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venerdì 4 marzo 2011

Pierivo Facchini
LA CAMPAGNA DI TUNISIA 1942 – 1943
Edizioni Nuova Cultura, Roma 2010
Pagine 258 - € 18,00

Anno 1942, dopo quasi due anni di combattimento il Teatro Mediterraneo e Nordafricano, considerato inizialmente di secondaria importanza, diviene di primario interesse sia per gli Alleati sia per le forze dell’Asse. I vertici politico-militari anglo-americani, comprendono che l’Africa Settentrionale rappresenta l’ulteriore fronte che deve essere aperto allo scopo di distogliere i contingenti italo-tedeschi dagli altri fronti (come promesso a Stalin) e di favorire la penetrazione nel continente europeo secondo l’approccio strategico “indiretto” tanto caro allo Stato Maggiore inglese. Di contro, il controllo del Nord Africa e, soprattutto dell’Egitto, rappresenta per l’Asse la porta privilegiata per il Medio Oriente ed i suoi giacimenti petroliferi. Inoltre, entrambi i contendenti si rendono conto che un’estromissione dal continente africano significherebbe la definitiva perdita dell’altalenante superiorità aeronavale nel Mediterraneo.
Il mese di novembre 1942 rappresenta il punto di volta delle operazioni in Africa Settentrionale. L’Armata Corazzata Italo-Tedesca (A.C.I.T.) comandata dal Feldmaresciallo Rommel, dopo la sconfitta subita nella seconda battaglia di El Alamein inizia la sua ritirata verso la Libia (4 novembre), quattro giorni dopo gli Alleati, sotto il comando operativo del Generale Eisenhower, sbarcano nel Marocco Francese ed in Algeria (Operazione Torch) e soli tre giorni dopo, con inaspettata rapidità, le forze dell’Asse avviano un ponte aero-navale con la Tunisia che in breve gli consente di consolidare una testa di ponte includente Biserta e Tunisi ed a porre in sicurezza la linea di collegamento con la Libia.
Ha così inizio la Campagna di Tunisia che, a dispetto della veloce corsa verso Tunisi prevista dagli Alleati per accerchiare ed annientare l’A.C.I.T., si trasforma in una lunga teoria di operazioni belliche.
L’autore, con uno stile volutamente privo di enfasi e di retorica, dopo aver delineato il quadro politico, economico, sociale e militare di ciascuna delle potenze che hanno preso parte alle attività belliche nel continente africano, descrive in ordine cronologico gli avvenimenti che hanno caratterizzato la Campagna di Tunisia, attirando il lettore in una lettura senza pause. Inoltre, le cartine, le foto, i grafici delle varie battaglie, gli ordini di battaglia e gli organigrammi dei vertici politico-militari dei Paesi coinvolti nelle operazioni si integrano perfettamente nel testo e rendono agevole la comprensione delle varie vicende.
Il testo descrive i sei mesi di combattimenti, poco conosciuti e perlopiù trattati come “appendice” della più famosa battaglia di El Alamein, durante i quali a felici intuizioni tattiche si contrappongono macroscopici errori a livello strategico, operativo e tattico che influenzano il corso delle operazioni belliche portando alternativamente una delle due parti vicina al raggiungimento del proprio obiettivo. A dispetto, infatti, di quanto superficialmente scritto circa l’inevitabilità della vittoria alleata in considerazione della notevole sproporzione delle forze che si fronteggiano, la condotta delle operazioni dimostra chiaramente l’impreparazione del vertice italo-tedesco di poter affrontare un conflitto su larga scala. Lo sviluppo della Campagna di Tunisia dimostra come le ragioni di un successo o di una sconfitta, invero, derivano da una molteplicità di fattori che spaziano dall’ambito politico a quello militare, all’intelligence, allo sviluppo tecnologico ma, soprattutto, derivano dalla capacità professionale del vertice politico e militare che, nel caso dell’Asse, si rileva particolarmente carente. La sconfitta delle forze dell’Asse in Tunisia, nonostante la tenace resistenza offerta dalle armate italo-tedesche al fine di respingere gli Alleati od, almeno, di ritardare l’evacuazione del Nord Africa, a cui inevitabilmente sarebbe seguita l’invasione della penisola italica, risiede soprattutto in una non adeguata organizzazione politico-militare a livello sia strategico, sia operativo. I vertici politico–militari dell’Asse palesano una pervicace incapacità di comprendere lo sviluppo delle vicende belliche e, contrariamente a quanto posto in essere dal Comando Operativo alleato, non sono in grado di analizzare gli errori commessi e di modificare di conseguenza le linee di azione, facendo sì che la pianificazione delle operazioni risulti scriteriata e non in armonia con la reale situazione sul campo.
La mancanza di una visione coerente della situazione in Africa Settentrionale e le conseguenti imprecise direttive emanate dal vertice militare portano ad un insuccesso che ha influenzato notevolmente sulle sorti dell’intera Seconda Guerra Mondiale.
La sconfitta italo-tedesca nella Campagna di Tunisia, infatti, resa ancor più devastante dalla cattura delle due importanti ed esperte armate dell’Asse (la V Armata Panzer del Generale Von Arnim e la I Armata del Generale Messe per un totale di circa 175.000 uomini) e dalla perdita di 12.200 uomini tra morti e dispersi, faciliterà, infatti, lo sbarco alleato in Sicilia e l’apertura di un nuovo fronte direttamente in Europa costringendo, nel contempo, le forze dell’Asse ad alleggerire la pressione sugli altri fronti.
Il libro si conclude con un’analisi alquanto dettagliata della vicenda storica per ottenere degli ammaestramenti che dal punto di vista strategico ed operativo possano essere tutt’oggi validi ed applicabili nella vasta gamma di operazioni condotte dalle nostre Forze Armate.




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