Il Volume descrive le operazioni condotte dalle Forze Armate Italiane dal luglio 1941 al marzo del 1943 in Russia e si inserisce nel Progetto Storia in Laboratorio che ha lo scopo ultimo di mettere a disposizione degli studenti materali di approfondimento riguardo alla nostra storia recente.
Il Progetto Storia in Laboratorio, che la Associazione Nazionali Combattenti della Guerra di Liberazione ha avviato fin dal 2004, oltre a sostenere la pubblicazione dei vari contributi avuti dagli Studenti nella Rivista 2Il Secondo Risorgimento d’Italia”, ha svolto anche attività di ricerca e acquisizione di documenti e memorie dei Combattenti della Guerra di Liberazione, in particolare e Combattenti Italiani, in generale. La acquisizione recente di un lascito d’archivio del Signor Aldo resta, a cui noi va il nostro grato e riconoscente ricordo, ci ha permesso di formulare un ulteriore segmento di attività dedicato alla Campagna di Russia. Era da tempo che si acquisivano elementi per attivare questo segmento, come, ad esempio, l’archivio fotografico della Famiglia Grilli di Castelferretti (Ancona) individuato nel 2008 contenente oltre 200 fotografie ed altro materiale sulla campagna di Russia, gli scritti di altri reduci dell’area anconetana, nonché materiale vario acquisito nelle attività editoriali e di convegni.
Su questa base si è ben accolta la proposta dell’Autore di questo volume, Massimo Coltrinari , di inserire nel Progetto Storia in Laboratorio i risultati ottenuti in un progetto dedicato alla Prigionia in terra sovietica avviato fra il 1999 ed il 2002 dalla Associazioni Nazionale Reduci dalla Prigionia, dall’Internamento e dalla Guerra di Liberazione. Questo progetto prevedeva la pubblicazione di un volume dedicato alla Prigionia italiana in mano alla Unione Sovietica, che doveva essere il terzo dedicato alla Prigionia Italiana della Seconda Guerra Mondiale.[1] La ricerca svolta presso la A.N.R.P. ebbe un contributo estremamente significativo dall’UNIRR, l’associazione che raggruppa i reduci ed i familiari dei caduti in Russia, con la collaborazione oltre che del presidente nazionale Piazza, anche di Carlo Vicentini ed Aldo Resta. Questa collaborazione con l’Autore con Aldo Resta, che, occorre ricordarlo, al momento del rientro in Italia nel 1943, all’indomani della crisi armistiziale entrò a far parte del I Raggruppamento Motorizzato e combatté tutta la guerra di liberazione, è all’origine del lascito archivistico, secondo le precise volontà di resta che la famiglia ha scrupolosamente osservato.
Su queste basi si è deciso di arricchire il progetto Storia in Laboratorio dandogli un ulteriore obbiettivo, ovvero quello di far conoscere la Campagna di Russia ai giovani studenti, e in via subordinata, dare un ulteriore contributo storiografico alla conoscenza di questa campagna riordinando i materiali d’archivio pervenuti.
Le Modalità per attuare questo sono quelle previste dal Progetto Storia in Laboratorio, a cui si aggiunge, oltre alla pubblicazione di volumi specifici, anche la raccolta, la catalogazione, e la messa a disposizione del materiale d’archivio, di libri e di volumi inerenti la Campagna di Russia.
Da qui nasce la collaborazione con la Associazione Pro Castelferretto , che ha di buon grado accolto la proposta di dedicare un apposito spazio a questo materiale, nell’ambito del “Fondo Coltrinari” esistente presso la stessa biblioteca. Tale collaborazione ha permesso di poter versare alla Biblioteca “L. Radoni” il materiale d’archivio pervenuto dalla volontà di Aldo resta sotto la dizione di “Carteggio Resta”. Questa specifica iniziativa prelude ad altre simili, ovvero inserire nel Fondo Coltrinari con le stesse modalità anche altri eventuali carteggi che le famiglie dei reduci dalla Russia eventualmente possono versare o donare oppure rimanere di proprietà ma in uso di consultazione e/o in copia.
Questo quadro di iniziative e di collaborazioni fra le varie associazioni combattentistiche e le famiglie dei reduci contribuisce ad arricchire quella memoria storia che è fondamentale per la nostra Nazione e la nostra Patria , senza la quale non vi è futuro.
Ed è per questo che di buon grado ho approvato la pubblicazione di volumi che testimoniassero su carta queste attività, che non ci si fermasse alla sola attività di acquisizione in archivio e conservazione, ma che si facesse ogni sforzo per divulgare quanto acquisito, pur nei nostri limiti ti risorse e capacità.
Un attento esame del rapporto costo efficacia, e considerate le nostre risorse sia umane che economiche, ci permette di aver adottato un piano editoriale che, per quando riguarda questo segmento del progetto Storia in Laboratorio, è la edizione, nell’arco di tempo di circa 24 mesi, di una quadrilogia di volumi dedicati alla campagna di Russia. Sembra un programma quanto mai ambizioso, ma nella realtà si completano progetti già precedentemente avviti e non conclusi, e ci si avvale della attività della Sezione “Studenti e Cultori della Materia” della nostra Associazione, che sta dando brillanti risultati. Una quadrilogia che prevede nel primo volume la descrizione delle operazioni che si sono svolte i Russia da parte delle Forze Armate Italiane, dal luglio 1941 al marzo 1943; nel secondo volume, la descrizione della prigionia sia russa in mano italiana sia italiana in mano sovietica; nel terzo la pubblicazione delle memorie, dei ricordi di coloro che furono i protagonisti degli eventi, come specifica attività di raccolta di fonti orali; nel quarto la pubblicazioni di materiale iconografico, documenti significativi ed i risultati delle ricerche su base documentale concernente la campagna.
E’ evidente che il terzo volume è dedicato principalmente ai Familiari, soprattutto ai figli e nipoti affinché la memoria dei Padri venga conservata almeno in famiglia; il quardo è dedicato agli studenti che intendono svolgere ulteriori attività di ricerca, mentre i primi due sono dedicati a chi vuole approfondire la tematica della Campagna di Russia.
Anche da queste pagine, è caldo l’invito a coloro che hanno materiale documentale, fotografico o altro di congiunti che sono stati combattenti in Russia di prendere contatto con noi affinché si possa anche con loro instaurare un proficuo rapporto.[2]
Queste premesse erano necessarie per presentare questo primo volume, dedicato alle operazioni. Trovo significativo il titolo: La guerra italiana alla URSS. Nella sua percezione di grandezza, fuori da ogni realtà, il fascismo ed il suo Capo, non esitarono a mettersi al fianco della Germania, dei Nazisti, di quel regime che io definisco del genocidio, che, avendo fallito contro l’Inghilterra, geostrategicamente pensava di attaccare la Unione Sovietica , sconfiggerla e quindi stritolare e strangolare la Gran Bretagna. Un disegno che già Napoleone aveva fallito, e che ebbe la stessa fine. Ma a differenza di Napoleone, i nazisti operarono contro la URSS in modo così violento ed ottuso che riuscirono a farsi nemici coloro, come gli Ucraini, che li accolsero come liberatori dal regime comunista di Stalin.Una guerra di massacri e genocidi, senza criterio, che fu spietata al di la di ogni dire.
Non richiesti, nel 1941, noi Italiani decidemmo di andarvi a partecipare, pur avendo aperto il fronte dell’Africa Settentrionale ove già avendo avuto sconfitte e che necessitava di essere rafforzato e consolidato. Un esempio, e questo si coglie bene nel volume, di dispersione di forze, di non persistenza sull’obbiettivo, e di confusione strategica. I vertici militari, che nel dopoguerra, a disastro avvenuto, si affannarono a dimostrare che la “colpa” di tata sventura era solo dei “politici”, non fecero nulla per impedire questa spedizione che, dal loro punto di vista, violando vari principi dell’Arte Militare, doveva sembrare assurda e da contrastare. Vi fu, invece, una gara a chi offriva le migliori unità e i migliori reggimenti, come se si andasse ad una gara sportiva. E tutto questo, quando i Tedeschi e lo stesso Hitler, pur non contrastando questo invio di forze, si raccomandavano di rinforza i fronti aperti in cui l’Italia era in difficoltà.
Dopo la battaglia di Mosca, quando la vittoria più volte annunciata, non fu conseguita, con la primavera, i tedeschi, in difficoltà, ed ormai cosci che in Russia non si poteva vincere, almeno nelle menti dei loro generali più avveduti ed equilibrati, richiesero ulteriori forze per fronteggiare una situazione che era divenuta difficile. Qui, ance se di mala voglia, si fu costretti ad inviare altri due corpi d’armata, per un totale di 229.000 uomini, con il relativo materiale, che furono sottratti non solo al fronte libico, ma anche alla difesa del suolo metropolitano. Se, dispiace dirlo, ma è una realtà gli uomini inviati in Russia poco potevano fare nella difesa della patria nel 1943, il materiale inviato, in termini di automezzi, armi, equipaggiamenti, ed altro, sarebbe stato utilissimo ed essenziale. Dalla Russia, come materiale, non ritornò nulla di efficiente ed utilizzabile.
Il volume descrive le varie fasi di questa campagna; dall’opera ben fatta del Corpo Italiano di Spedizione In Russia (C.S.I.R) alla marcia al Don della primavera-estate del 1942, la prima e sopratutto la seconda battaglia difensiva del Don in cui si consuma la tragedia delle Forze Armate italiane in terra russa. L’ultimo capitolo è dedicato alla perdite, in termini di Caduti, Dispersi, Prigionieri. Un numero veramente impressionante, che non può trovare giustificazione, secondo quando ormai è sedimentato nella pubblica opinione italiana, nel cattivo equipaggiamento dei nostri soldati. L’autore sostiene che atre cause concorrono a questa tragedia. Anche con il miglior equipaggiamento possibile per quei tempi, ma anche quello disponibile oggi, le condizioni i cui i nostri soldati furono costretti ad operare furono e divennero tali che si sarebbero avute le abnormi perdite che si ebbero. Una volta che le nostre forze ebbero svolto l’azione di frenaggio e resistenza, e questa durò per oltre 10 giorni, un tempo ragionevole per permettere alle forze mobili tedesche di reagire e ripristinare la situazione, avendo la violenza dell’attacco sovietico sconvolto tutta l’area della battaglia, ci si doveva arrendere sul posto, cercando di avere il coraggio virile di trovare nella prigionia e nella clemenza del nemico la via di salvezza. Sicuramente molti Italiani sarebbero sopravissuti. Aver cercato a tutti i costi di arretrare in quelle condizioni fu a causa primaria della tragedia.
Una tesi che io addito alla discussione, soprattutto dei giovani studenti, che attraverso il materiale acquisito attraverso il Progetto Storia in Laboratorio, sia feconda di considerazioni ed osservazioni.
[1] Nel 1999 erano già stati pubblicati i seguenti volumi M. Coltrinari, E. Orlanducci, I Prigionieri Militari Italiani nella Seconda Guerra Mondiale in Francia e nei territori Francesi, Roma, Edizioni A.N.R.P, 1995 e, M. Coltrinari, E. Orlanducci, I Prigionieri Militari Italiani degli Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale, Roma, Edizioni A.N.R.P, 1996. Era previsto dal piano editoriale la pubblicazione dei volumi dedicati alla Prigionia in Mano alla Gran Bretagna e alla prigionia in mano alla URSS. Ragioni contingenti fecero si che questi due ultimi volumi rimanessero allo stato di bozza.
[2] L’Indirizzo è Associazione Nazionale Combattenti della Guerra di Liberazione, Via Sforza 5/B, 00185 Roma. E’ preferibile, peraltro, usare le seguenti e mail: ricerca23@libero.it; oppure risorgimento23@libero.it
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