Oggi alle 17.00 presso la Sezione UNICI di Spoleto,
Presidente Gen. Ing. Mario Cuozzo,
Massimo Coltrinari
terrà una conferenza sul tema
La nascita del fascismo e la crisi armistiziale
8 settembre 1943: per gli Italiani il momento delle
Scelte
La
prima guerra mondiale fu dichiarata anche per completare il processo unitario
della nostra Nazione; per questo è stata anche definita, per l’Italia, la IV
guerra d’indipendenza. Indipendenza ed affermazione contro quel nemico
ereditario, l’Austria-Ungheria, che considerava l’Italia “una semplice
espressione geografica. Per i primi due anni l’Esercito aveva cercato di
risolvere il conflitto con battaglie che, però si rilevarono non decisive. L’11a
Battaglia dell’Isonzo, agosto 1917, , con i suoi risultati, però, permetteva
agli Italiani di poter giungere, con un ulteriore avanzata,Lubiana e far cadere
Trieste per manovra, facendo crollare il fronte meridionale degli Imperi
Centrali.
A
seguito di ciò i Germanici decidono di concentrare gli sforzi contro l'Italia:
a Caporetto, la 14 armata
guidata dal gen. tedesco von Below, preceduta dal lancio di gas asfissianti rompe il fronte e
dilaga nella valle; le posizioni elevate degli italiani restano isolate mentre
prima l'ala sinistra della 2 armata italiana e poi l'intera armata sono costrette a ritirarsi. Il gen. Cadorna ordina la ritirata su una nuova linea difensiva:
Pasubio-Asiago-Grappa-Piave
Di fronte alla gravissima minaccia di perdere non solo
il Veneto, ma anche la Lombardia o addirittura di uscire dalla guerra
sconfitti, il Re, il 12 Novembre 1917, emana un proclama alla truppe, in cui,
oltre a incitarle al combattimento, in un passaggio fondamentale, chiede che esse
devono combattere e resistere per difendere la propria “Terra”.Non usa il termine Patria, Nazione,
Paese, Sacro Suolo o altro, ma usa il nome “Terra”.
Questo stava a significare che, a
vittoria conseguita, si sarebbe affrontato il problema della riforma agraria,
che aveva tormentato la vita sociale italiana dall’unità alla Grande Guerra ed
i combattenti sarebbero stati tenuti in gran conto. Il messaggio che passò
nelle trincee fu questo.
Per un Esercito composto di contadini significò la speranza per il futuro e la più
efficace motivazione al combattimento ed alla resistenza sul posto. Come in
effetti accadde, l’Esercito Italiano resistette sul Piave e nelle due
successive battaglie di arresto, ponendo le premesse di Vittorio Veneto. A
vittoria conseguito il Re, e la classe dirigente, soprattutto la componente
agraria, doveva mantenere la
promessa. Ma non si ebbe il coraggio di fare il grande passo.
Facendo leva sulla piccola borghesia, la più colpita dalla crisi economica del
dopoguerra e sul suo scontento, coagulatosi nei fasci di combattimento, partito
guidato da Benito Mussolini, il Re si appoggio a questo movimento che, dopo il
delitto Matteotti, ucciso proprio perché reclamava il mantenimento della
promessa fatta in guerra (la terra ai contadini) ed, terrorizzato dal comunismo
e di quello che era successo in Russia, accettò la dittatura. Approvando
le leggi fascistissime del 3 gennaio 1925 che trasformò l’Italia in regime.
Mussolini come garante delle proprietà terriere, ma non padrone dell’Italia;
venti anni durò questa diarchia con il Re e la Monarchia che accettava il
fascismo (perfino accettò le Leggi razziali del 1938) e la guerra a fianco
della Germania. Dopo 38 mesi di guerra, in cui l’Esercito Italiano raccolse solo
sconfitte, al momento dell’invasione del territorio metropolitano (10 luglio
1943) il Re riprese il potere in modo
diretto ed il 25 luglio, approfittando del voto di sfiducia del Gran Consiglio
del fascismo a Mussolini, lo dimise e lo fece anche arrestare. Iniziavano quei
45 giorni in cui si lavorò per uscire dalla guerra, o trovare una soluzione
idonea, che permettesse a casa Savoia di continuare a mantenere il potere. Come
fu gestito l’armistizio è cosa nota: la crisi armistiziale del settembre 1943 portò,
per le sue modalità, alla rottura del patto tra il popolo Italiano e Casa
Savoia, con il crollo della architettura statuale. L’Italia, persa la sua
sovranità, si divise in due, di nuovo campo di battaglia. gli italiani si
trovarono soli ed ognuno, e per ognuno arrivò il moment delle scelte: chi
rimase fedele al Re, chi rimase fedele al fascismo, chi non fece scelte e tentò
di sopravvivere, chi si ribellò e andò in montagna a combatte l’occupatore
tedesco, chi rifiutò ogni collaborazione con il tedesco e fu Internato e Deportato,
tutti combattendo, sperando in una
Italia migliore al termine della guerra.
Queste scelte crearono i cinque fronti
della guerra di liberazione: quello del sud, quello ribellistico del nord, noto
come “La Resistenza”, quello della opposizione dei militari italiani
all’estero, quello degli Internati e Deportati in Germania, quello dei
prigionieri di guerra. Guerra di Liberazione: una guerra senza dichiarazione di
guerra ne trattato di pace, ma solo espressione dell’ Italia Combattente, che,
al pari della Francia, voleva riscattare la sconfitta, senza avere, però, un de
Gaulle. L’8 settembre è tutto qui: la frattura del popolo italiano con quella
casa Regnante che si era messa alla testa del movimento risorgimentale per
l’unificazione nazionale. Frattura che portò alla scelta istituzionale ed alla
Costituzione del 1948, ancora oggi, ancorchè poco rispettata, in vigore.
Frattura che iniziò quel 12 novembre
1917 durante una delle più gravi crisi che l’Italia dovette affrontare (Caporetto)
che minacciava la sua disintegrazione: la promessa fatta dal Re coinvolse gli
Italiani e l’Italia fu salva; il primo tradimento del Re ci fu nel 1922, con la
chiama di un gendarme che garantisse il vecchio ordine; il secondo tradimento ci
fu l’8 settembre: non perché ha lasciato
Roma e ha raggiunto Brindisi:perché ha lasciato il popolo italiano senza ordini
e senza direttive, lo ha abbandonato di fronte ai nemici, e si ritrovò da solo contro tutti: tedesco ed Alleati. Ognuno
scelse quello che credette onorevole
fare e lo fece. Con Casa Savoia non vi era più spazio per continuare a
mantenere il patto sociale risorgimentale. Il popolo italiano decise il suo
futuro con la scelta istituzionale senza più garante, garante che si era
rilevato per ben due volte traditore. L’8 settembre è quindi la data,il momento
delle scelte, per il popolo italiano che tradito, scelse di combattere, contro
tutti, per il suo futuro. E così fu.