Dizionario
Minimo della Guerra di Liberazione
Osvaldo
Biribicchi
Il Dizionario
minimo della Guerra di Liberazione, progetto sostenuto dal Ministro della
Difesa, fortemente voluto dal Presidente dell’Istituto del Nastro Azzurro
fra Combattenti decorati al Valor Militare del 1927, Generale Carlo Maria
Magnani, si inserisce nel quadro delle molteplici attività culturali ed
editoriali portate avanti dal direttore del Centro Studi sul Valor Militare Generale
Massimo Coltrinari, è rivolto agli studenti delle Scuole Superiori di Secondo
Grado, al fine di fornire agli studenti spunti di riflessione e documenti per
approfondire gli avvenimenti che vanno dalla crisi armistiziale del 1943 alla Liberazione,
il 25 aprile 1945, e quindi alla conclusone della guerra. Preso atto che non è
possibile parlare di Guerra di Liberazione senza una conoscenza essenziale
degli eventi principali che hanno preceduto e seguito l’annuncio dell’Armistizio
dell’8 settembre, nel porre mano a questo lavoro ci siamo riproposti, almeno
nelle intenzioni, di non fare solo una raccolta asettica di dati ma stimolare
riflessioni critiche. La
struttura editoriale dell’opera è costituita, per ogni anno preso in esame, da
un compendio e da un glossario; infine è
stato inserito un volume dedicato ai Percorsi di ricerca. Lo studio è stato articolato in sei Fronti: del Sud; del
Nord; dell’Internamento; della Resistenza all’Estero; della Prigionia ed,
infine, del Fronte nemico al fine di fornire un quadro sommario di ciò che
avvenne all’indomani dell’Armistizio. A partire dall’8 settembre 1943 l’Italia
si divide in due: quella del Sud, liberata dagli Alleati con gli sbarchi in
Sicilia, a Salerno ed Anzio, e quella
del Nord in cui si insediò la Repubblica Sociale Italiana decisa a continuare
la guerra, ormai persa, al fianco dei tedeschi. In realtà, tra l’Italia e gli
Alleati furono firmati due armistizi: il primo, detto armistizio corto, contenente solo clausole militari, fu firmato
segretamente a Cassibile in provincia di Siracusa il 3 settembre 1943 ed annunciato
cinque giorni dopo prima dal Generale Eisenhower e, poche ore dopo, da
Badoglio. Il secondo, detto armistizio
lungo o anche armistizio di Malta, fu firmato il 29 settembre e precisava
gli obblighi della resa senza condizioni già contenuti genericamente
nell’armistizio corto. La semplice conoscenza di questi elementi stimola
riflessioni profonde su quei cinque giorni tra il 3 e l’8 settembre in cui i
soldati italiani continuarono a combattere e morire al fianco dei tedeschi
contro gli angloamericani e la mattina del 9 settembre si ritrovarono
all’improvviso alleati con coloro che sino al giorno prima erano stati nemici. Il
problema nasce dal fatto che il governo militare Badoglio, in sostanza, aveva
siglato l’armistizio con gli Alleati senza aver prima ricusato il Patto d’Acciaio siglato il 22 maggio
1939 tra Italia e Germania. Le forze armate tedesche presenti sul territorio
italiano divennero pertanto automaticamente forze di occupazione. Dopo l’8
settembre tutta la popolazione italiana senza distinzione di credo politico e
condizione sociale pagò un prezzo altissimo. Nei territori della Repubblica
Sociale, in particolare, iniziò una durissima guerra partigiana contro i nazi-fascisti
che a loro volta reagirono con feroci rappresaglie nei confronti dei civili i
quali, come se non bastasse, subivano anche i violenti bombardamenti terroristici
aerei diurni e notturni degli Alleati che avanzando verso Nord colpivano sia obiettivi
militari che inevitabilmente città e paesi. Nel Dizionario si prende in esame
anche l’arco di tempo (quarantacinque giorni) compreso tra la seduta del Gran
Consiglio del Fascismo tenutasi tra il 24 ed il 25 luglio 1943, nel corso della
quale Mussolini fu esautorato, e la proclamazione dell’armistizio. Un periodo
confuso: Vittorio Emanuele III nel pomeriggio del 25 luglio fece arrestare
Mussolini, assunse il comando delle Forze Armate ed affidò il governo al
Maresciallo Badoglio. In quel momento, con 31 divisioni dell’Esercito fuori dal
territorio nazionale, il governo avviò con fare incerto contatti segreti con
gli Alleati per uscire dalla guerra pur continuando formalmente a professare la
propria lealtà all’alleato germanico. L’8 settembre fu dunque una data
spartiacque tra un periodo ormai concluso ed un dopo, ovvero l’inizio della
Guerra di Liberazione chiamata dagli Alleati Campagna d’Italia. Una guerra combattuta da tutto il popolo
italiano su cinque Fronti (e qui mi ricollego alla struttura del dizionario): Primo Fronte, dell’Italia
libera, a Sud, liberata dagli Alleati i quali consentirono al Governo del Re
d’Italia, riconosciuto sia dagli Alleati che dall’Unione Sovietica, di
esercitare seppure con pesanti limitazioni le proprie prerogative. Nell’Italia
libera furono gettate le basi delle nuove Forze Armate. L’Esercito contribuì
alla Guerra di Liberazione inizialmente con il I Raggruppamento Motorizzato che
combatté a Monte Lungo (8 dicembre 1943) successivamente con il Corpo Italiano
di Liberazione (C.I.L.) che si distinse
a Filottrano, nelle Marche (8 luglio 1944) ed infine con i Gruppi di
Combattimento che parteciparono all’offensiva finale contribuendo a liberare
gran parte delle città del nord Italia. La
Regia Aeronautica riordinò
le proprie unità, ricostruì le basi nei territori liberi e recuperò il
materiale abbandonato in Africa settentrionale. Dopo la dichiarazione di guerra
alla Germania costituì l’Unità Aerea, alle dipendenze del Comando delle Forze
Aeree Alleate, responsabile dell’impiego, dell’addestramento, della disciplina
e del funzionamento dei servizi amministrativi e tecnici di tre Raggruppamenti
di specialità: Caccia, Bombardamento – Trasporti e Idrovolanti. Il comando
Alleato la impiegò nei Balcani, inserendola negli organici della Balkan Air Force. L’Unità Aerea operò,
senza soluzione di continuità, fino al mese di maggio del 1945. La Marina, da
parte sua, affrontò e gestì una situazione difficilissima. Solo in Puglia, ove
intanto aveva insediato il proprio Comando, poche unità all’ancora nei porti di
Taranto e Brindisi rimasero sotto il controllo italiano. Il 14 settembre 1943
mentre due torpediniere salpavano da Brindisi per portare aiuti a Corfù
arrivavano provenienti da Venezia e dall’Istria gli allievi della Regia
Accademia Navale. Pochi giorni dopo, il 23 settembre 1943, fu siglato l’Accordo
di Cooperazione Navale tra il Comandante in Capo delle flotte alleate nel
Mediterraneo, Ammiraglio Cunningham, ed il Capo di Stato Maggiore della Marina.
Il documento siglato prevedeva, tra l’altro, che tutte le unità navali
potessero rientrare nelle basi nazionali, ad eccezione delle corazzate. Il
contributo alla Guerra di Liberazione da parte delle Forze Armate dell’Italia
libera fu dato anche dagli oltre 200 mila uomini impiegati nelle Divisioni
Ausiliarie per attività di carattere logistico, spesso a ridosso della prima
linea, non meno importanti ed indispensabili di quelle combattenti; Secondo Fronte, dell’Italia
occupata dai tedeschi. Qui il fronte fu clandestino e la lotta politica
condotta dal Corpo Volontari della Libertà, composto dai rappresentanti di
tutti i partiti antifascisti, riuniti nel Comitato di Liberazione Nazionale
(CLN) costituito a Roma il 9 settembre 1943. Successivamente furono formati CLN locali nelle varie città del nord Italia per
dare impulso e direzione politica alla Resistenza. Fu il grande movimento
partigiano del nord Italia all’interno della Repubblica Sociale Italiana; Terzo Fronte, della
Resistenza dei militari italiani all’estero, un fronte questo non conosciuto,
dimenticato. È la lotta contro i tedeschi dei soldati italiani inseritesi nelle
formazioni partigiane locali in Jugoslavia, Grecia ed Albania; Quarto Fronte, della Resistenza
degli Internati Militari Italiani, oltre 600 mila uomini che pur andando
incontro consapevolmente a privazioni ed umiliazioni si rifiutarono decisamente
di aderire alla Repubblica Sociale Italiana; Quinto Fronte, della Prigionia
Militare Italiana. I prigionieri italiani in mano alleata all’annuncio
dell’armistizio dovettero, come tutti, fare delle scelte. La stragrande
maggioranza decise di cooperare con gli ex-nemici; quelli in mano agli
angloamericani furono organizzati in Italian Service Units (ISU), compagnie di
150 uomini addetti a particolari lavori di carattere logistico. Negli Stati
Uniti ed in Gran Bretagna furono impiegati negli arsenali o nelle basi militari;
in Australia, invece, furono impiegati per costruire strade, linee ferroviarie
oppure in grandi fattorie, comunque in lavori non strettamente legati ad
attività belliche. Nel Dizionario,
inoltre, non si dimentica di evidenziare il ruolo particolare avuto dalla
Puglia, Regione d’Italia che per sei mesi, dal 10 settembre 1943 data di arrivo
del Re all’11 febbraio 1944 data in cui la corte si trasferì a Salerno in
attesa della liberazione di Roma avvenuta il 4 giugno 1944 (ben 134 giorni dopo
lo sbarco di Anzio), costituì il fulcro del Regno del Sud con Brindisi come
capitale. È da Brindisi infatti, che il governo Badoglio, il 13 ottobre 1943,
trentacinque giorni dopo l’annuncio dell’Armistizio dichiara guerra alla
Germania. A partire da questa data, l’Italia assume la posizione di “cobelligerante”
ovvero non è più considerata nemica degli angloamericani ma neanche alleata nel
senso stretto del termine. Uno spazio non secondario, infine, viene
riservato al ruolo delle donne negli avvenimenti bellici dal settembre 1943
all’aprile 1945, a quelle donne che hanno partecipato attivamente alla Guerra
di Liberazione ricoprendo vari ruoli sia logistici che combattenti ed alle
donne della Repubblica Sociale Italiana impiegate nel Servizio Ausiliario
Femminile con compiti logistici. Possiamo affermare, quindi, che ognuno
partecipò alla Guerra di Liberazione nei modi e nelle forme più disparati. Se
non si comprendesse questo sarebbe
difficile parlare di un argomento così complesso e delicato. Per questo motivo
ci siamo avviati alla stesura del Dizionario con l’intento di dare un supporto
didattico allo studio ed alla conoscenza di un periodo storico complesso ma
fondamentale per comprendere l’origine delle nostre odierne Istituzioni ed in
ultima analisi della nostra Democrazia.
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