Domine, quando te
vidimus esurientem, aut sitientem, aut hospitem, aut nudum, aut infirmum, aut
in carcere, et non ministravimus tibi? Tunc respondit illis dicens: Amen dico
vobis. Quamdiu non fecistis uni de minoribus his, nec mihi fecistis. MATTHAEUS,
25, 44-45
Cambiare si può.
La speranza non è una certezza, comporta la coscienza dei pericoli e delle
minacce, ma ci fa prendere posizione e lanciare la scommessa. Un cambiamento di
paradigma, un processo lungo e difficile che si scontra con le enormi resistenze
delle strutture e delle mentalità vigenti. EDGAR MORIN, Cambiamo strada.
Occorre prendere
sempre posizione nei confronti dei derelitti di una società fondamentalmente
ingiusta e volta solo a un falso benessere, che è obbedienza servile alle leggi
di un capitalismo spietato. Quella che si impone è una cultura del disimpegno,
della discontinuità, dell’oblio, come afferma Bauman. Rifiutiamo radicalmente
questa cultura e riappropriamoci dell’autentico messaggio del Vangelo, in cui
Cristo si erge contro qualsiasi forma di potere, soprattutto quello di scribi e
farisei, che si avvalgono delle leggi religiose per affermare la propria
ricchezza e la propria superiorità contro i poveri e i diseredati. E la Chiesa
sia appunto la forza dei poveri, degli umili, degli affamati, degli
abbandonati, dei respinti. Questa è la Chiesa di quel bambino nato in una
capanna.
Felice
Signoretti
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