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lunedì 15 dicembre 2014

Ancona 12 Dicembre 2014 Calendesercito. 2015 La presentazione.

 PRESENTAZIONE DEL CALENDARIO DELL'ESERCITO 2015 ALLA PREFETTURA DI ANCONA

Il Vice Prefetto Vicario di Ancona
                        (Testo dell'intervento del Gen. B. Silvestro Rosario Moscella) 
Caro Massimo, dopo cotanto intervento, a me il compito, gradito quanto ardo, di chiudere questa serata con qualche riflessione conclusive.
Il quadro di riferimento storico, prodomico al nostro ingresso nel Primo Conflitto Mondiale, era, come tu hai brillantemente ed esaurientemente rievocato, complesso, articolato e particolarmente precario sia dal punto di vista delle relazioni tra Stati sia per le spinte nazionalistiche che, diffusamente in tutta Europa, caratterizzavano la situazione interna di numerosi Stati, non ultime le potenze del tempo.
La guerra, a quel tempo, in un Europa ancora “ottocentesca”, era considerata il passaggio ineludibile per la risoluzione di annose dispute economico-territoriali e, spesso, nel contempo, come strumento di cui i governanti dell’epoca si serviranno per distrarre l’opinione pubblica interna ovvero per attirarne il sostegno.
Per il nostro Paese, in ogni caso, aldilà di ogni analisi e/o tentazione di revisionismo storico, si trattò davvero dell’ultimo capitolo del nostro risorgimento, quello cioè che sancì definitivamente l’unità del territorio e del popolo della Nazione italiana.
Questa è la chiave di lettura che auspicherei prevalesse, alla fine, quando, con le correnti commemorazioni del suo centenario, ci si rivolge alla Prima Guerra Mondiale, riguardandola come passaggio fondamentale della storia nazionale oltreché di quella europea. Passaggi cui tutti gli Italiani, anche quelli che ancora “ non sapevano di esserlo”con immenso e generoso sacrificio, contribuirono.
Ed ai soldati dell’Esercito Italiano, che da un tale sacrificio, rappresentano il simbolo più alto nonché l’espressione più genuina dei valori e del sentimento di patria, va il pensiero più profondo e, lasciatemelo dire, più caro e commosso.
Ad un siffatto quadro di riferimento, come questa sera abbiamo avuto modo di acquisirne coscienza e conoscenza, le Marche e la sua gente non sono affatto estranei. L’attribuzione di denominazioni marchigiane a Reparti e Grandi Unità di fanteria non costituisce un aspetto di mera curiosità storica ma, al pari di tanti altri esempi sul territorio nazionale, si identifica con l’obiettivo di costruire quel senso di identità nazionale che, all’indomani del neonato Regno d’Italia, faceva fatica ad emergere. Questo l’aspetto ordinativo che, da solo, non è sicuramente sufficiente a delineare i contorni del legame tra questa regione ed il conflitto mondiale, anche perché nelle citate unità non necessariamente venivano inquadrati soldati di provenienza marchigiana.
Nelle successive conferenze si avrà sicuramente modo di porre in altrettanta evidenza il valore umano ed il livello di coinvolgimento delle Marche nella Grande Guerra, sottolineando con ciò, oltre ad altri aspetti, il valore ed il sacrificio del soldato marchigiano di cento anni fa.
Dopo queste brevi considerazioni finali, ringrazio ancora una volta tutte le autorità ed i gentili ospiti.”
Alcuni intervenuti, tra cui il Vice Presidente della Accademia di Oplologia e Militaria, Massimo Ossidi

Il terzo intervento esplicativo e quanto ai interessante è quello riferito alla presentazione del Calendario dell’Esercito per il 2015. Un evento che simbolicamente introduce alla data centenaria della Pria Guerra Mondiale e che ha avuto la sua presentazione nei saloni della Prefettura di Ancona. Il Comandante del Comando Militare Esercito così si è espresso in quella circostanza:

“…… per l’Esercito, il tema del Calendario 2015 non poteva che riguardare il centenario dell’inizio della Grande Guerra. La Presentazione di tale opera rientra in un più vasto progetto interministeriale ed interdisciplinare, da tempo avviato dalla presidenza del Consiglio dei Ministri. Un progetto volto a rievocare, in chiave celebrativa, un evento locale che ha cambiato l’Italia e l’Europa e che è entrato nella vita di tutte le famiglie italiane nonché ricordato dalle migliaia di monumenti esistenti in tutti i comuni d’Italia.
“La Grande Guerra…un popolo in armi”, non è un elenco di battaglie, bensì uno spaccato dell’Italia di allora che si incentra sul rapporto tra Esercito e Società, un rapporto intenso e totalizzante, proprio perché l’Esercito era, per molti versi, la Società italiana stessa.
Il percorso seguito, dal punto di vista storico, culturale e grafico, attraversa tutta la realtà del tempo, le esamina nell’ottica dello sforzo bellico dell’intera nazione e rafforza la consapevolezza che l’Esercito italiano, proprio attraverso la tragica esperienza della Grande Guerra, ha contribuito, in maniera determinante, a creare quella comune base di valori che ha dato significato pieno alla famosa frase di D’Azeglio “Fatta l’Italia, bisogna fare gli Italiani”.
Il progetto editoriale, che ne è scaturito, ha inteso riproporre in chiave giornalistica, tipica dell’epoca, l’Italia del 1915-1918, focalizzando l’attenzione oltre che sulle immagini, anche sui testi che rappresentano, in modo appassionato e partecipato, il ruolo dell’Esercito Italiano come elemento catalizzatore della nuova identità nazionale.
Sono Personaggi e Persone che servono a fotografare un’epoca con parole che fanno riflettere e immagini che vivificano i ricordi di guerra. I concetti chiave non sono espressi in ordine cronologico ma sono distribuiti nel 12 mesi.
Il nostro racconto della Grande Guerra inizia nella seconda di Copertina, con l’immagine di due soldati che stanno scrivendo, simbolicamente rappresentano la nostra storia. E’ presente anche l’immagine del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, gen. C.A. Claudio Graziano con il suo indirizzo di Saluto.
 A Gennaio raccontiamo la mobilitazione, Istituto che contribuì  a chiamare alle armi oltre 5 milioni di uomini, il 97% degli Italiani abili; un impiego senza precedenti che ha alimentato lo sforzo bellico nei tre lunghi anni di guerra. Sono le parole del Diario del Sergente Angelo Roncalli, futuro papa Giovanni XXIII, richiamato nel Regio Corpo della Sanità Militare, ad immergerci nella realtà del 23 maggio 1915.
“Domani parto per il servizio militare in sanità. Dove mi manderanno?Forse sul fronte nemico? Tornerò a Bergamo, oppure il Signore mi ha preparato la mia ultima ora sul campo di guerra? Nulla so; questo solamente voglio, la volontà di Dio in tutto è sempre, e la sua gloria nel sacrifico completo del mio essere. Così e solo così penso di mantenermi all’altezza della mia vocazione e di mostrare a fatti il mio vero amore per la Patria e per le anime dei miei fratelli. Lo spirito è pronto e lieto. Signore Gesù mantenetemi sempre in queste disposizioni. Maria, mia buona mamma, aiutatami ut  in omnibus  glorificetur christus. Sotto il Monte 23 maggio 1915.”

Il Comandante del Comando Militare Esercito "Marche", gen. B. Silvestro Rosario Moschella mentre tiene il suo discorso
Il mese di febbraio è dedicato alla realtà contadina, Scipio Slataper, scrittore triestino, inizialmente molto critico nei confronti delle tesi irredentiste che ispiravano i popoli a completare la propria unità nazionale, acquisendo terre soggette al dominio straniero (terre irredente), allo scoppio della Prima Guerra Mondiale si arruolò volontario, come molti altri triestini, nel Regio Esercito Italiano raggiungendo il grado di sottotenente nel 1° Reggimento “Re” e morì al fronte combattendo sul Monte Podgora (toponimo sloveno della località Piedimonte del Calvario, ora nel comune di Gorizia). Per il suo sacrificio gli fu concessa la Medaglia d’Argento al Valor Militare nel suo diario coglie l’essenza dell’animo contadino del popolo italiano e ne esalta lo spirito ed i sentimenti.
“Ieri sono arrivati i 600 richiamati della classe dell’84. Tutti padri di famiglia. Li vedevo sfilare, gravi sotto lo zaino….Salivano la li abbiamo accantonati. Pensavo che somma di affetti, interessi, speranze essi trascinavano con sé, stanchi dalla marcia. E pure obbedienti e calmi come se sapessero che bisogna rassegnare . La vita nelle mani di qualche cosa che val più di loro. Questo è l’entusiasmo vero, non quello dei giornali. Il popolo italiano checché ne dicano i cantastorie, è un popolo calmo. Forse anzi la calma intima, profonda, quasi religiosa è la sua vera qualità. E’ un popolo paziente, sano, contadino. E in questo io mi sento assai italiano..”[1]
Oltre agli Italiani al fronte, ci furono un milione di civili, uomini donne, impiegate nella produzione industriale a sostegno allo sforzo bellico. Agli operai e l’industria dedicato il mese di marzo. Gli intellettuali e artisti ebbero un ruolo attivo nel conflitto e molti di loro si arruolarono come volontari nel Regio Esercito: D’Annunzio, Montale, Palazzeschi, Pertini solo per citare alcuni nomi. Il mese di aprile richiama alla memoria gli scritti di Cesare Battisti, eroica patriota che viene ricordato per la sua tenace e intensa propaganda a favore della causa italiana per riannettere i territori italiani dall’Austria e per gli atti eroici compiuti al fronte il mese ricorda anche il sottotenente Carlo Stuparich, patriota e scrittore triestino decorato con la medaglia d’oro al valor militare, anch’egli volontario della grande guerra che, dopo aver perduto tutti i suoi uomini, morì suicida per non cadere nelle mani del nemico.
 “Cara Signora… talvolta vedendomi riflesso nelle vetrine e negli specchi, mi fermo un po’ stupito e triste; un anno fa avevo davanti il mare e attorno la famiglia, e la guerra era per me come una storia passata, come un romando da leggersi nella quiete della mia camera ben munita di libri. Ora sono un esperto ella guerra e della vita di guerra; ora sono un sottotenente abbastanza fine. Comando un plotone di uomini di quarant’anni! Povero me, come stonato mi sento! “Present’arm!” Quanti capelli bianchi, teste bianche, grigie e rigide… Sono gente paziente, molti occhi e baffi di buoni padri di famiglia. Sono della classe del 76… li abbiamo dovuti vestire, armare, ordinare.. anche condurli al bagno ed all’istruzione.”[2]
Il mese di maggio tratta della società e religione significando che proprio nel periodo bellico, l’organizzazione militare comprese la necessità di rispondere alle esigenze di tutti i soldati, garantendo libertà di culto e professione di fede, con pari dignità, oltre che ai cattolici anche agli evangelici ed agli israeliti.


Il mese di giugno è dedicato all’altro cardine della nostra cultura: la famiglia. Il legame con i propri cari lontani ed il timore di non riuscire a tornare da loro, sono i temi ricorrenti in cui, sentimenti ed emozioni emergono in tutta la loro forza.
“…tutte le notti mi sveglio, e non mi sembra vero di essere a qua, mi sogno sempre che sono in mezzo a voi ed alle mie care bambine. In quanto poi a stare male, più peggio di così non potevo capitare, neanche per il mangiare, come per il dormire, telo dicevo io a casa, ed ora ti do a dire che sono 15 o 16 giorni non ci siamo ancora spogliati, senza coperta soltanto con la mantellina; e si dorme per terra con un freddo, per fortuna adesso ormai ci siamo abituati, poi si sdraiamo uno accordo all’altro per stare più caldi…..”[3]
Ma sono le Istituzione a stupirci, ancora una volta, con la loro capacità di adeguarsi velocemente alle nuove esigenze: è il caso di matrimonio per procura.
Nelle due pagine centrali sono raccolte alcune curiosità nella Grande Guerra. Oltre alle interessanti informazioni che si possono reperire abbiamo voluto rendere omaggio a due personaggi storici: un alpinista austriaco, Sepp Innerkofler che ha combattuto con l’Imperial Regio Esercito Asburgico ma che è stato seppellito, in segno di rispetto, dagli alpini italiani, sulla cima dolomitica del Monte Paterno (Cadore); ed Ernest Hemingway, celeberrimo scrittore, ricordiamo tutti “Addio alle armi” che fu protagonista sul fronte italiano come volontario della Croce Rossa Americana in qualità di assistente di Trincea, meritando la medaglia d’argento al valor militare per aver salvato in battaglia alcuni suoi commilitoni.
Nel mese di luglio dedicato alle donne, ci ricorda che tutta la società visse la Grande Guerra: gli uomini al fronte e le donne nei campi, nelle industrie, nella sanità o, come nel caso delle portatrici carniche, anch’esse al fronte, con incarichi logistici in supporto alle prime linee. A Maria Plozner Mentil, medaglia d’oro al Valor militare, era intitolata la caserma di Paluzza, in provincia di Udine, non lontano dal luogo ove è morta il 15 febbraio 1916, colpita da un cecchino avversario.
“Modesti, rispettosi, pazienti, coraggiosi senza pompa ed eroici senza saperlo, gli operai e specialmente i contadini marchigiani, non furono purtroppo fra i più entusiasti della mia opera di bibliotecaria. La carità del natio loco non mi fa velo al giudizio. Quando mi fermavo carica di libro, davanti ai loro letti, difficilmente accettavano la mia offerta, e talora, più per un senso di riguardo e deferenza verso di me, che per convenzione di procurarsi un diletto. Spesso sentivo dirmi, con aria di ingenuità e d’indifferenza: “E chi sa legge?” come cosa naturale e sembra l’ombra del rimpianto”[4]
La prima linea, siamo in agosto, è il fronte è la linea del fuoco. I ricordi più vividi e tragici dell’esperienza di guerra sono indissolubilmente legati ad essa, la lettera di un soldato alla madre
“Mamma carissima, pochi minuti prima di andare all’assalto ti invio il mio pensiero affettuosissimo. Un fuoco infernale di artiglieria e di bombarde sconvolge nel momento che ti scrivo tutto il terreno attorno a noi.. Non avevo mai visto tanta rovina. E’ terribile, sembra che tutto debba essere inghiottito da una immensa fornace. Eppure, col tuo aiuto, coll’aiuto di Dio, da te fervidamente pregato, il mio animo e sereno. Farò il mio dovere fino all’ultimo”[5]
e la poesia scolpita nella galleria del Castelletto delle Tofane (Cortina) ne sono un esempio.
“Tutti avevano la faccia del Cristo nella livida aureola dell’elmetto. Tutti portavano l’insegna del supplizio nella croce della baionetta e nelle tasche il pane dell’ultima cena, e nella gola il pianto dell’ultimo addio.”[6]
Con l’arrivo dell’autunno, siamo nel mese di settembre sono le immagini e la poesia di Giuseppe Ungaretti a raccontare la trincea. Il poeta partecipò alla campagna interventista, per poi arruolarsi volontario nel 19° Reggimento fanteria, quando il 24 maggio 1915 l’Italia entrò in guerra. Combattè sul carso e in seguito a questa esperienza scrisse le poesie che, raccolte dall’amico Ettore Serra, vennero stampate in 80 copie.
“Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”[7]
Il mese di ottobre è dedicato ad un altro aspetto del periodo bellico:la propaganda. L’Esercito costituì il servizio “P”, antesignano di quello che oggi sono le attività di comunicazione e di pubblica informazione, ma con un occhi rivolto anche al benessere del personale. Non poteva mancare il riferimento alla terra italiana che più di ogni altra ha vissuto e sofferto la realtà bellica.
 Il mese di novembre è il tributo al Friuli Venezia Giulia.
Il Calendesercito 1915 termina il suo percorso narrativo con il mese di dicembre, dedicato alla vittoria.
Gentili ospiti, abbiamo raccontato l’Italia e L’Esercito attraverso le storie di Italiani nelle Grande Guerra, seguendo il filo della memoria, del sentimento e dell’emozione. Ciò è stato possibile anche grazie all’entusiastica adesione ed alla collaborazione degli eredi, di enti e di società che hanno concesso l’utilizzo a titolo gratuito delle rispettive opere e/o fotografie.
Concludo la mia presentazione lasciandovi adesso ad un breve filmato, realizzato con materiale video d’epoca girati da cineoperatori della forza armata, che ci permetterà di “vivere” più da vicino la grande guerra.
In successione, il generale Massimo Coltrinari, anconetano doc nonché affermato cultore e docente di Storia Militare ci intratterrà sul contesto politico-militare della Grande Guerra.

Gen. B. Silvestro Rosario Moscellla

Note Conclusive
Il Primo conflitto mondale, con il suo pesante e tragico carico di Vittime Militari e Civili, per il nostro Paese, in ogni caso, aldilà di ogni analisi e/o tentazione di revisionismo storico, rappresentò davvero l’ultimo capitolo del nostro risorgimento, quello cioè che sancì definitivamente l’Unità del territorio e del popolo della nazione italiana.
Questa è la chiave di lettura che auspicherei prevalesse alla fine, quando con le correnti commemorazioni del suo centenario, ci si rivolge alla Grande Guerra, rigaurdandola come passaggio fondamentale della Storia Nazionale oltreché di quella europea. Passaggio cui tutti gli italiani, anche quelli che ancora “non sapevano di esserlo” con immenso e generoso sacrifico, contribuirono.
Ed ai soldati dell’Esercito Italiano unitamente a quelli della  Marina Militare, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, che di quel sacrificio rappresentarono il simbolo più alto, nonché l’espressione più genuina dei valori e del sentimento di Patria, va il pensiero più profondo e, lasciando dire, più caro e commosso.
…….ci auguriamo che sfogliando Calendesercito 2015 “ la Grande Guerra…un popolo in armi” si possano vivere i sentimenti, le emozioni, la passione e gli ideali dei soldati di allora ma che sono ancora oggi il fondamento la guida, la forza e lo spirito degli uomini e delle donne dell’Esercito Italiano.
Ringraziando voi tutti per l’attenzione, vorrei cogliere, infine, l’opportunità per augurare a voi ed alle vostre famiglia un sereno Natale ed un felice Anno Nuovo.



[1] Lettera di un soldato a Don Alfredo Benvenuto Darrè parroco di Castelvecchio Pascoli. 16 aprile 1918
[2] Estratto da una lettera di Carlo Stuparich. Verona 21 agosto 1915
[3] Lettera di un soldato alla famiglia.
[4] Memorie di un insegnante di Forlì arruolatasi come crocerossina.
[5] Lettera di un soldato alla madre
[6] Poesia di un anonimo scolpita nella Galleria del Castelletto delle Tofane
[7] G. Ungaretti, Soldati, Arnaldo Mondadori Editore.




La cura dei particolari è stato uno dei segni peculiari della ottima organizzazione della presentazione

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