Presso l'Università della Terza Età, Sabato 18 Febbraio 2012 ore 16,30 si è tenuta una conferenza sul tema "Il Combattimento di Loreto detto di Castelfidardo", incentrata sul Volume di cui si riproduce la copertina.
Il Predetto volume è disponibile anche presso la Pro Loco di Loreto a disposizione di tutti per ulteriori approfondimenti.
A breve si darà una relazione della predetta conferenza.
Il blog è attivato per i componenti la Sezione Studenti e Cultori della Materia per un immediato contatto delle iniziative in corso e per resoconti delle stesse, al fine di avere materiali di base per ulteriori iniziative e ricerche. Contatti e informazioni: direttore.cesvam@istitutonastroazzurro.org
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lunedì 30 gennaio 2012
UNUCI. Spoleto. Conferenza Martedi 31 gennaio 2012 ore 17.30
Tema delle Conferenza
La Guerra Italiana alla URSS.1941-1943.
Il tradimento tedesco
Nota introduttiva:
I Camerati italiani traditi dai tedeschi in Russia
La partecipazione dell’Italia alla guerra alla Urss (1941-1943) nel giugno 1941 , non richiesta dall’alleato germanico, non fu neanche gradita dai vertici militari tedeschi, convinti che la Urss crollasse in pochi mesi. Fermati a Mosca nell’inverno 41, la campagna di primavera richiese ai tedeschi maggiori forze, e furono costretti a richiederne ai loro alleati, ungheresi, romeni, spagnoli, croati, finlandesi ed italiani. L’Italia inviò altri 170.000 oltre ai 60.000 inviati nel 1941; questi uomini operarono sotto comando tedesco in Ucraina e nel dicembre 1941 erano attestati sul Don.
Il loro compito era quello di tenere, insieme agli alleati, la linea: in caso di attacco, resistere fino a che le forze mobili tedesche, attestate a tergo, intervenissero, e, tamponate le falle, lanciare la controffensiva.
Nel dicembre 1942 gli Italiani furono attaccati dai Sovietici (Operazione Piccolo Saturno). Ottemperano al compito tenendo la linea per oltre 10 giorni, fino al 21 dicembre. Le puntate offensive sovietiche sconvolsero,tra l’altro, le retrovie e l’organizzazione logistica dell’Asse. Le forze mobili tedesche, attirate dalla fornace di Stalingrado, non intervennero e gli Italiani, come i Rumeni e gli Ungheresi furono abbandonati a loro stessi, con in più il tradizionale disprezzo dei tedeschi verso tutti i loro camerati.
Stalingrado divorò tutto, ed i Tedeschi vi colsero la più grande sconfitta della guerra, figlia diretta dei loro errori strategici ( primo fra tutti la divisione delle forze). I Comandanti Italiani, privi di mezzi per affrontare una ritirata in inverno, anziché arrendersi sul posto dopo aver assolto il loro compito, nel constatare che i Tedeschi li avevano abbandonati, presero la decisione fatale: ritirarsi dalla linea del Don. Senza una adeguata struttura logistica alle spalle era pura follia ritirarsi. E fu tragedia: si perse il 54%, della forza, ovvero101.000 uomini (10800 prigionieri, il resto disperso, cioè morto durante la ritirata) su 191.000 e tutto il materiale. Le forze italiane furono distrutte. Il tradimento tedesco fu palese: abbandonare gli alleati per accorrere a salvare la loro 6a Armata accerchiata a Stalingrado senza alcuna considerazione per la sorte delle forze alleate fu la scelta tedesca. Questo tradimento, per noi italiani, è l’origine della tragedia di Russia, a cui si aggiunse la resistenza culturale dei Comandanti Italiani ad arrendersi, che era l’unica forma di salvezza possibile.
Tutta questa tragedia, poi, si giustificò in Italia, con lo scarso equipaggiamento in dotazione da parte italiana, a cui si aggiunse, da parte tedesca, i luoghi comuni soliti (italiano non guerriero, italiani brava gente; ecc.). Tutto per mascherare il tradimento consumato sul campo, ovvero l’abbandono al loro destino, quasi con disprezzo,da parte germanica dei camerati italiani, pensando solo ai propri interessi e convenienze.
Per saperne di più:
Coltrinari M., La guerra italiana alla URSS. 1941-1943. Le Operazioni, Roma, Società Nuova Cultura, 2011, pag. 283, cartine, ill., euro 20. ISBM 9788861345744
Presentazione del Volume all'Ambasciata di Albania in Italia 24 novembre 2011
Il 24 novembre 2011 presso l'Ambasciata d'Albania presso lo Stato Italiano a Roma è stata presentata la versione in lingua albanese del volume "La resistenza dei Militari Italiani all'Estero, Albania, edito a Roma dalla Commissione per lo Studio della resistenza dei Militari Italiani all'Estero, per le edizioni della Rivista Militare, 1999, 1144 pagine, di
Massimo Coltrinari.
L'Ambasciatore Kola e il dott. Luigi Nitido, che ha voluto fortemente questa traduzione in lingua albanese, hanno commentato l'opera. Al termine, ha preso la parola l'Autore.
Di seguito alcune immagini di questo evento
II Porto Recanati 28 settembre 2011 Il Combattimento del 18 settembre 1860
In una atmosfera di fine estate, davanti ad un pubblico scelto e attento, curioso di conoscere e sapere tratti della storia marchigiana, soprattutto nel momento in cui le Marche sono passati dallo Stato Preunitario allo Stato Nazionale, si è avuto modo di illustrare i giorni fondamentali che vanno dallo scontro del 18 settembre nella piana del Musone alla conquista di Ancona. E’ questo un tema che viene spesso trascurato da molti, poco attenti ai particolari, che considerano lo scontro del 18 settembre come la fase conclusiva della campagna di invasione delle Marche dell’Umbria. La tesi illustra è quella che la campagna si risolve con l’investimento, inteso tutte quelle azioni che portarono le truppe sarde a raccogliersi sotto Ancona pontificia, e la presa, della piazzaforte attraverso l’azione combinata delle forze di terra e delle forze navali sarde. E’ la prima vera e propria operazione interforze, come oggi diremo, che rappresenta l’amalgama fondamentale della nascita delle forze armate italiane.
Carlo Trevisani ha tenuto con estrema eleganza le fila del dibattito, incentrato a chiarire particolari delle operazioni, smesso confinanti nella microstoria, soprattutto di Porto Recanati. Il dono del volume alla biblioteca comunale e un arrivederci alla presentazione del volume “L’Ultima difesa Pontificia di Ancona”, il volume qui presentato ha concluso la serata.
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