La cittadina di
Balaklava
A
I
sovietici non sono stati i primi a utilizzare a fini strategico-militari la
baia di Balaklava, la cui posizione riparata la rende praticamente invisibile
dal mare aperto. Cominciarono probabilmente i pirati tauri dei quali scrisse
2500 anni fa Erodoto, seguiti dai greci, dai romani e nel Medioevo dai
bizantini e dai mercanti genovesi. Ancora oggi, la presenza italiana è
testimoniata dalle suggestive rovine della Fortezza di Cembalo, eretta nel 1357.
La
baia fu impiegata inoltre dai Greci e dai Romani come roccaforte e luogo di
culto come testimoniano le rovine dell'antico tempio di Giove. Inoltre, la
prima base navale russa in Crimea era situata proprio nella baia di Balaklava
durante la quinta guerra russo-turca (1768 – 1774). Infine, con la sua
particolare forma circondata da colline, la baia è il luogo ideale per
nascondere una base di sottomarini.
Dopo
In
particolare, Stalin diede al suo funzionario Lavrentij Pavlovic Beria (che in
quel momento era responsabile del "progetto nucleare"), una direttiva
segreta: trovare un luogo ideale dove costruire una base di sottomarini per un
eventuale attacco nucleare di rappresaglia. Dopo diversi anni di ricerche la
scelta, tutt’altro che casuale, cadde sulla tranquilla Balaklava. In effetti lo
stretto canale della baia (200-400 mt) proteggeva la futura
Veduta aerea della baia
installazione,
sia dalle intemperie che da occhi indiscreti, da qualsiasi angolazione.
Il
progetto fu affidato all’Istituto di Design “Granit” di Leningrado. Tale
progetto, denominato Object 825 GTS, aveva come obiettivo la costruzione di una
struttura sotterranea segreta per il ricovero di sommergibili convenzionali e
nucleari, di piccola e media grandezza, appartenenti ai progetti A615, 613,
613V, 633, 633RV e 644 dell' ex Unione Sovietica.
La
base iniziò la sua attività di riparo e manutenzione di sottomarini nel 1961.
Costruita scavando nelle colline di Balaklava e rinforzandola con
La
costruzione di Object 825 GTS durò quattro anni, dal 1957 al 1961 e fu affidata
ad uno speciale reparto di costruzione chiamato reparto 528. I migliori tecnici
e ingegneri militari furono affiancati da esperti nelle costruzioni di
metropolitane con l’obiettivo di realizzare, nelle viscere del monte Tavros,
una rete di tunnel e ambienti sotterranei in grado di consentire una normale
attività lavorativa per almeno 30 giorni a una comunità fino a 3 mila persone.
Bisognava quindi costruire sottoterra – ed era questa la cosa forse più
difficile – un canale d’acqua di oltre mezzo km per il passaggio e l’attracco
dei sommergibili, cose che avvenivano solo di notte.
Per
assicurarne la segretezza gli scavi venivano effettuati durante la notte, e la
roccia estratta, trasportata per mezzo di una chiatta, veniva gettata in mare
aperto. In totale vennero estratti
Il
tunnel centrale ha una lunghezza totale di circa
La
base era teoricamente in grado di resistere ad un attacco nucleare diretto con
una potenza di 100 kilotoni (categoria 1 di stabilità), grazie a spesse porte
stagne (ognuna del peso di 120-150 tonnellate) che avrebbero chiuso l'intero
impianto e consentito la sopravvivenza a 3000 persone, pari al numero degli
abitanti di Balaklava e del personale della base, per circa 3 anni! La
temperatura interna era mantenuta costantemente a
Il
tunnel è situato all’interno del monte Tavros. L'ingresso e l’uscita (Figura
3), situati in due luoghi diversi, erano
equipaggiati con dispositivi di camuffamento e reti mimetiche in modo da
nasconderli completamente alla vista. I movimenti di materiale all’esterno
venivano fatti tenendo conto della posizione dei satelliti spia dei potenziali
nemici.
Mappa schematica delle strutture sotterranee
con l'itinerario dei punti visitabili (2010)
Alla
base lavoravano circa 200 addetti per il porto destinato ai sottomarini e per i
sistemi interni. Altre 50 persone avevano il compito di effettuare la
manutenzione delle riserve d'acqua, dei sistemi vitali e delle cisterne di
propellente per i sommergibili, che erano contenitori verticali in grado di
immagazzinare oltre 4.000 tonnellate di derivati del petrolio.
La
cittadina di Balaklava ruotava interamente attorno all'attività della base
navale. Quasi l’intera popolazione lavorava infatti alla base. Era inoltre
estremamente difficile per uno straniero introdursi nella città, o visitare la
base senza attraversare lunghe ed estenuanti serie di controlli e processi di
identificazione. Anche i membri delle famiglie locali e degli operai della base
erano passati ai raggi X in ogni loro movimento.
Dal
1991 le attività della base proseguirono parzialmente per altri due anni,
quando nel 1993 iniziò il processo di ritiro dei mezzi e delle testate nucleari
dell'ex Unione Sovietica dall'Ucraina e terminò nel 1996, anno in cui l'ultimo
sommergibile sovietico lasciò l'Ucraina.
Nel
1996 il complesso fu assegnato alla custodia delle locali autorità. Tutte le
attrezzature per la produzione (costituite da costosi macchinari ed
equipaggiamenti costruiti con metalli preziosi) furono quindi poste sotto una
incurante direzione che lasciò il luogo in uno stato di abbandono permettendo
così il trafugamento di molti oggetti.
Il
30 dicembre 2002, su ordine del Segretario di Stato del Ministero della Difesa
ucraino, la base è diventata un museo, filiale del Museo Centrale delle Forze
Armate dell’Ucraina, accessibile a
chiunque e noto con il nome di “Museo Navale di Balaklava” o “Museo della
Guerra Fredda” (come lo chiamano i locali). La cerimonia di apertura si tenne
il 1 giugno 2003. E’ possibile visitare il canale, i cunicoli, i corridoi, le
banchine per le riparazioni dei sottomarini, gli ambienti di lavoro, le
ciclopiche porte e l'arsenale, dove venivano conservati i siluri e le testate
nucleari. Sulle pareti si legge ancora ben chiaro in russo “Non dire tutto
quello che sai, ma sappi sempre quello che dici”, il motto che era alla base
della massima segretezza della base di Balaklava. Al momento è uno dei più
importanti impianti militari declassificati sul territorio dell'ex URSS.
L’intero
complesso sotterraneo rappresenta, forse, un monumento storico unico dell’arte
ingegneristica della Guerra Fredda. Per oltre trent’anni (dal 1957 al 1990),
nessuno ha nutrito il benché minimo sospetto dell’esistenza dei tunnel segreti
dell’ Object 825 GTS, che ufficialmente era conosciuto come la centrale
telefonica urbana.
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