PRESENTAZIONE DEL CALENDARIO DELL'ESERCITO 2015 ALLA PREFETTURA DI ANCONA
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Il Vice Prefetto Vicario di Ancona |
(Testo dell'intervento del Gen. B. Silvestro Rosario Moscella)
“Caro Massimo, dopo cotanto intervento, a me il compito, gradito quanto
ardo, di chiudere questa serata con qualche riflessione conclusive.
Il quadro di riferimento storico, prodomico al nostro ingresso nel
Primo Conflitto Mondiale, era, come tu hai brillantemente ed esaurientemente
rievocato, complesso, articolato e particolarmente precario sia dal punto di
vista delle relazioni tra Stati sia per le spinte nazionalistiche che,
diffusamente in tutta Europa, caratterizzavano la situazione interna di numerosi
Stati, non ultime le potenze del tempo.
La guerra, a quel tempo, in un Europa ancora “ottocentesca”, era
considerata il passaggio ineludibile per la risoluzione di annose dispute
economico-territoriali e, spesso, nel contempo, come strumento di cui i
governanti dell’epoca si serviranno per distrarre l’opinione pubblica interna
ovvero per attirarne il sostegno.
Per il nostro Paese, in ogni caso, aldilà di ogni analisi e/o
tentazione di revisionismo storico, si trattò davvero dell’ultimo capitolo del
nostro risorgimento, quello cioè che sancì definitivamente l’unità del
territorio e del popolo della Nazione italiana.
Questa è la chiave di lettura che auspicherei prevalesse, alla fine,
quando, con le correnti commemorazioni del suo centenario, ci si rivolge alla
Prima Guerra Mondiale, riguardandola come passaggio fondamentale della storia
nazionale oltreché di quella europea. Passaggi cui tutti gli Italiani, anche
quelli che ancora “ non sapevano di esserlo”con immenso e generoso sacrificio,
contribuirono.
Ed ai soldati dell’Esercito Italiano, che da un tale sacrificio,
rappresentano il simbolo più alto nonché l’espressione più genuina dei valori e
del sentimento di patria, va il pensiero più profondo e, lasciatemelo dire, più
caro e commosso.
Ad un siffatto quadro di riferimento, come questa sera abbiamo avuto
modo di acquisirne coscienza e conoscenza, le Marche e la sua gente non sono
affatto estranei. L’attribuzione di denominazioni marchigiane a Reparti e
Grandi Unità di fanteria non costituisce un aspetto di mera curiosità storica
ma, al pari di tanti altri esempi sul territorio nazionale, si identifica con
l’obiettivo di costruire quel senso di identità nazionale che, all’indomani del
neonato Regno d’Italia, faceva fatica ad emergere. Questo l’aspetto ordinativo
che, da solo, non è sicuramente sufficiente a delineare i contorni del legame
tra questa regione ed il conflitto mondiale, anche perché nelle citate unità
non necessariamente venivano inquadrati soldati di provenienza marchigiana.
Nelle successive conferenze si avrà sicuramente modo di porre in
altrettanta evidenza il valore umano ed il livello di coinvolgimento delle
Marche nella Grande Guerra, sottolineando con ciò, oltre ad altri aspetti, il
valore ed il sacrificio del soldato marchigiano di cento anni fa.
Dopo queste brevi considerazioni finali, ringrazio ancora una volta
tutte le autorità ed i gentili ospiti.”
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Alcuni intervenuti, tra cui il Vice Presidente della Accademia di Oplologia e Militaria, Massimo Ossidi |
Il terzo intervento esplicativo e
quanto ai interessante è quello riferito alla presentazione del Calendario
dell’Esercito per il 2015. Un evento che simbolicamente introduce alla data
centenaria della Pria Guerra Mondiale e che ha avuto la sua presentazione nei
saloni della Prefettura di Ancona. Il Comandante del Comando Militare Esercito
così si è espresso in quella circostanza:
“…… per l’Esercito, il tema del Calendario 2015 non poteva che riguardare
il centenario dell’inizio della Grande Guerra. La Presentazione di tale opera
rientra in un più vasto progetto interministeriale ed interdisciplinare, da
tempo avviato dalla presidenza del Consiglio dei Ministri. Un progetto volto a
rievocare, in chiave celebrativa, un evento locale che ha cambiato l’Italia e
l’Europa e che è entrato nella vita di tutte le famiglie italiane nonché
ricordato dalle migliaia di monumenti esistenti in tutti i comuni d’Italia.
“La Grande Guerra…un popolo in armi”, non è un elenco di battaglie,
bensì uno spaccato dell’Italia di allora che si incentra sul rapporto tra
Esercito e Società, un rapporto intenso e totalizzante, proprio perché
l’Esercito era, per molti versi, la Società italiana stessa.
Il percorso seguito, dal punto di vista storico, culturale e grafico,
attraversa tutta la realtà del tempo, le esamina nell’ottica dello sforzo
bellico dell’intera nazione e rafforza la consapevolezza che l’Esercito
italiano, proprio attraverso la tragica esperienza della Grande Guerra, ha
contribuito, in maniera determinante, a creare quella comune base di valori che
ha dato significato pieno alla famosa frase di D’Azeglio “Fatta l’Italia,
bisogna fare gli Italiani”.
Il progetto editoriale, che ne è scaturito, ha inteso riproporre in
chiave giornalistica, tipica dell’epoca, l’Italia del 1915-1918, focalizzando
l’attenzione oltre che sulle immagini, anche sui testi che rappresentano, in
modo appassionato e partecipato, il ruolo dell’Esercito Italiano come elemento
catalizzatore della nuova identità nazionale.
Sono Personaggi e Persone che servono a fotografare un’epoca con parole
che fanno riflettere e immagini che vivificano i ricordi di guerra. I concetti
chiave non sono espressi in ordine cronologico ma sono distribuiti nel 12 mesi.
Il nostro racconto della Grande Guerra inizia nella seconda di
Copertina, con l’immagine di due soldati che stanno scrivendo, simbolicamente
rappresentano la nostra storia. E’ presente anche l’immagine del Capo di Stato
Maggiore dell’Esercito, gen. C.A. Claudio Graziano con il suo indirizzo di
Saluto.
A Gennaio raccontiamo la
mobilitazione, Istituto che contribuì a
chiamare alle armi oltre 5 milioni di uomini, il 97% degli Italiani abili; un
impiego senza precedenti che ha alimentato lo sforzo bellico nei tre lunghi
anni di guerra. Sono le parole del Diario del Sergente Angelo Roncalli, futuro
papa Giovanni XXIII, richiamato nel Regio Corpo della Sanità Militare, ad
immergerci nella realtà del 23 maggio 1915.
“Domani parto per il servizio
militare in sanità. Dove mi manderanno?Forse sul fronte nemico? Tornerò a
Bergamo, oppure il Signore mi ha preparato la mia ultima ora sul campo di
guerra? Nulla so; questo solamente voglio, la volontà di Dio in tutto è sempre,
e la sua gloria nel sacrifico completo del mio essere. Così e solo così penso
di mantenermi all’altezza della mia vocazione e di mostrare a fatti il mio vero
amore per la Patria e per le anime dei miei fratelli. Lo spirito è pronto e
lieto. Signore Gesù mantenetemi sempre in queste disposizioni. Maria, mia buona
mamma, aiutatami ut in omnibus glorificetur christus. Sotto il Monte 23
maggio 1915.”
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Il Comandante del Comando Militare Esercito "Marche", gen. B. Silvestro Rosario Moschella mentre tiene il suo discorso |
Il mese di febbraio è dedicato alla realtà contadina, Scipio Slataper,
scrittore triestino, inizialmente molto critico nei confronti delle tesi
irredentiste che ispiravano i popoli a completare la propria unità nazionale,
acquisendo terre soggette al dominio straniero (terre irredente), allo scoppio
della Prima Guerra Mondiale si arruolò volontario, come molti altri triestini,
nel Regio Esercito Italiano raggiungendo il grado di sottotenente nel 1°
Reggimento “Re” e morì al fronte combattendo sul Monte Podgora (toponimo
sloveno della località Piedimonte del Calvario, ora nel comune di Gorizia). Per
il suo sacrificio gli fu concessa la Medaglia d’Argento al Valor Militare nel
suo diario coglie l’essenza dell’animo contadino del popolo italiano e ne
esalta lo spirito ed i sentimenti.
“Ieri sono arrivati i 600
richiamati della classe dell’84. Tutti padri di famiglia. Li vedevo sfilare,
gravi sotto lo zaino….Salivano la li abbiamo accantonati. Pensavo che somma di
affetti, interessi, speranze essi trascinavano con sé, stanchi dalla marcia. E
pure obbedienti e calmi come se sapessero che bisogna rassegnare . La vita
nelle mani di qualche cosa che val più di loro. Questo è l’entusiasmo vero, non
quello dei giornali. Il popolo italiano checché ne dicano i cantastorie, è un
popolo calmo. Forse anzi la calma intima, profonda, quasi religiosa è la sua
vera qualità. E’ un popolo paziente, sano, contadino. E in questo io mi sento
assai italiano..”
Oltre agli Italiani al fronte, ci furono un milione di civili, uomini
donne, impiegate nella produzione industriale a sostegno allo sforzo bellico.
Agli operai e l’industria dedicato il mese di marzo. Gli intellettuali e
artisti ebbero un ruolo attivo nel conflitto e molti di loro si arruolarono
come volontari nel Regio Esercito: D’Annunzio, Montale, Palazzeschi, Pertini
solo per citare alcuni nomi. Il mese di aprile richiama alla memoria gli
scritti di Cesare Battisti, eroica patriota che viene ricordato per la sua
tenace e intensa propaganda a favore della causa italiana per riannettere i
territori italiani dall’Austria e per gli atti eroici compiuti al fronte il
mese ricorda anche il sottotenente Carlo Stuparich, patriota e scrittore
triestino decorato con la medaglia d’oro al valor militare, anch’egli
volontario della grande guerra che, dopo aver perduto tutti i suoi uomini, morì
suicida per non cadere nelle mani del nemico.
“Cara Signora… talvolta
vedendomi riflesso nelle vetrine e negli specchi, mi fermo un po’ stupito e
triste; un anno fa avevo davanti il mare e attorno la famiglia, e la guerra era
per me come una storia passata, come un romando da leggersi nella quiete della
mia camera ben munita di libri. Ora sono un esperto ella guerra e della vita di
guerra; ora sono un sottotenente abbastanza fine. Comando un plotone di uomini
di quarant’anni! Povero me, come stonato mi sento! “Present’arm!” Quanti
capelli bianchi, teste bianche, grigie e rigide… Sono gente paziente, molti
occhi e baffi di buoni padri di famiglia. Sono della classe del 76… li abbiamo
dovuti vestire, armare, ordinare.. anche condurli al bagno ed all’istruzione.”
Il mese di maggio tratta della società e religione significando che
proprio nel periodo bellico, l’organizzazione militare comprese la necessità di
rispondere alle esigenze di tutti i soldati, garantendo libertà di culto e
professione di fede, con pari dignità, oltre che ai cattolici anche agli evangelici
ed agli israeliti.
Il mese di giugno è dedicato all’altro cardine della nostra cultura: la
famiglia. Il legame con i propri cari lontani ed il timore di non riuscire a
tornare da loro, sono i temi ricorrenti in cui, sentimenti ed emozioni emergono
in tutta la loro forza.
“…tutte le notti mi sveglio, e non
mi sembra vero di essere a qua, mi sogno sempre che sono in mezzo a voi ed alle
mie care bambine. In quanto poi a stare male, più peggio di così non potevo
capitare, neanche per il mangiare, come per il dormire, telo dicevo io a casa,
ed ora ti do a dire che sono 15 o 16 giorni non ci siamo ancora spogliati,
senza coperta soltanto con la mantellina; e si dorme per terra con un freddo,
per fortuna adesso ormai ci siamo abituati, poi si sdraiamo uno accordo
all’altro per stare più caldi…..”
Ma sono le Istituzione a stupirci, ancora una volta, con la loro
capacità di adeguarsi velocemente alle nuove esigenze: è il caso di matrimonio
per procura.
Nelle due pagine centrali sono raccolte alcune curiosità nella Grande
Guerra. Oltre alle interessanti informazioni che si possono reperire abbiamo
voluto rendere omaggio a due personaggi storici: un alpinista austriaco, Sepp
Innerkofler che ha combattuto con l’Imperial Regio Esercito Asburgico ma che è
stato seppellito, in segno di rispetto, dagli alpini italiani, sulla cima
dolomitica del Monte Paterno (Cadore); ed Ernest Hemingway, celeberrimo
scrittore, ricordiamo tutti “Addio alle armi” che fu protagonista sul fronte
italiano come volontario della Croce Rossa Americana in qualità di assistente
di Trincea, meritando la medaglia d’argento al valor militare per aver salvato
in battaglia alcuni suoi commilitoni.
Nel mese di luglio dedicato alle donne, ci ricorda che tutta la società
visse la Grande Guerra: gli uomini al fronte e le donne nei campi, nelle
industrie, nella sanità o, come nel caso delle portatrici carniche, anch’esse
al fronte, con incarichi logistici in supporto alle prime linee. A Maria
Plozner Mentil, medaglia d’oro al Valor militare, era intitolata la caserma di
Paluzza, in provincia di Udine, non lontano dal luogo ove è morta il 15
febbraio 1916, colpita da un cecchino avversario.
“Modesti, rispettosi, pazienti,
coraggiosi senza pompa ed eroici senza saperlo, gli operai e specialmente i
contadini marchigiani, non furono purtroppo fra i più entusiasti della mia
opera di bibliotecaria. La carità del natio loco non mi fa velo al giudizio.
Quando mi fermavo carica di libro, davanti ai loro letti, difficilmente
accettavano la mia offerta, e talora, più per un senso di riguardo e deferenza
verso di me, che per convenzione di procurarsi un diletto. Spesso sentivo
dirmi, con aria di ingenuità e d’indifferenza: “E chi sa legge?” come cosa
naturale e sembra l’ombra del rimpianto”
La prima linea, siamo in agosto, è il fronte è la linea del fuoco. I
ricordi più vividi e tragici dell’esperienza di guerra sono indissolubilmente
legati ad essa, la lettera di un soldato alla madre
“Mamma carissima, pochi minuti
prima di andare all’assalto ti invio il mio pensiero affettuosissimo. Un fuoco
infernale di artiglieria e di bombarde sconvolge nel momento che ti scrivo
tutto il terreno attorno a noi.. Non avevo mai visto tanta rovina. E’
terribile, sembra che tutto debba essere inghiottito da una immensa fornace.
Eppure, col tuo aiuto, coll’aiuto di Dio, da te fervidamente pregato, il mio
animo e sereno. Farò il mio dovere fino all’ultimo”
e la poesia scolpita nella galleria del Castelletto delle Tofane
(Cortina) ne sono un esempio.
“Tutti avevano la faccia del
Cristo nella livida aureola dell’elmetto. Tutti portavano l’insegna del
supplizio nella croce della baionetta e nelle tasche il pane dell’ultima cena,
e nella gola il pianto dell’ultimo addio.”
Con l’arrivo dell’autunno, siamo nel mese di settembre sono le immagini
e la poesia di Giuseppe Ungaretti a raccontare la trincea. Il poeta partecipò
alla campagna interventista, per poi arruolarsi volontario nel 19° Reggimento
fanteria, quando il 24 maggio 1915 l’Italia entrò in guerra. Combattè sul carso
e in seguito a questa esperienza scrisse le poesie che, raccolte dall’amico
Ettore Serra, vennero stampate in 80 copie.
“Si sta come d’autunno sugli
alberi le foglie”
Il mese di ottobre è dedicato ad un altro aspetto del periodo
bellico:la propaganda. L’Esercito costituì il servizio “P”, antesignano di quello
che oggi sono le attività di comunicazione e di pubblica informazione, ma con
un occhi rivolto anche al benessere del personale. Non poteva mancare il
riferimento alla terra italiana che più di ogni altra ha vissuto e sofferto la
realtà bellica.
Il mese di novembre è il tributo
al Friuli Venezia Giulia.
Il Calendesercito 1915 termina il suo percorso narrativo con il mese di
dicembre, dedicato alla vittoria.
Gentili ospiti, abbiamo raccontato l’Italia e L’Esercito attraverso le
storie di Italiani nelle Grande Guerra, seguendo il filo della memoria, del
sentimento e dell’emozione. Ciò è stato possibile anche grazie all’entusiastica
adesione ed alla collaborazione degli eredi, di enti e di società che hanno
concesso l’utilizzo a titolo gratuito delle rispettive opere e/o fotografie.
Concludo la mia presentazione lasciandovi adesso ad un breve filmato,
realizzato con materiale video d’epoca girati da cineoperatori della forza
armata, che ci permetterà di “vivere” più da vicino la grande guerra.
In successione, il generale Massimo Coltrinari, anconetano doc nonché
affermato cultore e docente di Storia Militare ci intratterrà sul contesto
politico-militare della Grande Guerra.
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Gen. B. Silvestro Rosario Moscellla |
Note Conclusive
Il Primo conflitto mondale, con il suo pesante e tragico carico di
Vittime Militari e Civili, per il nostro Paese, in ogni caso, aldilà di ogni
analisi e/o tentazione di revisionismo storico, rappresentò davvero l’ultimo
capitolo del nostro risorgimento, quello cioè che sancì definitivamente l’Unità
del territorio e del popolo della nazione italiana.
Questa è la chiave di lettura che auspicherei prevalesse alla fine,
quando con le correnti commemorazioni del suo centenario, ci si rivolge alla
Grande Guerra, rigaurdandola come passaggio fondamentale della Storia Nazionale
oltreché di quella europea. Passaggio cui tutti gli italiani, anche quelli che
ancora “non sapevano di esserlo” con immenso e generoso sacrifico,
contribuirono.
Ed ai soldati dell’Esercito Italiano unitamente a quelli della Marina Militare, dei Carabinieri e della
Guardia di Finanza, che di quel sacrificio rappresentarono il simbolo più alto,
nonché l’espressione più genuina dei valori e del sentimento di Patria, va il
pensiero più profondo e, lasciando dire, più caro e commosso.
…….ci auguriamo che sfogliando Calendesercito 2015 “ la Grande
Guerra…un popolo in armi” si possano vivere i sentimenti, le emozioni, la
passione e gli ideali dei soldati di allora ma che sono ancora oggi il
fondamento la guida, la forza e lo spirito degli uomini e delle donne
dell’Esercito Italiano.
Ringraziando voi tutti per l’attenzione, vorrei cogliere, infine,
l’opportunità per augurare a voi ed alle vostre famiglia un sereno Natale ed un
felice Anno Nuovo.
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La cura dei particolari è stato uno dei segni peculiari della ottima organizzazione della presentazione |