giudizio di chi scrive l’errore sistematico, che con questo volume s’intende superare, è che sinora gli avvenimenti relativi all’armistizio dell’8 settembre 1943 e agli eventi che ne seguirono sono stati giudicati con il senno del poi, nell’ottica della situazione venutasi a creare nel dopoguerra e del clima culturale dominante. Questa è un’ottica che i protagonisti del tempo non potevano avere, pertanto il loro approccio logico doveva inevitabilmente essere differente, persino sui risultati finali del conflitto, che la classe dirigente nazista era convinta di potere ancora volgere a proprio favore. Gli italiani  erano stati informati dello sforzo per realizzare risolutive “armi segrete” proprio nella riunione di Feltre del 19 luglio 1943, giorno del bombardamento del quartiere San Lorenzo di Roma. Mussolini, in quell’occasione, rimase a tal punto affascinato e succube dell’esposizione Hitler da non fare cenno alcuno all’intenzione che stava maturando in alcuni ambienti italiani di uscire dal conflitto.
Questo fu probabilmente determinante a creare un clima favorevole a un suo avvicendamento, che come abbiamo visto fu equivoco (la guerra continua) e finalizzato alla tenuta del fronte interno e al mantenimento dell’ordine pubblico.
Se il doppio gioco di Badoglio, del quale parla Churchill, doveva avvenire ai danni degli angloamericani e non dei Tedeschi, molte delle cose incomprensibili e non ancora chiarite di quei giorni possono venire riviste sotto nuova luce e persino razionalmente spiegate. In questo volume si avanza l’ipotesi dell’inganno strategico ovvero attirare in una trappola gli Alleati, farli sbarcare, fingere inizialmente di combattere e poi o decidere la resa,rispettando i patti, oppure ributtarli a mare, con i Tedeschi compartecipi del disegno.
Forse diffidavano, ma in questo caso le assicurazioni di Badoglio e di Vittorio Emanuele a Rahn devono venire lette sotto un’ottica diversa da quella corrente, che attribuisce loro un’incredibile faccia di bronzo. Gli avvenimenti cominciarono a precipitare solo nel pomeriggio dell’8 settembre, quando apparve chiaro che Eisenhower non era disponibile a sentire ragioni e che la parte italiana doveva “prendere o lasciare”, cioè continuare il gioco pericolosamente oltre il previsto, avallando uno strumentale armistizio, oppure denunziare gli accordi di Cassibile, ma compromettere la fase cruciale dell’inganno strategico che avrebbe dovuto concretizzarsi entro pochi giorni.
Altro punto che sembra accreditare la nostra tesi, ed in particolare che la cosiddetta “fuga da Roma” avesse inizialmente come meta Chieti e non Brindisi, è l’atteggiamento tenuto dai membri della comitiva regia nella sosta presso i duchi di Bovino, dai quali si erano recati a pranzo. Il Sovrano, che fece notare di avere nel portafogli una somma di poco superiore alle mille lire dell’epoca, il duca d’Acquarone, che confessò di avere con se solo il vestito che indossava, Badoglio che rafforzò le sue convinzioni con un riferimento alle sue origini piemontesi, tutti ribadirono, e con enfasi, che l’allontanamento da Roma sarebbe stato un evento di pochi giorni.
 Sono affermazioni incomprensibili, addirittura da scriteriati, se le si giudica alla luce di come sappiamo andarono a finire le cose; al contrario, se le si interpreta alla luce della nostra tesi, che la cosiddetta “fuga da Roma” doveva essere, portandosi al limite del versante opposto dell’Appennino, un prudenziale allontanamento dalla costa tirrenica e dall’area di Roma dove avrebbe dovuto infuriare – così si pensava – una violenta battaglia aeronavale e terrestre per respingere più teste di ponte di un massiccio sbarco previsto in forze, allora queste strane e sinora illogiche affermazioni di ottimismo acquistano significato e soprattutto si spiegano in maniera logica e pertinente.
Il volume presenta questa tesi che può essere accettata o meno, ma con l’ottica che alla fine di questi inganni reciproci, si dissolse ogni potere per la Monarchia e per gli Italiani arrivò il momento delle scelte, dalle quali si creò l’architettura della Guerra di Liberazione





Giorgio Prinzi, ingegnere e giornalista pubblicista, è stato presidente due mandati (sei anni) Vicepresidente Nazionale dell’Associazione Nazionale Genieri e Trasmettitori d’Italia (Anget). Attualmente è Segretario del Comitato Italiano per il Rilancio del Nucleare (Cirn); Consigliere Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti; membro del Comitato Esecutivo dell’Istrid (Istituto Studi Ricerca Informazione Difesa); responsabile per la comunicazione del progetto “Storia in laboratorio”.

Massimo Coltrinari, Generale, Laureato, è Titolare di Storia Militare all’ISSMI, Cattedra di Dottrine Strategiche. È Direttore della Rivista “Il Secondo Risorgimento d’Italia”, e ideatore e responsabile scientifico del Progetto “Storia in Laboratorio”nonché della Collana edita presso la Società editrice Nuova Cultura con lo stesso titolo di “Storia in Laboratorio”. E’ Cultore della Materia presso la cattedra di Geografia Politica ed economica, Facoltà di Scienze Politiche, Dipartimento di teoria Economica, Università La sapienza, Roma   

“Salvare Il Salvabile”
La crisi armistiziale dell’8 settembre 1943. Per gli Italiani il momento delle scelte


Scopo e Finalità della Ricerca

I limiti di spazio, quindi sono presto individuati: l’Italia e, in particolare, il meridione d’Italia, dove era stata nell’agosto del 1943 perduta la Sicilia e dove le forze dell’Asse si aspettavano da un momento all’altro uno sbarco sul continente da parte di una forza angloamericana.
Questo volume, peraltro, andando oltre questo limite indicato, può  essere di riferimento ai due volumi fin qui pubblicati nella presente collana, dedicati alle vicende dei militari italiani all’estero, in particolare all’Albania[1]
I limiti di tempo vanno dalla vigilia della caduta del Fascismo, il 25 luglio 1943, alla prima decade di ottobre, quando l’Italia, con la dichiarazione di guerra del 13 ottobre 1943 alla Germania ed ai suoi alleati passa definitivamente dal campo dell’Asse al campo degli Alleati. Vi passa in virtù dell’armistizio firmato il 3 settembre 1943 a Cassibile, definito “l’armistizio corto”, e quello firmato a Malta a bordo della corazzata Nelson, il 29 settembre, definito “armistizio lungo”. Da questo momento l’Italia non è più sovrana e tutto dipende, per il Governo del Sud, dalla Commissione Alleata di Controllo. L’Italia porrà termine al regime armistiziale il 10 febbraio 1947 quando firmerà a Parigi il Trattato di Pace.
Lo scopo e la finalità di questa lavoro sono quelli di mettere a disposizione degli studenti del progetto “Storia in laboratorio” materiali per l’approfondimento e la riscoperta degli avvenimenti che sono all’origine recente della “Guerra di Liberazione”, al fine di iniziare a comprendere che lo studio degli anni 1943-1945 sia fondamentale per  capire come l’Italia è stata costruita all’indomani della fine del secondo conflitto mondiale, con i suoi pregi ed i suoi tanti difetti, e quindi capire molti problemi e difficoltà attuali altrimenti incomprensibili.
Questo lavoro si presenta, quindi, nell’ottica del Secondo Risorgimento, inteso  come espressione dell’impegno, della volontà e dei sacrifici del Popolo italiano, che nel settembre 1943 vide svanire ogni sorta di autorità italiana costituita e sovrana, vide l’Italia essere di nuova ridotta “ad una semplice espressione geografica”
Infine una delle ragioni di questo lavoro, oltre alle altre già descritte nel contesto del volume, sta nel fatto che ogni tesi, anche la più ardita, merita di essere presa in considerazione se ha elementi ed indizi che la rendono studiabile e meditabile. Ricostruire nel più dettagliato modo possibile questa tesi, che può gettare luce su un avvenimento così controverso della Storia d’Italia recente, può aiutare a comprendere molti particolari, al momento incomprensibili. Il lavoro è stato condotto cercando di evitare ogni costruzione di fantasia o di effetto al fine di evitare facili asserzioni e sempre rivolgendosi ad aspetti i più importanti, per comprendere lo svolgersi degli avvenimenti in modo pacato e sempre aderente alla realtà documentata in modo scientifico[2] affinché questo lavoro rappresenti un momento fondamentale di incontro tra tutti coloro che amano sapere e conoscere, che mettono l’amore per il perfezionamento del proprio sapere al centro di ogni loro scelta.


[1] Coltrinari M., Paolo Colombo, Non solo Cefalonia! La Divisione 2Perugia”. Dalla tragedia all’oblio”, Roma, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2009. e Coltrinari M., L’”8 settembre” in Albania. La crisi armistiziale tra impotenza, errori ed eroismo. 8 settembre – 7 ottobre 1943, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2009.
[2] Al riguardo la ricerca segue i dettami di quello che si definisce il metodo storico. Vds. Coltrinari M., Coltrinari L., Lo studio e la ricostruzione di un avvenimento storico-militare, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2009. In questo volume è riportato integralmente, nelle sue finalità e scopi, il progetto “Storia in Laboratorio”.
“Salvare Il Salvabile”
La crisi armistiziale dell’8 settembre 1943. Per gli Italiani il momento delle scelte

L’approccio adottato

1. L’approccio adottato
Con il presente volume si è voluto affrontare uno dei periodi più scottanti e difficili della nostra storia recente: la caduta del regime Fascista, il 25 luglio 1943, la sostituzione a capo del Governo del cav. Benito Mussolini con il maresciallo d’Italia Pietro Badoglio, i 45 giorni di questo governo che, nonostante le proclamate asserzioni di volere continuare la guerra accanto alla Germania, avviò le trattative per l’armistizio del 3 settembre 1943 sottoscritto a Cassibile, i giorni che seguirono fino alla proclamazione alla sera dell’8 settembre 1943 da parte Alleata e da parte Italiana, proclamazione che segnò l’uscita dalla guerra, dichiarata il 10 giugno 1940, dell’Italia, la reazione del nostro ex alleato germanico, la divisione dell’Italia in due parti in cui gli eserciti delle coalizioni avversarie si confrontarono, fino alla dichiarazione di guerra del Governo Badoglio il 13 ottobre 1943 alla Germania ed ai suoi alleati. Dei due poteri che dominavano in Italia nel 1943, il Fascismo e la Monarchia la luglio all’ottobre 1943 persero ogni potere in Italia. Il primo, dichiarando il proprio fallimento di oltre venti anni di regime, con la seduta del Gran Consiglio del Fascismo nella notte tra il 24 ed il 25 luglio 1943; la seconda conducendo trattative armistiziali così approssimative e così disastrose che il 14 settembre si ritrovò a Brindisi alla mercè della Commissione Alleata di Controllo. Proprio il modo, anzi uno dei modi perseguiti per raggiungere questo risultato è oggetto del presente volume. Un modo molto originale di costringere gli Alleati ad accettare le nostre condizioni di uscita dalla guerra che ha veramente dell’incredibile. Il risultato fu un disastro. A prescindere se tale tesi possa essere accettata o meno si giunge alla semplice constatazione che l’Italia attraverso queste scelte della Monarchia si trovò in balia degli eventi senza più alcun potere né sovranità. Per gli Italiani era arrivato il momento delle scelte, scelte che sono la matrice di quella che noi Italiani chiamiamo, nell’ambito della Campagna d’Italia, come la chiamano gli Alleati, e della difesa dei confini meridionali del Reich, come la chiamano i Germanici, Guerra di Liberazione.
Per tali scelte, che ogni Italiano fece, la Guerra di Liberazione, una guerra non dichiarata, con nessuna formale dichiarazione di guerra e conclusasi con nessun trattato di pace, fu una guerra che coinvolse tutti gli italiani, nessuno escluso
 Ogni scelta si sommò e da  quelle scelte si formarono i fronti della Guerra di Liberazione, fronti ideali, non sul terreno o con connotazione tattiche: quello del Sud, quello del movimento “ribellistico” del Nord, quello dei militari combattenti all’estero nelle fila dei movimenti della resistenza locali, quello degli internati militari e dei deportati in Germania, quello dei prigionieri di guerra italiani che aderiscono allo sforzo bellico contro la coalizione hitleriana.
In ogni guerra si hanno due parti contrapposte: l’amico ed il nemico. Se si parla di Guerra di Liberazione, che coinvolge tutti gli italiani, il nemico individuato, oltre che nel tedesco occupatore ed invasore, è visto in quella parte degli Italiani che, andando al di là del fallimento del fascismo come regime e come movimento, lo vollero di nuovo proporre come lo era all’origine, non contaminato da nulla, in nome anche e per conto di una fedeltà alla Germania, alla Alleanza dell’Asse, più come affinità con il nazismo che come vera e propria comunità di ideali con il mondo tedesco, dando vita a quella che, nata senza alcun appiglio giuridico ne di diritto internazionale, è la Repubblica Sociale Italiana, ovvero il nemico nella Guerra di Liberazione è la Repubblica Sociale Italiana in cui si raccolsero tutti quegli italiani che credevano, a varia intensità, nel fascismo.



[1] Coltrinari M., Paolo Colombo, Non solo Cefalonia! La Divisione 2Perugia”. Dalla tragedia all’oblio”, Roma, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2009. e Coltrinari M., L’”8 settembre” in Albania. La crisi armistiziale tra impotenza, errori ed eroismo. 8 settembre – 7 ottobre 1943, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2009.
[2] Al riguardo la ricerca segue i dettami di quello che si definisce il metodo storico. Vds. Coltrinari M., Coltrinari L., Lo studio e la ricostruzione di un avvenimento storico-militare, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2009. In questo volume è riportato integralmente, nelle sue finalità e scopi, il progetto “Storia in Laboratorio”.

sabato 1 gennaio 2011

Presentazione Volume 6 Collana Storia in Laboratorio

Comune di Osimo 
Associazione Nazionale Partigiani d’Italia A.N.P.I.
     Associazione Combattenti della Guerra di Liberazione

 Venerdi 14 Gennaio 2011  ore 17,30
Osimo, Municipio, Sala Grande
Piazza del Comune

                                                       Massimo Morroni
presenta il volume di

                             Giorgio Prinzi  e Massimo Coltrinari

             “Salvare il Salvabile”
La crisi armistiziale dell’8 settembre 1943. Per gli Italiani il momento delle scelte

Edizioni Nuova Cultura Università La Sapienza Roma

Saranno presenti gli Autori.

L’incontro si inserisce nelle attività per dotare Osimo di un Giardino della Memoria dedicato alle vittime civili del 1940-1945, e quelle per il riaddobbo del Monumento al Corpo Italiano di Liberazione in località Casenuove
Seguirà un sobrio rinfresco