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martedì 4 gennaio 2011

“Salvare Il Salvabile”
La crisi armistiziale dell’8 settembre 1943. Per gli Italiani il momento delle scelte

L’approccio adottato

1. L’approccio adottato
Con il presente volume si è voluto affrontare uno dei periodi più scottanti e difficili della nostra storia recente: la caduta del regime Fascista, il 25 luglio 1943, la sostituzione a capo del Governo del cav. Benito Mussolini con il maresciallo d’Italia Pietro Badoglio, i 45 giorni di questo governo che, nonostante le proclamate asserzioni di volere continuare la guerra accanto alla Germania, avviò le trattative per l’armistizio del 3 settembre 1943 sottoscritto a Cassibile, i giorni che seguirono fino alla proclamazione alla sera dell’8 settembre 1943 da parte Alleata e da parte Italiana, proclamazione che segnò l’uscita dalla guerra, dichiarata il 10 giugno 1940, dell’Italia, la reazione del nostro ex alleato germanico, la divisione dell’Italia in due parti in cui gli eserciti delle coalizioni avversarie si confrontarono, fino alla dichiarazione di guerra del Governo Badoglio il 13 ottobre 1943 alla Germania ed ai suoi alleati. Dei due poteri che dominavano in Italia nel 1943, il Fascismo e la Monarchia la luglio all’ottobre 1943 persero ogni potere in Italia. Il primo, dichiarando il proprio fallimento di oltre venti anni di regime, con la seduta del Gran Consiglio del Fascismo nella notte tra il 24 ed il 25 luglio 1943; la seconda conducendo trattative armistiziali così approssimative e così disastrose che il 14 settembre si ritrovò a Brindisi alla mercè della Commissione Alleata di Controllo. Proprio il modo, anzi uno dei modi perseguiti per raggiungere questo risultato è oggetto del presente volume. Un modo molto originale di costringere gli Alleati ad accettare le nostre condizioni di uscita dalla guerra che ha veramente dell’incredibile. Il risultato fu un disastro. A prescindere se tale tesi possa essere accettata o meno si giunge alla semplice constatazione che l’Italia attraverso queste scelte della Monarchia si trovò in balia degli eventi senza più alcun potere né sovranità. Per gli Italiani era arrivato il momento delle scelte, scelte che sono la matrice di quella che noi Italiani chiamiamo, nell’ambito della Campagna d’Italia, come la chiamano gli Alleati, e della difesa dei confini meridionali del Reich, come la chiamano i Germanici, Guerra di Liberazione.
Per tali scelte, che ogni Italiano fece, la Guerra di Liberazione, una guerra non dichiarata, con nessuna formale dichiarazione di guerra e conclusasi con nessun trattato di pace, fu una guerra che coinvolse tutti gli italiani, nessuno escluso
 Ogni scelta si sommò e da  quelle scelte si formarono i fronti della Guerra di Liberazione, fronti ideali, non sul terreno o con connotazione tattiche: quello del Sud, quello del movimento “ribellistico” del Nord, quello dei militari combattenti all’estero nelle fila dei movimenti della resistenza locali, quello degli internati militari e dei deportati in Germania, quello dei prigionieri di guerra italiani che aderiscono allo sforzo bellico contro la coalizione hitleriana.
In ogni guerra si hanno due parti contrapposte: l’amico ed il nemico. Se si parla di Guerra di Liberazione, che coinvolge tutti gli italiani, il nemico individuato, oltre che nel tedesco occupatore ed invasore, è visto in quella parte degli Italiani che, andando al di là del fallimento del fascismo come regime e come movimento, lo vollero di nuovo proporre come lo era all’origine, non contaminato da nulla, in nome anche e per conto di una fedeltà alla Germania, alla Alleanza dell’Asse, più come affinità con il nazismo che come vera e propria comunità di ideali con il mondo tedesco, dando vita a quella che, nata senza alcun appiglio giuridico ne di diritto internazionale, è la Repubblica Sociale Italiana, ovvero il nemico nella Guerra di Liberazione è la Repubblica Sociale Italiana in cui si raccolsero tutti quegli italiani che credevano, a varia intensità, nel fascismo.



[1] Coltrinari M., Paolo Colombo, Non solo Cefalonia! La Divisione 2Perugia”. Dalla tragedia all’oblio”, Roma, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2009. e Coltrinari M., L’”8 settembre” in Albania. La crisi armistiziale tra impotenza, errori ed eroismo. 8 settembre – 7 ottobre 1943, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2009.
[2] Al riguardo la ricerca segue i dettami di quello che si definisce il metodo storico. Vds. Coltrinari M., Coltrinari L., Lo studio e la ricostruzione di un avvenimento storico-militare, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2009. In questo volume è riportato integralmente, nelle sue finalità e scopi, il progetto “Storia in Laboratorio”.

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