Una nota sul convegno è stata pubblicata, a cura di Anastasia Latini, con data 20 marzo 2015 su
Www. Studentiecultori.blogspot.com
qui di seguito riportiamo un intervento di
Marco Caroni,
frequentatore del Master di Geopolitica e Sicurezza 2015
Il seminario che si è tenuto l’11 marzo 2015 presso l’Università La Sapienza di Roma, organizzato dal
Dipartimento di Scienze Politiche, ha avuto come oggetto “L’Italia e il Mare tra geopolitica, sicurezza nazionale e
strategia economica”.
Il seminario, cui hanno preso parte numerose autorità civili e militari, ha analizzato il tema della centralità
dell’Italia nel “Mare nostrum” e della sua strategia marittima.
Il Mediterraneo può essere definito come un mare “interno”, fortemente antropizzato, che suddivide la
massa continentale dell’Eurasia da quella Africana. L’importanza del Mediterraneo non risulta dalle sue
dimensioni, in quanto rappresenta solo l’1% delle acque del pianeta, ma dalla centralità culturale,
commerciale e geopolitica che ha avuto nel corso dei secoli.
Il Mediterraneo rappresenta attualmente la più importante zona di frizione tra Occidente ed Islam.
Sulla sponda nord del Mediterraneo si affacciano Stati di impostazione vestfaliana, caratterizzati da
istituzioni democratiche, mercato capitalistico e omogeneità culturale, ma soggetti ad una implosione
demografica rapida e gravissima.
Sulla sponda sud del Mediteranno le condizioni di rovesciano a specchio. Gli Stati frutto del processo di
decolonizzazione, sono caratterizzati da dittature o istituzioni non democratiche (nonostante le primavere
arabe), mercato protetto e divisioni tribali/religiose, ma soggetti ad una deflagrazione demografica senza
precedenti.
In mezzo circolano rilevantissimi flussi commerciali (nel Mediterraneo transita il 19% del commercio
mondiale), energetici (le zone contermini del Mediterraneo sono ricche di petrolio e gas naturale) e migratori
(gli abitanti della sponda sud del Mediterraneo premono sulle strutture sociali dei paesi occidentali).
Come si inserisce l’Italia in questo scenario? L’Italia, pur essendo collocata come una spada nel cuore del
Mediterraneo e costituendo un hub logistico naturale, è sostanzialmente un paese “amarittimo”.
Con questo si vuole sostanziare il fatto che l’Italia, pur essendo un paese marittimo per vocazione naturale,
non riesce a cogliere le opportunità derivanti dalla sua posizione ma subisce unicamente gli svantaggi della
stessa. In pratica c’è stata poca attenzione, da parte delle élite che hanno governato l’Italia, alle potenzialità
marittime del paese.
In primo luogo l’inadeguata infrastrutturazione portuale fa si che l’Italia non riesca a catturare il notevole
flusso di naviglio portacontainer che attraversa il Mediterraneo e che per raggiungere il centro dell’Europa
preferisce i porti del Mare del Nord.
In secondo luogo l’Italia, pur esprimendo la quarta marineria del mondo, è priva di un Ministero ad hoc e
risultano anche insufficienti gli investimenti diretti ad una modernizzazione della Marina Militare.
In terzo luogo la destabilizzazione politica del Nord Africa ha reso l’Italia il principale paese di approdo dei
viaggi della disperazione, aprendo falle nel sistema di sicurezza.
Quali sono gli obiettivi di una neo-strategia marittima dell’Italia.
Il primo obiettivo è l’acquisizione da parte dell’Italia di una maggiore consapevolezza marittima. L’Italia,
con lo sviluppo costiero che la contraddistingue, è proiettata sul mare per ragioni geografiche e storiche. È
una portaerei naturale.
Il secondo obiettivo è quello di riorientare l’asse di intervento dell’Unione Europea, che oggi è totalmente
sbilanciato verso i paesi dell’area danubiano-balcanica, verso l’area del Mediterraneo. Sono necessari
maggiori investimenti per sostenere lo sviluppo economico dei paesi della riviera sud. Inoltre l’Italia e
l’Unione Europea hanno il compito di sostituire gli Stati Uniti nel loro progressivo sganciamento dal teatro
Mediterraneo, dovuto allo spostamento del baricentro degli interessi americani verso l’area dell’AsiaPacifico.
Il terzo obiettivo è la costituzione da parte dell’Italia di una zona economica esclusiva in analogia a quanto
praticato da altri paesi del Mediterraneo (Israele, Malta e Cipro in primis). Attualmente solo una superficie
pari ad 1/3 del Mediterraneo è costituito da acque internazionali. Il “deep sea” presenta importanti
opportunità di investimento dai noduli polimetallici ai giacimenti di idrocarburi.
Il quarto obiettivo è l’implementazione di una strategia di sfruttamento sostenibile del Mar Mediterraneo la
cosiddetta “blue growth”. Cioè lo sviluppo di una blu economy e il contrasto dei cambiamenti climatici che
interessano il Mediterraneo (invasione di specie aliene, salinizzazione delle acque, innalzamento della
temperatura, ecc.).
Il dato saliente che emerge da questo quadro di sintesi è che il Mar Mediteranno è fondamentale per la
sopravvivenza dell’Italia. E lo sarà sempre di più anche in futuro poiché i due driver che guidano la
globalizzazione sono da un lato internet e dall’altro il mare cioè le vie di comunicazione marittime.
Marco Caroni
(excaro@alice.it)
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