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sabato 3 dicembre 2022

Alessia presenta il suo volume "Poesie Numerate"


 L'amica e collaboratrice al CESVAL Alessia Biasiolo
 Venerdi 9 dicembre 2022
alla Nuvola, Roma

 presenta
 il suo volume
POESIE NUMERATE

stand C79

sabato 26 novembre 2022

Pier Paolo Pasolini nel centenario della nascita


 Gli amici della Società Tarquiniense di arte e Storia organizzano tre conferenze sulla figura di Pier Paolo Pasolini nel centenario della nascita. Un momento di riflessione su un personaggio che molto ha dato alla cultura italiana, sopratutto a quella sinistra democratica che in questo momento sembra smarrire i cardini di una vera e propria azione incentrata sulle reali necessità delle masse, sempre più povere.

giovedì 10 novembre 2022

Pietro Vaenti. Partigiano Combattente

 

A Cesena sua città natale, è stata presa l'iniziativa di intitolare una Via o un Rndò stradale a Pietro Vaenti, partigiano combattente in Albania e per oltre un quarantennio animatore culturale e testimone a Cesena e in tutta Italia di quegli anni difficli. L'iniziativa sembra trovare ostacoli da parte delle Autorità locali ma merita che sia coronata da successo

lunedì 31 ottobre 2022

La Prigona in URSS. Il retaggio

Materiali per il Dizionario minimo della Guerra di Liberazione. Compendio 1945




Unione Sovietica.

La prigionia in mano alla U.R.S.S. è quella che ha inciso più a fondo nel retaggio  del sistema socio-politico del dopoguerra. Prima che scoppiasse la guerra fredda, nella metà del 1946, già si avvertivano i sintomi di quelle che saranno le polemiche spesso roventi del dopoguerra. Il 20 agosto 1946, dopo un anno di attesa e di aspettative sempre più crescenti, quando tutti gli altri Paesi belligeranti avevano restituito in grandissima parte i prigionieri in loro mani, un comunicato del Governo di Mosca molto sobrio ed asciutto fa presente che tutti i prigioneri italiani in mano alla URSS erano stati restituiti, tranne un esiguo numero, circa 27, tra ufficiali e soldati, considerati criminali di guerra ed in attesa di giudizio. Tra questi anche un cappellano militare, Padre Brevi, considerato dai sovietici una spia del Vaticano.





In Italia le aspettative erano altre. Si aspettava il rientro di circa 70/80 mila prigionieri dalla Russia. A tutto il 1946 erano stati restituiti 21.000 soldati, di cui circa 11.000 appartenenti all’ARMIR i restanti liberati dall’Armata Rossa dai campi di concentramento tedeschi nella sua avanzata verso occidente.

La polemica divampò violentissima, e si manifestò in modo particolare nello scontro politico tra i partiti di sinistra, in particolare il PCI e i partiti del centro, in particolare la Democrazia Cristiana. L’accusa principale era che la URSS tratteneva i prigionieri italiani come schiavi, per ragioni ideologiche.

La realtà, emersa negli anni novanta all’indomani del crollo della URSS e alla parziale apertura degli archivi sovietici, era ben diversa da quella ipotizzata in Italia. La URSS aveva ragione nel sostenere che aveva restituito tutti i prigionieri italiani in suo possesso. Infatti è stato documentato[1] che l’Armata Rossa, nella sua avanzata verso occidente catturava circa 11.000/11.500 soldati dell’ARMIR e li avviò ai campi di smistamento ( le cosiddette marce del Davai). Nei campi di smistamento entrarono quelli che poi vennero restituì, tranne una percentuale dell’1% che morì per malattie o cause naturali.[2]

La vicenda dei prigionieri in mano alla URSS continuò in temi sempre aspri fino al 1954 quando, dopo la morte di Stalin, furono restituiti gli ultimi prigioneri, circa 10, trattenuti con pretesti e motivi vari.

 Il retaggio di questo particolare segmento del V fronte della Guerra di Liberazione è estremamente pesante. L’Italia inviò prima un Corpo di Spedizione, poi una Arma che raggiunse circa i 200.000. Nel corso delle offensive sovietiche del novembre-dicembre 1942 – gennaio febbraio 1943, che si conclusero con la caduta di Stalingrado, che determinarono la svolta della guerra in Oriente, le forze italiane furono annientate. Circa 100.000 uomini riuscirono a salvarsi tramite una ritirata, la celeberrima ritirata di Russia, ma altrettanti rimasero sul campo. Non per le vicende della guerra, ma in virtù della insipienza dei Comandati italiani sul campo, delle imposizioni tedesche e di un male interpretato senso dell’onore militare. Composte tutte da forze di fanteria, senza mezzi corazzati e meccanizzati, il compito era quello di resistere fino allo stremo sulle posizioni del Don. Una volta che la battaglia avrebbe rilevato le direttrici di attacco in profondità dell’attaccante sovietico, avrebbero dovuto intervenire le forze mobili tedesche, per chiudere le falle. Il compito delle forze Italia quindi fu assolto. L’errore fu il non aver dato di arrendersi sul posto. Sarebbe stata la salvezza di oltre 80.000 soldati italiani. Al contrario, messisi in marcia verso occidente, quanto contemporaneamente i sovietici provvedevano a distruggere tutta l’organizzazione logistica di retrovia con puntate di forze mobili, la speranza di sopravvivere nella steppa d’inverno erano presso che nulle. Infatti i comandi sovietici locali non inseguirono i soldati italiani in marcia, conviti e sicuri che la steppa, il cosidetto generale Inverno, li avrebbe uccisi. Come in realtà accadde. Il prezioso retaggio di questo segmento del V fronte è quello che occorre avere sempre autonomia decisionale quando si partecipa in una coalizione fi forze internazionali ed occorre sempre, in lealtà con gli alleati, preservare l’interesse nazionale. Un retaggio che permeò nel dopoguerra la partecipazione delle forze nazionali alle cosiddette Missioni di Pace, coalizioni internazionali sotto egida id organizzazioni sovranazionali.



[1] UNIRR, Rapporto UNIRR, 1995. In Italia la cifra dei presunti prigionieri era stata fissata in circa 84.000. Dei 201.0000 militari italiani presenti al fronte ai primi di dicembre, come attestano i documenti della Direzione di Commissariato dell’ARMIR sulla forza vettovagliata, ne erano rientrati in Italia 101.000. Pertanto considerate le perdite, a larghe spanne, la cifra dei prigioneri doveva essere circa 84.000 considerate le perdite. In realtà dei 101.000 soldati mancati, 90.000 erano Caduti nella ritirata e circa 11.000 raccolti come prigioneri dai sovietici, che in effetti restituirono. Vds. Coltrinari M., Le Vicende dei Militari Italiani in URSS, Roma, Archepares, 2021.

[2] Il tasso di mortalità nella prigionia in URSS è più o meno quello delle altre prigionie in mano della Gran Bretagna, Francia e Stati uniti.

giovedì 20 ottobre 2022

Lezione appresa. "Passano li tempi ma l'homini sono sempre li stessi"

 Ancora una volta si è constatato che è inopportuno esporre tesi di storia che non siano in linea con quella ufficiale. Occorre sempre sincerarsi del grado di apprendimento e del livello di studio di chi si ha di fronte. Se questi, che può anche essere un grande personaggio, un leader, di vastissima preparazione, peggio ancora uno dei protagonisti di programmi di Storia della Televisione,  ma che è digiuno di Storia Militare, occorre essere prudenti. Egli è il portato di quanto appreso su banchi di scuola, all'università, e nel corso della sua esperienza, e sopratutto se opera nel mondo dello spettacolo maestro di quello che gli spettatori si vogliono sentire dire, non quello che è necessario dire. A costui non si potrà mai esporre punti di vista che non siano in linea con il portato del suo bagaglio culturale, men che meno se le circostanze siano da evento sociale, o incontro mondano, o comunicativo Le reazioni sono sempre negative, offensive, conflittuali, di chi non accetta che qualcuno abbia condotto studi più approfonditi, documentati, in una materia a lui estranea, che minaccia l'abbassamento dell'audience.

 Asserire che durante la Prima Guerra Mondiale, il Vaticano sia stata una centrale di spionaggio austro-ungarico, arrivata fino nelle stanze papali ad operare tramite un ascoltatissimo cameriere segreto partecipante ( che costò all'Italia l'affondamento in porto di due corazzate, La Benedetto Brin, e la Leonardo da Vinci) significa esporsi  al dileggio e quasi alla disistima, con il corollario di aver rovinato la bella atmosfera da salotto fra i convenuti. Insistere su questa tesi citando il cosiddetto  Colpo di Zurigo del 1917  significa essere masochisti. 

La lezione appresa è chiara: analisi attenta di chi sta di fronte; la via migliore è assecondarlo e cercare di evitare ogni aggancio su temi che ci sono cari. Oppure, non farsi coinvolgere e stare lontano da simili circostanze. Del resto Machiavelli non per altro asseriva che "passano li tempi, ma l'homini sono sempre li stessi"

lunedì 10 ottobre 2022

Caporeto: un convegno di studi



 Una delle relazioni avrà riverberi della tesi sostenuta al master di 1° Liv di Storia Militare Contemporanea attivato presso la Università degli Studi N. Cusano Telematica Roma.

giovedì 29 settembre 2022

INFIOCESVAM 4/2022

 


INFOCESVAM

BOLLETINO NOTIZIE DEL CENTRO STUDI SUL VALORE MILITARE

centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org

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ANNO IX, 31/32, N. 4, Luglio - Agosto, 1 settembre 2022

IX/4/576 La decodificazione di questi numeri è la seguente: IX anno di edizione, il mese di edizione di INFOCESVAM, 576 il numero della comunicazione dal numero 1 ad oggi. Il presente Bollettino svolge anche la funzione di informazione “erga omnes” dello stato, sviluppo e realizzazione dei Progetti dell’Istituto del Nastro Azzurro. L’ultima indicazione aggiorna o annulla la precedente riguardante lo stesso argomento.

IX/4/577.  Come prassi, il CESVAM osserva la pausa estiva per i mesi di Luglio ed Agosto. Il semestre accademico settembre – 2022, gennaio 2023 inizierà il 1 settembre. Le ricerche in essere proseguono  secondo il calendario adottato dai singoli ricercatori.

IX/4/578 Ricerca per il Centenario. Titolo. “I Presidenti dell’Istituto del Nastro Azzurro” 1923- 2023. Attività e gesta delle presidenze attraverso la documentazione d’archivio. La Ricerca è stata avviata in Ambito CESVAM, sulla base del materiale raccolto a seguito dei Convegni di Studio dell’ottobre 2021 e marzo 2022. La lista dei Presidenti e dei materiali è stata completata. Si procede alla stesura per la I Bozza. Aggiornamento su www.istitutodelnastroazzurro.org/ comparto storia del Nastro Azzurro.

IX/4/579 Progetto 2016/1 Dizionario minimo della Guerra di Liberazione. Compendio 1945.” Una vittoria amara” Predisposto il Manoscritto 4.  Il Glossario 1945 è nella versione di manoscritto 5. Il volume 8 del Dizionario “Percorsi di Ricerca” è rimasto nella versione di manoscritto 3

IX/4/580. “Non ti scordar di Me”. Il Gruppo Medaglie d’Oro ha lanciato la campagna di sensibilizzazione attraverso l’adozione di un fiordaliso a forma di pin per ricordare i Caduti di Tutte le Guerre. Il Fiordaliso è stato ideato dal gen. C.A. Aloia, MOVM.

IX/4/581. Progetto 2016/1 Dizionario minimo della Guerra di Liberazione. Compendio 1945.” Una vittoria amara”. Punto di situazione in: www.valoremilitare.blogspot.com e su www. laguerradiliberazionelastoria. blogspot.com. Completate le ricerche sulla Divisione Partigiana Italia e Divisione Partigiana “Garibaldi”

IX/4/582. Ricerca per il Centenario. Titolo. “La Presenza in Italia ed all’Estero dell’Istituto del Nastro Azzurro”. Struttura ed analisi iconografica delle Federazioni, Sezioni e Gruppi aperti in Italia all’estero dal 1923 ad oggi. La Ricerca è stata avviata in Ambito CESVAM, sulla base del materiale raccolto a seguito dei Convegni di Studio dell’ottobre 2021 e marzo 2022. Predisposti i materiali. Ulteriori ricerche si impongono in merito alla cause discusse. Aggiornamento su www.istitutodelnastroazzurro.org/ comparto storia del Nastro Azzurro.

 IX/4/583 La richiesta di tesi per i Master in essere presso la Università degli Studi N. Cusano può essere integrata consultando il blog www.studentiecultori.blogspot.com. Il blog contiene tracce e titoli di tesi collegate a ricerche in essere presso il CESVAM. SI ricorda che il termine per la richiesta scade il pv. 30 settembre 2022.

IX/4/584 IL CESVAM, Centro Studi sul Valore Militare non può annoverare collaboratori  e tanto meno ricercatori che non abbiano nel proprio curriculum i titoli accademici previsti.

IX/4/585 La Collaborazione con Le Associazioni Combattentistiche e d’ Arma ed ASSOARMA prosegue nei termini già note, Informazioni su www.associazionismomilitare.blogspot.com

IX/4/586 La situazione in Europa dopo la crisi in Ucraina è presente sui blog geografici. In particolare su www.coltrinariatlanteeuropa.blogspot,com. Si sconsiglia la richiesta di tesi su questo argomento i quanto è di attualità ed ancora non si dispongono di materiali atti ad una ricostruzione accademica degli eventi, ma solo cronachistica.

IX/4/587 Ricerca per il Centenario. Titolo. “L’Albo d’Oro Nazionale”. Gli annuari dell’Istituto del Nastro Azzurro” editi dal 1923 ad oggi riportati tutti i decorati dal 1833 ad oggi. Raccolta, individuazione e acquisizione delle pubblicazioni ed edizione della Copertina e della nota introduttiva dell’annuario. In pratica si attuerà l’Albo d’Oro Nazionale su carta, integrante e propedeutico all’Albo d’Oro Nazionale digitale ragionato. La Ricerca è stata avviata sia sulle ricerche della Sig.ra Paola Tomasini iniziate nel 2021 e di quelle esposte in ambito CESVAM, sulla base del materiale raccolto a seguito dei Convegni di Studio dell’ottobre 2021 e marzo 2022. Predisposti i lineamenti per la individuazione della realizzazione complementare del programma di ricerca. Aggiornamento su www.istitutodelnastroazzurro.org/ comparto Ordini Cavallereschi

IX/4/588 Progetto 2020/1 “Le vicende dei Militari Italiani in Russia” Volume II “1942 L’avanzata nella steppa”. Completato il manoscritto 3. Il Volume III “1942. La conquista del Donbass”. Completato il manoscritto 4. Scelti i testi per i volumi n. 4 e n. 5 che sono stati tutti trascritti.

IX/4/589 Progetto Prigionia 2019/1. Il Volume IV dedicato alla Memoria, e nella fase del manoscritto 4. Contatti con la casa Editrice Nuova Cultura per la definizione del format.  Il Vol. VI e VII sono in fase di approntamento con la collaborazione del Dott Giorgio Madeddu e del Dott Salvatore Carta, per la versione in lingua tedesca

IX/4/590 Ricerca per il Centenario. Titolo. “Ettore Viola. Combattente, Politico, Fondatore dell’Istituto del Nastro Azzurro.”. La Ricerca è stata avviata in ambito CESVAM, sulla base del materiale raccolto a seguito dei Convegni di Studio dell’ottobre 2021 e marzo 2022. Consiste nella edizione digitale dei volumi “Vita di Guerra” è “Il Congresso di Assisi”. La edizione integrale della guida al Fondo Ettore Viola presso la Biblioteca del Senato della Repubblica e di una introduzione di Giancarlo Ramaccia sulla figura di Ettore Viola. Tutto il materiale sopra citato è stato acquisti. Si è entrati nella fase di stesura del manoscritto. Aggiornamento su www.istitutodelnastroazzurro.org/ comparto storia del Nastro Azzurro

IX/4/591 Il programma relativo alle CESVAM PAPERS è aggiornato sul www.storiainlaboratorio.blogspot,com, su www.associazionismomilitare.blogspot.com. Info: ricerca.cesvam@istitutonastroazzurro.org

IX/4/592 Ricerca per il Centenario. Titolo. “La Presenza in Italia ed all’Estero dell’Istituto del Nastro Azzurro”. Struttura ed analisi iconografica delle Federazioni, Sezioni e Gruppi aperti in Italia all’estero dal 1923 ad oggi. La Ricerca è stata avviata in Ambito CESVAM, sulla base del materiale raccolto a seguito dei Convegni di Studio dell’ottobre 2021 e marzo 2022. Dati relativi al continente asiatico e sud americano acquisiti. Mancano dati per l’Europa ed il Nord America. Aggiornamento su www.istitutodelnastroazzurro.org/ comparto storia del Nastro Azzurro

 

IX/4/593 Per l’invio degli articoli e note per la Rivista  QUADERNI si prega di utilizzare la email: quaderni.cesvam@istitutonastroazzurro.org. Gli articoli e le note devono essere sottoposti alla visione del Collegio dei Redattori per la eventuale pubblicazione

IX/4/594 La Rivista QUADERNI – Anno LXXXIII, Supplemento XXIII, 2022, n. 3 23° luglio - agosto 2022 è stata pubblicata ed inviata secondo la Main List aggiornata al 1 agosto 2022

IX/4/595. Progetto 2016/1 Dizionario minimo della Guerra di Liberazione. Compendio 1945.”  Si ricerca documentazione su; Divisione Partigiana Garibaldi Rimpatrio. Ragusa 1945. Ipotesi di invio della Divisione a Trieste, in appoggio alle forze alleate. info www. laguerradiliberazionelastoria. blogspot.com

IX/4/596. Ricerca per il Centenario. Titolo. “I Congressi dell’Istituto del Nastro Azzurro” 1923- 2023. Struttura ed analisi iconografica. La Ricerca è stata avviata in Ambito CESVAM, sulla base del materiale raccolto a seguito dei Convegni di Studio dell’ottobre 2021 e marzo 2022. Materiali raccoli per i primi 10 congressi. Iconografia disponibile. Per il mese di settembre ottobre si procederà alla raccolta del materiale per i congressi dal 13 al 22 e seguenti. Aggiornamento su www.istitutodelnastroazzurro.org/ comparto storia del Nastro Azzurro

IX/4/597. Progetto 2020/2 Ordinamenti. Il Volume dedicato al Quadro di Battaglia del Regio Esercito il 10 giugno 1940 è  stato inviato in tipografia sotto la data del 30 agosto 2022. Pubblicazione prevista per la fine del mese di settembre/metà ottobre

IX/4/598. Master di 1° Liv. in Storia Militare Contemporanea. La Sessione di Laurea Estiva, è fissata per la prima deca del mese di dicembre 2022 e si terrà, salvo imprevisti dell’ultima ora, in presenza.

IX/4/599. Ricerca per il Centenario. Titolo. “Le Corti d’Onore. Gli Statuti. I Regolamenti dell’Istituto del Nastro Azzurro”. Struttura ed analisi iconografica della componente giurisdizionale dell’Istituto dal 1923 ad oggi. La Ricerca è stata avviata in Ambito CESVAM, sulla base del materiale raccolto a seguito dei Convegni di Studio dell’ottobre 2021 e marzo 2022. Trascritti tutti i regolamenti Aggiornamento su www.istitutodelnastroazzurro.org/ comparto storia del Nastro Azzurro

IX/4/600 Prossimo INFOCESVAM sarà pubblicato il 1 novembre  2022. I precedenti numeri di Infocesvam (dal gennaio 2020) sono pubblica su www.cesvam.org e sul sito dell’Istituto del Nastro Azzurro/ comparto CESVAM.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

martedì 20 settembre 2022

Parte il nuovo anno accademico dei Master

 

L’Istituto del Nastro Azzurro, tramite il CESVAM – Centro Studi sul Valore Militare, ha attivato presso la Università degli Studi N. Cusano Telematica Roma master di 1° livello e corsi di perfezionamento  colti, nel quadro dei programmi accademici, a diffondere ed approfondire gli studi e le ricerche sul Valore Militare.

1.      Master di 1° Liv. In “Storia Militare Contemporanea. Dal 1796 ad oggi”.  presso la degli Studi N. Cusano Telematica Roma. Attivato dall’anno Accademico 2018/2019 (per laureati)

Iscrizione dal 1 settembre 2022. Info www.unicusano.it /master

 

Master di 1° Liv. In “ Politica Militare Comparata. Dal 1960 ad oggi. presso la degli Studi N. Cusano Telematica Roma. Attivato dall’anno Accademico 2020/2021 (per Laureati). Iscrizione dal 1 settembre 2022. Info www.unicusano.it /master

 

Master di 1° Liv. “Terrorismo ed Anti Terrorismo Internazionale”. presso la degli Studi N. Cusano Telematica Roma. Attivato dall’anno Accademico 2021/2022 (per Laureati). Iscrizione dal 1 settembre 2022. Info www.unicusano.it /master

 

Corso di Aggiornamento e Perfezionamento . “Terrorismo ed Antiterrorismo Internazionale. presso la degli Studi N. Cusano Telematica Roma.. Attivato dall’anno Accademico 2021/2022 (per Diplomati). Iscrizione dal 1 settembre 2022. Info www.unicusano.it /master

 

Ulteriori Indicazioni ed approfondimenti: info  didattica.cesvam@istitutonastroazzurro.org

domenica 11 settembre 2022

Massimo Coltrinari: Conferenza

  VENERDI' 28 OTTOBRE 

nel rinnovato Teatrino dell'Istituto Don Baronio, Via Mulini, 24 Cesena, con inizio alle 15,30 e termine previsto fra le 16,30 e le 17,00


 Conferenza su:

Aspetti conflittuali della posizione
 della Chiesa Ortodossa autocefala
 del Patriarcato di Mosca

mercoledì 31 agosto 2022

Osino: Ricerche su una foto del periodo di guerra


 Dal Cricolo Filatelico di Osimo si ha questa foto per avere dati circa il periodo. Si può ipotizzare che si è nella primavera del 1942 o tarda estate dello stesso anno per le uniformi indossate. Inoltre al bavero i militari hanno le stellette. Si presume che siano feriti in convalescenza, alcuni mutilati. 

mercoledì 10 agosto 2022

Mario Pietrangeli. Il MIlite Ignoto

 

La Memoria: Il Treno del Milite Ignoto 2022

 

Il Treno della Memoria, il Treno Commemorativo del Milite Ignoto 2021 Due novembre 1921 – 2 novembre 2021: l’anno scorso erano trascorsi 100 anni dall’arrivo alla stazione Roma Termini del treno su cui era stata posta la salma del Milite Ignoto. Un viaggio che le FS e il Reggimento Genio Ferrovieri di Castelmaggiore (BO) hanno consentito di rivivere grazie all’allestimento del Treno della Memoria, organizzato dal Ministero della Difesa in collaborazione con il Gruppo FS, che ha ripercorso le principali tappe compiute dal convoglio di un secolo fa. Partito il 29 ottobre del 2021 dai binari di Cervignano Aquileia, è giunto il 2 novembre 2021 a Roma Termini, dove è stato accolto dall’Amministratore Delegato di Ferrovie dello Stato Italiane e dai Ministri: della Difesa,  delle Politiche Giovanili e della Cultura Dal 5 all'8 novembre è stato poi al binario 1 della stazione Roma San Pietro, ospitando una mostra commemorativa di illustrazioni, pannelli e non solo. L’unità d'Italia divenne reale man mano che il Paese reale veniva collegato. Da quando l’Italia è unita, le ferrovie hanno ricoperto sempre un ruolo attivo nelle grandi disgrazie e nei momenti di Unità Nazionale. Il treno del Milite Ignoto nel 1921 nel suo transito unì tutto il Paese. Una locomotiva a vapore Gr. 740, bagagliaio 1926, Carro K, due carrozze “Centoporte”, una carrozza “Centoporte a salone”, un carro “Carnera”, carrozza prima classe “Az 10.000”, carrozza “Grillo”, una carrozza cuccette tipo "1957 T" e locomotiva diesel, sono questi i materiali del treno storico allestito da Fondazione FS Italiane e dal Reggimento Genio Ferrovieri che ha ripercorso le più importanti tappe (non tutte per motivi di sicurezza) compiute dal convoglio di un secolo fa, ospitando a bordo una mostra commemorativa (allestita da Reggimento Genio Ferrovieri).

 

Itinerario del Treno del Milite Ignoto 2022 (34 giorni di viaggio) Visto il successo della precedente iniziativa che ha visto migliaia di persone riversarsi nelle stazioni per attendere e per salutare con rispetto e con commozione il Treno del Milite Ignoto 2021 il Ministero della Difesa e la Soc FS hanno ritenuto opportuno far ripetere da FS e dal Genio Ferrovieri tale iniziativa seguendo il seguente itinerario (che interesserà gran parte delle regioni italiane comprese la Sardegna e la Sicilia):

 

DATA

Itinerario e Stazione di Sosta

05/10/2022

Invio del Treno dal Poligono ferroviario Militare del Reggimento Genio ferrovieri di Castelmaggiore BO a Trieste

06/10/2022

Sosta a Trieste per essere visitato

07/10/2022

Sosta a Trento per essere visitato

08/10/2022 sabato

Sosta a Milano Stazione FS Porta Garibaldi per essere visitato dalle 930 alle 1800

09/10/2022 domenica

Sosta a Torino Stazione Porta Nuova per essere visitato dalle 900 alle 1800

10/10/2022

Sosta a Aosta per essere visitato dalle 900 alle 1800

11/10/2022

Sosta a Genova Porta Principe per essere visitato dalle 900 alle 1800 e invio via Parma a Ancona

13/10/2022

Sosta a Ancona per essere visitato dalle 900 alle 1800 e invio via Fabriano - Fossato di Vico Gubbio – Gualdo Tadino -Nocera Umbra - Foligno a Perugia

14/10/2022 venerdì’

Sosta a Perugia per essere visitato dalle 900 alle 1800

15/10/2022 sabato

Trasferimento via Foligno - Terni - Rieti – Antrodoco – Cittaducale e Sosta a L’Aquila per essere visitato dalle 900 alle 1800

16/10/2022 domenica

Trasferimento e Sosta a Campobasso

17/10/2022 lunedì

Sosta Campobasso per essere visitato dalle 900 alle 1800

18/10/2022

Trasferimento via Termoli a Bari e Sosta Bari

19/10/2022

Sosta a Bari per essere visitato dalle 900 alle 1800

20/10/2022

Sosta a Potenza per essere visitato dalle 900 alle 1800

21/10/2022

Trasferimento a Catanzaro Lido (via ferrovia FS ionica)

22/10/2022

Sosta a Catanzaro Lido per essere visitato dalle 900 alle 1800 trasferimento via Reggio Calabria a Villa San Giovanni

23/10/2022

Trasferimento con traghetto FS da Villa San Giovanni a Messina

24/10/2022

Trasferimento con nave traghetto FS da Messina a Golfo Aranci Sardegna e successivo trasferimento via Ferrovia a Cagliari

26/10/2022 mercoledì

Sosta a Cagliari per essere visitato dalle 900 alle 1800 nei giorni successivi il treno sarà ritrasportato in Sicilia

31/10/2022 lunedì

Sosta a Palermo per essere visitato dalle 900 alle 1800

03/11/2022

Sosta a Napoli per essere visitato dalle 900 alle 1800

04/11/2022

Arrivo del treno alle 1000 a Roma Termini (presenza della autorità)

05/11/2022

Sosta del treno a Roma San Pietro per essere visitato dalle 900 alle 1800

06/11/2022 domenica

Invio del treno a Museo Pietrarsa e Evento Istituzionale

07/11/2022

Rientro a Castelmaggiore (34 giorni di viaggio)

 

 

sabato 23 luglio 2022

Quadro di Battaglia del Regio Esercito al 10 Giugno 1940.

 ARCHIVIO

8.3. Reale Corpo Truppe Coloniali della Libia

Motto “non concesso”

Campagne di Guerra:

1911-1912, Italo Turca

1913-1927, di Libia

1935-1936, Italo-Etiopica.

Ricompense al V.M.:  

. Alla Bandiera:

  1 Medaglia d’Oro, 2 d’Argento,

. Ai Battaglioni:

  4 d’Argento, 7 di Bronzo, 10 Croci di Guerra.

. Agli Ufficiali e Truppa:

  12 Medaglie d’Oro, 321 d’Argento, 759 di Bronzo, 891 Croci di

  Guerra.

Perdite in Combattimento:

. Ufficiali: morti 123, feriti 287, dispersi 6

. Truppa:  morti 1491, feriti 4539, dispersi, 450.

Festa (non è indicata)

 

Il Reale Corpo truppe coloniali della Libia, costituito dalla fusione dei due Reali Corpi della Tripolitania e della Cirenaica effettuata il 1 aprile 1935 , ha le sue origini nelle prime bande armate  che combatterono a fianco delle nostre truppe e furono incaricate  del servizio di polizia delle oasi durate la campagna italo-turca 1911-1912.  Alle originarie formazioni del Garian . del Sahel, del Tachuna, del febbraio 1912, si aggiunsero presto quelle del Zanzur , di Misurata e di Homs.

Il I battaglione libico ebbe vita nel settembre dello stesso anno e nel 1913 le nostre forze coloniali ascendevano già a 6 battaglioni di fanteria libica . 3 squadroni savari. 1 squadrone di meharisti 1 batteria da montagna, 1 sezione cammellata, 1 corpo degli zaptiè ed 8 bande armate inquadrate da nostri ufficiali. Durante e dopo la grande guerra le forze libiche si accrebbero notevolmente; aggiunsero altre formazioni sahariane ed alcune motorizzate e, completate con reparti CC.NN. e squadriglie di aviazione, crearono un armonico e perfetto strumento di guerra.

Il Reale Corpo truppe coloniali della Libia accoglie e tramanda le tradizioni delle splendide truppe di colore della Tripolitania e della Cirenaica, che si batterono valorosamente stendendo l’occupazione fino ai più lontani centri abitati; sostennero aspri combattimenti nelle vicende del periodo 1015-1918 parteciparono alla rioccupazione di Misurata  nel 1922; alla riconquista di Agedabia, nel 1923 di Giarabub, nel 1926; alle operazioni el su bengasino; alla conquista del Fezzan, nel 1930; alla occupazione di Cufra il 2° gennaio 1931, sostenendo lotte violente fino alla completa pacificazione della Libia.

Decorato con medaglia d’oro al valor militare per le innumerevoli prove del più fulgido eroismo offerto dalle sue truppe durante la guerra italo-etiopica 1935-1936 per la consacrazione dell’Impero, il Reale Corpo truppe coloniali della Libia vanta ancora due medaglie d’argento conferite a ai RR Corpo della Tripolitania e della Cirenaica, sintesi di lealtà e di valore l’uno, che in cento combattimento seppe conquistare, difendere e conservare all’Italia  la maggiore colonia; magnifico strumento di guerra l’altro, che in nove anni di lotta dura, aspra, difficile, tenacissima portò di vittoria in vittoria  il nome e la civiltà di Roma dalla costa fino al cuore  dell’inviolato deserto libico (Cufra)

Il Corpo vanta inoltre 4 medaglie d’argento, 6 medaglie di bronzo e 9 croci al valore, guadagnate dai suoi battaglioni nelle varie vicende della guerra.

(massimo Coltrinari)

venerdì 22 luglio 2022

Collana I Quaderni del nastro Azzurro. Richiesta Notizie

 ARCHIVIO

 Materiali per il Centenario


La copia qui riprodotta attesta che esisteva negli anni che vanno dal secondo dopo guerra alla fine del secolo che era stata pubblicata una "Collana di quaderni del Nastro Azzurro" Questo riprodotto è il n. 17.

 Si è nella necessità di conoscere ulteriori informazioni su questa collana e gli eventuali titoli. Prendere contatto con Dott.ssa Chiara Mastrantonio. alla email: ricerca.cesvam@istitutonastro azzurro.org 

giovedì 21 luglio 2022

domenica 17 luglio 2022

Le forze Volontarie della II Guerra d'Indipendenza

 APPROFONDIMENTI

1859, 

i Cacciatori delle Alpi nella II guerra d’indipendenza

 

di

Osvaldo Biribicchi

 

 

Il termine Cacciatori, nel secolo XIX, indicava la fanteria cosiddetta leggera in quanto dotata di armamento ed equipaggiamento leggeri. In particolare, almeno nella fase iniziale, si chiamavano cosi le milizie che sorgevano spontaneamente per combattere l'oppressore ed affermare i principi di nazionalità. I componenti di questi reparti irregolari erano caratterizzati, a tutti i livelli, da audacia e spregiudicatezza, doti queste che ne esaltavano l'impiego nell'esplorazione, nei colpi di mano e nelle azioni offensive. In Italia è rimasto particolarmente famoso il Corpo dei Cacciatori delle Alpi, fondato nel 1859.

Per meglio comprendere la nascita di questo particolare Corpo, è necessario conoscere sommariamente la situazione politica, in quel periodo, nel regno sabaudo.

Solo pochi mesi prima, a luglio del 1858, si era svolto a Plombières, una cittadina termale della Francia orientale, un convegno segreto tra il Presidente del Consiglio dei Ministri piemontesi, Camillo Benso Conte di Cavour, e l'imperatore francese Napoleone III.

Nel corso di quell'incontro, Napoleone III si impegnò ad intervenire contro l'Austria, a fianco del Piemonte, nel caso in cui quest'ultimo fosse stato aggredito dagli austriaci. In caso di vittoria, sarebbe stato creato sotto Casa Savoia un Regno dell’Alta Italia comprendente il Lombardo-Veneto, i Ducati di Modena, di Parma e le Legazioni pontificie; mentre la Francia, in cambio dell'aiu­to prestato, si sarebbe annessa la Sa­voia e la città di Nizza appartenenti al Regno di Sardegna. Cavour, ottenuto dalla Francia l'impegno a scendere in campo militarmente, si adoperò in tutti i modi per provocare l'Austria affinché facesse il primo passo verso la guerra.

Gli inizi del 1859 furono caratterizzati da segnali che preannunciavano l'imminenza di un conflitto. Il re Vittorio Emanuele II, in un discorso al parlamento, pronunciò la celebre frase: ”...non siamo insensibili al grido di dolore che da tanti parti d'Italia si leva verso di noi” che aveva tutto il sapore di una aperta sfida all'Austria. Cavour, da parte sua, sull'onda delle emozioni che il discorso del re aveva suscitato, permise e favorì l'arruolamento di volontari provenienti da tutta l'Italia, in particolare dal Lombardo–Veneto, da affiancare all’esercito regolare. Il 17 marzo 1859 con decreto reale veniva istituito il Corpo dei Cacciatori delle Alpi, al comando di Giuseppe Garibaldi, nominato per l'occasione Maggior Generale dell'esercito sardo, ed alle dipendenze del Ministero degli Interni.

Al neocostituito Corpo, però, non vennero assegnati i volontari migliori; questi ultimi furono inseriti nei ranghi dell'esercito regolare. A Garibaldi vennero dati i più giovani, con scarsa o nulla esperienza militare, i più anziani e quelli scartati per difetti fisici. Di contro, gli ufficiali furono quelli voluti da lui, tutti valorosi combattenti che si erano distinti nel 1849 nella difesa della Repubblica Romana e di Venezia.

I Cacciatori delle Alpi erano poco più di tremila uomini ordinati in una brigata su tre reggimenti, senza artiglieria, con una cinquantina di cavalleggeri per l'esplorazione ed un efficiente ospedale da campo diretto dal medico milanese Agostino Bertani, esule a Genova, che avrà poi una funzione importante nella spedizione dei Mille. Il corpo sanitario dei “Cacciatori” fu insignito di medaglia di bronzo al valor militare per la alacre opera svolta.

Garibaldi ed i suoi uomini, dunque, indossarono l'uniforme dell'esercito sardo. Per l'addestramento, furono inviati nei depositi di Cuneo e Savigliano nonché a Rivoli presso Susa. Dei tre reggimenti, i primi due, i migliori, furono posti al comando del tenente colonnello Enrico Cosenz e del colonnello Giacomo Medici.

Mentre gli ufficiali di Garibaldi inquadravano i volontari, Cavour faceva, provocatoriamente, ammassare truppe sul confine con il Lombardo­-Veneto per compiere delle esercitazioni. L'Austria, allarmata, il 23 aprile 1859 ordinò al Pie­monte il disarmo immediato. Era l'aggressione tanto cercata da Cavour che, naturalmente, rifiutò e lasciò che la parola passasse alle armi.

Il 26 aprile 1859 l’Austria dichiarò guerra al Piemonte: iniziava la seconda guerra d'indipendenza. Il giorno seguente, l'esercito austriaco al comando del Generale Giulay varcò la frontiera piemontese. L'avanzata fu subito rallentata dall'allagamento delle risaie nel vercellese.

La Francia, da parte sua, come stabilito, inviò in aiuto dell'esercito sabaudo un forte contingente di cui Napoleone III ne assunse il comando supremo; alla metà di maggio circa 120.000 francesi erano concentrati nella zona di Alessandria.

I franco–piemontesi, con alcune puntate offensive verso Pavia, diedero agli austriaci l'impressione di voler penetrare in Lombardia da sud mentre, in realtà, si trattava di uno stratagemma per mascherare i veri piani che prevedevano di entrare in Lombardia da nord.

Il primo grosso combattimento avvenne a Montebello[1], il 20 maggio 1859, dove gli austriaci furono battuti dall'azione congiunta della cavalleria sarda e della fanteria francese; dieci giorni dopo a Palestro[2] gli austriaci subirono una ulteriore sconfitta, a seguito della quale decisero di riattraversare il Ticino per attestarsi a difesa della frontiera lombardo-veneta.

Garibaldi, intanto, con i suoi Cacciatori delle Alpi, il 23 maggio aveva attraversato risolutamente il Ticino e sorpreso nella notte il presidio austriaco di Sesto Calende. La notte successiva, dopo aver vinto le resistenze austriache, entrò a Varese accolto da una folla di cittadini in delirio. Gli austriaci, a questo punto, gli inviarono incontro una Divisione di tremila uomini, potentemente armata, al comando del Generale Urban. I Cacciatori furono sottoposti ad un incessante fuoco di artiglieria ma non indietreggiarono, resistettero fino a quando la fanteria austriaca non fu che “a 50 passi di distanza”, come aveva loro ordinato Garibaldi, e poi gli riversarono addosso una micidiale scarica di pallottole. Subito dopo, in pieno stile garibaldino, si avventarono alla baionetta sul nemico.

Gli austriaci, sotto l'incalzare dei Cacciatori delle Alpi, si ritirarono disordinatamente. Garibaldi non poteva fermarsi, sarebbe diventato un facile bersaglio per il nemico, la sua doveva essere una guerra di movimento. Si avviò, pertanto, verso Como facendo credere al nemico di passare per Camerlata invece passò per San Fermo dove superò, dopo uno scontro sanguinoso, la forte resistenza austriaca.

Di notte entrò a Como, anche qui accolto festosamente dalla popolazione. Garibaldi era riuscito ad ottenere l'allontanamento degli austriaci da tutta la zona lombarda del lago Maggiore e, dopo una serie di spostamenti tattici, puntò su Lecco e da lì a Bergamo dove vi entrò l'8 giugno alla testa dei suoi Cacciatori. Qui, l'11 giugno, con una solenne cerimonia, consegnò ai suoi uomini le onorificenze ricevute dal governo e lesse un ordine del giorno, emanato in nome del re, in cui erano esaltate le imprese del piccolo Corpo. La sera stessa si mise in marcia per Brescia ove vi entrò il 13 giugno.

I franco-sardi, nel frattempo, il 4 giugno avevano sconfitto gli austriaci a Magenta[3] aprendosi così la strada verso Milano ove, l'8 giugno, vi entravano fianco a fianco Napoleone III e Vittorio Emanuele II.

Gli austriaci ripiegarono verso il Quadrilatero (Mantova, Verona, Peschiera e Legnago) per una difesa ad oltranza ma il giovane imperatore Francesco Giuseppe assunse il comando diretto delle operazioni e riprese subito l'offensiva.

Il 24 giugno sulle alture di San Martino e Solferino, a sud del lago di Garda, su un fronte di una quindicina di chilometri si affrontarono circa 300.000 uomini, fra austriaci e franco– piemontesi, con oltre 26.000 cavalli e 1.500 pezzi di artiglieria.

In questo fatto d'arme, i Cacciatori delle Alpi ebbero un ruolo molto importante sul piano strategico in quanto dalle Prealpi lombarde minacciavano – puntando verso la valle dell'Adige – le spalle dell'Armata austriaca dislocata nel Quadrilatero.

La battaglia di San Martino e Solferino, l'ultima della II guerra di indipendenza, si risolse con la vittoria dei franco–piemontesi ma ad un prezzo altissimo di vite umane. Essa non fu solo la più sanguinosa tra quelle combattute nelle guerre d'indipendenza, ma una delle più sanguinose combattute fino ad allora in Europa. Alla sera del 24 giugno, sul campo di battaglia giacevano 40.000 uomini, di cui 11.000 morti e 29.000 feriti. Di questi ultimi, 5.000 morirono nei giorni successivi per i postumi delle ferite riportate. Napoleone III, condizionato dai cattolici francesi per i possibili danni che il prolungarsi della guerra di indipendenza italiana avrebbe finito per arrecare oltre che alla Francia stessa anche allo Stato pontificio, propose a Francesco Giuseppe, all'insaputa di Cavour, un armistizio poi firmato a Villafranca l'11 luglio 1859. Il 10 novembre a Zurigo veniva siglata la pace che poneva fine alla guerra ed imponeva all’Austria la cessione, per il tramite della Francia, della sola Lombardia al Regno Sardo ed il ritorno dei sovrani spodestati nei ducati di Modena, Parma e nel Granducato di Toscana.

Vittorio Emanuele II accettò suo malgrado, mentre Cavour sentendosi ingannato da Napoleone III si dimise da primo ministro.

I Cacciatori delle Alpi all’atto dell’armistizio superavano i 12.000 uomini, articolati su cinque reggimenti, «ed occupavano le quattro vallate: Valtellina, Camonica, Sabbia e Trompia, sino alla frontiera col Tirolo»[4].

Con la fine della seconda guerra di indipendenza gli austriaci non erano stati annientati ed il Veneto, contrariamente alle aspettative, era rimasto nelle loro mani.

«La brusca interruzione della guerra costituiva una palese violazione dei patti di alleanza tra i due paesi (Il Piemonte e la Francia), e così la promessa dell’indipendenza dell’Italia settentrionale, dal Ticino all’Adriatico, svaniva completamente. L’interruzione della seconda guerra d’Indipendenza, portò come conseguenza un malcontento fra gli appartenenti al Corpo Garibaldino dei Cacciatori delle Alpi, molti dei quali diedero le dimissioni per protesta, in seguito alla fusione del Corpo Garibaldino con l’Esercito nazionale [] Anche Garibaldi lasciava, allora, con comprensibile cruccio il Comando dei Cacciatori delle Alpi ed indirizzava a Vittorio Emanuele II una lettera, datata da Lovere, 1 agosto 1859, che però non giunse mai a destinazione»[5].

Gli anni immediatamente successivi furono, comunque, importanti. Il 1860 fu l'anno dei plebisciti per l'annessione al Piemonte dell'Italia centrale e dell'ex regno borbonico; sempre in quell'anno Nizza e la Savoia furono cedute alla Francia e Garibaldi, alla testa dei Mille, sbarcò in Sicilia.

 

 

 

 

Bibliografia sommaria

Bertini Enrico, TIMOTEO RIBOLI Medico di Garibaldi, 1986.

Garibaldi Giuseppe, Memorie con una Appendice di Scritti Politici, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano.

 

Sitografia sommaria

https://www.battagliadimagenta.it/pubblicazioni/opere_pubbliche/Opere_Pubbliche_Dettaglio.asp?ID_M=10&ID=43

http://www.carabinieri.it/arma/ieri/storia/vista-da-2015/fascicolo-9/il-ruolo-dell-arma-nella-guerra-del-1859/i-cacciatori-delle-alpi

http://www.150anni-lanostrastoria.it/index.php/ii-guerra-indipendenza

https://www.centrodellamemoriasavigliano.it/giacomomedici/

http://www.combattentiliberazione.it/seconda-guerra-dindipendenza-1859

https://comune.magenta.mi.it/aree-tematiche/cultura/

https://www.comune.montebellodellabattaglia.pv.it/m-vivere/m-infoutili/storia

http://www.comune.palestro.pv.it/it-it/vivere-il-comune/cosa-vedere/ossario-1893-22321-1-44d9415912f732cd2a5df066f0ffa96f

https://www.difesa.it/Content/150anniversario/Pagine/LeBattaglieSolferinoeSanMartino.aspx

http://notes9.senato.it/Web/senregno.nsf/96ec2bcd072560f1c125785d0059806a/80cfa982dfdabe7e4125646f005a8000?OpenDocument

 

 



[1] In ricordo della battaglia combattuta nel 1859, il comune di Montebello, in provincia di Pavia, nel 1958 ha ricevuto il nome di Montebello della Battaglia.

[2] Nel comune di Palestro, in provincia di Pavia, il 28 maggio 1893 fu inaugurato un Ossario per conservare le reliquie dei Caduti piemontesi, francesi ed austriaci nelle battaglie del 30 e 31 maggio 1859.

[3] A Magenta, in provincia di Milano, il 4 giugno 1872 fu inaugurato un Ossario per conservare le reliquie dei Caduti piemontesi, francesi ed austriaci nella battaglia del 4 giugno 1859.

[4] Garibaldi Giuseppe, Memorie con una Appendice di Scritti Politici, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano, 1998, p. 232.

 

[5] Bertini Enrico, TIMOTEO RIBOLI Medico di Garibaldi, 1986, p. 178.