La conferenza
organizzata dall’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti decorati al Valore
Militare tramite il CESVAM Centro Studi sul Valore Militare, venerdì 3 maggio
2024 e tenutasi nella Sala Grande della Presidenza Nazionale sul tema, svolto
da un protagonista di allora, Vincenzo d’Antrassi, classe 1931, TESTIMONIANZE SULLA GUERRA DI LIBERAZIONE, ha avuto successo,
soprattutto sotto il profilo culturale-scientifico. Il pubblico in sala ha
confermato l’assioma adottato del CESVAM sui contenuti della comunicazione
(ribadito più volte) e non è il caso di ritornarci. Tra l’altro si afferma
sempre più il principio che un “vincente” è colui che si attiva, è presente, e
trova soluzioni ad ogni problema, contrasto, scostamento; chi è “un perdente”,
è assente, si lamenta, dà la colpa al resto del monto, e porta solo
giustificazioni. Problematica che si risolverà, in tema di presenza e
comunicazione, con la messa in funzione del canale “You Tube” del CESVAM il
prossimo settembre. Fra i presenti in sala ll Cavaliere dell’Ordine Militare
d’Italia Wladimiro Alexitch, che ha portato i saluti del Presidente Giampaolo
Bernardini della Massa, della Società di Cultura e Storia Militare (con cui si
spera possa riavviarsi una collaborazione degna di nota), rappresentanti della
Federazioni di Roma, di Forma e di Frosinone, oltre a vari componenti del
CESVAM e frequentatori dei nostri Master.
Massimo Coltrinari ha
introdotto l’argomento facendo un quadro generale della situazione del 1944,
con particolari accenni alla situazione militare ed ad episodi significativi,
nel Lazio, come i combattimenti di Porta
San Paolo, lo sbarco di Anzio e l’attentato di Via Rasella, Le fosse Ardeatine
e la liberazione del giugno 1944 di Roma. Passata la parola ad Osvaldo
Biribicchi, l’organizzatore dell’incontro per via dei trascorsi familiari, che
ha delineato la situazione della popolazione non solo di Roma ma dell’Italia
centrale e le difficoltà che dovevano tutti affrontare per sopravvivere. E’
iniziato, quindi, un colloquio veramente interessante tra Osvaldo e VINCENZO D’ANTRASSI, che ha portato la sua testimonianza di un
ragazzo di 12-13, che spesso interpretava come un gioco gli avvenimenti tragici
che lo coinvolgevano. In Abruzzo con la famiglia, le condizioni quotidiane
erano grame; oltre alla scarsezza di tutto, soprattutto generi alimentari, si
era aggiunto un inverno veramente terribile. In certi paesi, portata dal vento,
raggiunse anche i due metri. Gli spostamenti e le comunicazioni erano
limitatissimi. IL rapporto con i soldati tedeschi ridotto ai minimi termini,
anche se le perquisizioni e erano frequenti. Le scene viste in tanti film sono
reali: il soldato tedesco che entra in casa, con la mschine-pistole a tracolla
ed il dito sul grilletto, alla ricerca di tutto. Quello che poi divenne un
grave problema nel dopoguerra (ragazzi mutilati perché giocavano con residui
bellici) fu vissuto da Vincenzo: tre suoi coetanei, nello smontare proiettili
della contraerea per avere polvere per fare fuochi d’artificio furono dilaniati
ed uno perse la vita all’istante altri due gravemente feriti. Il ritorno a Roma
all’inizio del 1945 fu degno dei tempi. Il viaggio duròtTre giorni, con le
notti passate in ricoveri di fortuna. Un viaggio, e questo è interessante
notarlo, punteggiato da frequenti soste e deviazioni, per andare a vedere da
vicino i segni della guerra: un relitto o di mezzi terrestri, carri armati,
camion ecc. o di aerei abbattuti, la tomba di un soldato, con tanto di fucile
ed elmetto e nome, o una croce di legno con il nome segnato del Caduto, rovine
di bombardamenti ecc. Questa era la campagna intorno a Roma, subito dopo la
guerra, in un quadro di desolazione e miseria generalizzata. A Roma Vincenzo
riprese la scuola. Frequentava la II media. Il suo ricordo più nitido è una
professoressa, che era sempre vestina a lutto. Vicenzo sottolinea che non vi
era allora quellaconfidenza di oggi tra
studenti e professori, e non osò chiedere il motivo di questo lutto. Si informò
presso le bidelle ed apprese che la Professoressa era la moglie di un certo
Talamo, fucilato alla Fosse Ardeatine. La sua testimonianza su questo
avvenimento è precisa. A Roma circolavano poche e scarse notizie. Si sapeva che
erano stati fucilati un gran numero di italiani, una carneficina, ma oltre non
si andava. Il luogo dell’eccidio chiuso e invisitabile. Ma niente di più. Vicenzo
non ha l’abitudine di ricordare i nomi ma quello della Professoressa vestita
sempre a lutto ancora gli rimane impresso nella Memoria: Talamo. Ovviamente essendo stato fucilato alle fosse
Ardeatine, subito si è andati a trovare altre notizie. Infatti la conferenza
era stata organizzata per l’occasione dell’80°mo anniversario (1944), della
Liberazione ed si illustrava il volume del Dizionario minimo
della Guerra di Liberazione: Compendio e
Glossario 1944 Dalla Speranza alla
delusione, autori Osvaldo Biribicchi, Massimo Coltrinari. A pag. 106 del Compendio è riportata la
biografia del marito della Professoressa: Manfredi Talamo, Medaglia d’Oro al
Valor militare, Tenente Colonnello in s.p.e, nato a Castellammare di Stabia
(Napoli) nel 1895. Dopo una carriera nell’arma con sedi di servizio a Pola,
Viterbo in Tripolitania, Bolzano, con l’inizio della Guerra fu assegnato al
S.I.M., servizio informazioni militari ove ottenne nel 1942 la promozione a
tenente colonnello per meriti di guerra per i preziosi risultati ottenuti nello
svolgimento di questo speciale servizio.
Migliore presentazione
del Volume non poteva auspicarsi. Infatti si è aperto un ulteriore dibattito,
sulla testimonianza portata da Vincenzo D’Antrassi, in merito alle Fosse
Ardeatine ed ai suoi significati; in particolare le motivazioni che portarono
alla fucilazione una ventina di Carabinieri, tra cui Talamo, motivazioni che
meritano un approfondimento particolare. Toccato anche il tema di “Giovannella”
la ragazza del fronte clandestino socialista che faceva capo a Vassalli e Saragat,
che riuscì a dare notizie a Tom Hopkins, l’agente dell’O.S.S. in contatto con
il G2 del VI Corpo d’Armata ad Anzio. Notizie che hanno determinato il
fallimento delle tre offensive tedesche contro la testa di ponte. Un tema già
trattato ma che merita di essere ripreso come ulteriore ricerca. Kappler e
Priebke sapevano di questa spia, e gli davano la caccia. In molti sostengono
che le Fosse Ardeatine nascono e si giustificano, per parte tedesca, proprio
perché si sperava che tra i Caduti ci fosse questa spia.
In ogni caso, si è constatato nella
discussione, che la generalizzazione che “alle fosse Ardeatine” vi sono “tutti comunisti”, cade in maniera
evidente, sottolineando come ancora sulla guerra di liberazione ed i suoi
principali episodi gravano le versioni di parte a danno della realtà.
L’auspicio che Vincenzo d’Antrassi, che ha accettato di buon grado di entrare a
far parte dell’Istituto del Nastro Azzurro, è stato quello di avere la
possibilità di conoscere i figli e i nipoti della Professoressa Talamo. Questo
desiderio potrebbe essere esaudito con l’attività della Federazione di Roma,
dell’Istituto del Nastro Azzurro, il cui Vice Presidente presente in sala è
stato invitato ad attivarsi in merito. A Roma le possibilità di allargare il
raggio di azione associativo dell’Istituto sono molto consistenti e si spera
che a settembre, al prossimo rinnovo delle cariche, la Federazione possa avere
un colpo d’ala degno di nota.
Dopo la conferenza del
12 Aprile, quanto il gen. Infussi parlò delle “Centurie dell’Arma del Genio”,
antesignane degli attuali “contractors”, con il successo di questa
Testimonianza, il prossimo appuntamento è per il 24 maggio sempre alle 16,30, a
Piazza Galeno, ove il tema sarà di cultura militare, dando contenuto e spessore
ad una data “il 24 Maggio” in tutti i suoi risvolti e significati. (massimo coltrinari)
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