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mercoledì 16 dicembre 2020

Da Felice Signoretti. Riflessione sul Natale

 

Domine, quando te vidimus esurientem, aut sitientem, aut hospitem, aut nudum, aut infirmum, aut in carcere, et non ministravimus tibi? Tunc respondit illis dicens: Amen dico vobis. Quamdiu non fecistis uni de minoribus his, nec mihi fecistis. MATTHAEUS, 25, 44-45

 

Cambiare si può. La speranza non è una certezza, comporta la coscienza dei pericoli e delle minacce, ma ci fa prendere posizione e lanciare la scommessa. Un cambiamento di paradigma, un processo lungo e difficile che si scontra con le enormi resistenze delle strutture e delle mentalità vigenti. EDGAR MORIN, Cambiamo strada.

 

Occorre prendere sempre posizione nei confronti dei derelitti di una società fondamentalmente ingiusta e volta solo a un falso benessere, che è obbedienza servile alle leggi di un capitalismo spietato. Quella che si impone è una cultura del disimpegno, della discontinuità, dell’oblio, come afferma Bauman. Rifiutiamo radicalmente questa cultura e riappropriamoci dell’autentico messaggio del Vangelo, in cui Cristo si erge contro qualsiasi forma di potere, soprattutto quello di scribi e farisei, che si avvalgono delle leggi religiose per affermare la propria ricchezza e la propria superiorità contro i poveri e i diseredati. E la Chiesa sia appunto la forza dei poveri, degli umili, degli affamati, degli abbandonati, dei respinti. Questa è la Chiesa di quel bambino nato in una capanna.

                                                                  Felice Signoretti

 

 

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